
Notte di tafferugli e violenza negli Stati Uniti. Il responso del Grand Giurì della contea di St. Louis, Missouri, ha reso vani gli appelli alla moderazione del presidente Barack Obama. Darren Wilson, l’agente della polizia accusato di aver ucciso volontariamente il giovane afroamericano Mike Brown, non sarà incriminato per mancanza di prove. Lo scorso 9 agosto a Ferguson, l’agente avrebbe agito per legittima difesa. L’annuncio è arrivato alle 8 (ora locale) di ieri sera per bocca del procuratore della contea Robert McCullock. Subito dopo è esplosa la rabbia della comunità afroamericana, che compone i due terzi della città di Ferguson. Sono diversi i tafferugli segnalati tra le forze dell’ordine e un gruppo di manifestanti. Volanti assaltate, parabrezza fracassati, polizia in tenuta antisommossa. Spari, lacrimogeni, scene di razzia. Feriti. Uno scenario di violenza ancora non del tutto sotto controllo. La protesta si è però estesa anche alle principali città americane, da New York a Seattle, passando per Chicago e Los Angeles. Come ammesso dal presidente Obama, la reazione alla sentenza parla a tutto il Paese che ancora non riesce a fare del tutto i conti con i dissidi interraziali che per lungo tempo ne hanno contraddistinto la tenuta della coesione sociale made in Usa. Esponi alcuni cartelli dei manifestanti che recitavano “Am I the next one?” (Sarò io il prossimo?, ndr). “C’è una profonda sfiducia tra polizia e comunità afroamericana- ha dichiarato il presidente – ma siamo uno stato di diritto e dobbiamo rispettare la sentenza”. L’inchiesta su Mike Brown, in ogni caso, potrebbe non fermarsi qui. Le accuse alla polizia per adozione di pratiche incostituzionali restano ancora in piedi. La famiglia di Mike Brown, sebbene sconvolta, fa appello a fermare le violenze perché la morte di Mike non sia vana. L’agente Wilson, assolto, si è scagliato contro i media dicendo che al momento opportuno racconterà le sue verità. Mike Brown perse la vita lo scorso 9 agosto, fermato da Wilson per un furto di sigari, dopo la segnalazione dei negozianti. In seguito a una colluttazione, sei colpi raggiunsero il giovane afroamericano, che cadde al suolo per le strade di Ferguson. Anche allora esplose la violenza con negozi saccheggiati, feriti, arresti. In base agli elementi raccolti dall’inchiesta, Brown aggredì Wilson nella sua auto, cercando di portargli via la pistola. A quel punto l’agente, per difendersi, avrebbe sparato un primo colpo. Poi la sparatoria. Dopo circa tre mesi di lavoro, 25 sedute e 60 testimoni interrogati, i giurati hanno deciso che non c’erano abbastanza elementi per processare l’agente.
C.M.