
Un discorso per niente accomodante, quello di Papa Bergoglio oggi al Parlamento di Strasburgo. Bergoglio chiede agli eurodeputati di ritrovare lo “spirito dei padri fondatori” per tornare ad un’Europa che sappia riconoscere “la sacralità della persona umana e non all’economia”. Il Pontefice non esita a toccare temi cruciali come il lavoro, i migranti, la difesa della famiglia. Lo fa rivolgendosi ad un’Europa che, nella ricerca del moderno e dimenticando le proprie radici, appare ormai “vecchia e stanca”. Una realtà, quella di Bruxelles e Strasburgo, dove l’auserity, gli equilibri finanziari, hanno assunto un ruolo predominante nell’orizzonte della Ue e degli Stati nazionali. “I grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva – ha ammonito Bergoglio – in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni”. Ma l’ausertity è l’effetto, non la causa. L’origine di questo declino è da identificarsi, secondo Papa Francesco, in “un’Europa che non è stata più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita , un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello ‘spirito umanistico’ che pure ama e difende” ha detto ancora Bergoglio richiamandosi, alle radici cristiane d’Europa, un valore ed un’appartenenza che la Ue decise di non richiamare all’interno della Costruzione europea.
Un rifiuto della propria identità che ha portato ad un impoverimento: “L’Europa non deve ruotare intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana” ha ammonito Bergoglio. Perchè il valore della persona umana fonda il cammino dei popoli e rappresenta un antidoto contro le oligarchie, anche finanziarie. Compito dell’Europa è allora quello di “mantenere viva la realtà delle democrazie” evitando che “la loro forza reale sia rimossa davanti alla pressione di interessi multinazionali non universali, che le indeboliscano e le trasformino in sistemi uniformanti di potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti”. La consapevolezza della propria storia, il valore del passato rappresentano dunque uno strumento formidabile per leggere il presente. L’Europa di cui abbiamo bisogno è quella “che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialità”. Una consapevolezza che la renderebbero “immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno, anche per il grande vuoto ideale a cui assistiamo nel cosiddetto Occidente”. E qui aggiunge: “Non possiamo qui non ricordare le numerose ingiustizie e persecuzioni che colpiscono quotidianamente le minoranze religiose, e particolarmente cristiane, in diverse parti del mondo. Comunità e persone che si trovano ad essere oggetto di barbare violenze: cacciate dalle proprie case e patrie; vendute come schiave; uccise, decapitate, crocifisse e bruciate vive, sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti”. Il riferimento è nell’ascesa dello Stato Islamico, un’emergenza entrata nell’agenda europea tardivamente e quasi a fatica.
Una debolezza, quella dell’Europa nella difesa delle proprie radici, che si riflette anche nell’indebolimento sui temi etici. La supremazia assegnata ai criteri di eccellenza economica e finanziaria ha portato ad un generale indebolimento dei valori posti a tutela delle fasce più deboli della popolazione: “L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare. Quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere” ha detto Papa Francesco “Persistono fin troppe situazioni in cui gli esseri umani sono trattati come oggetti, dei quali si può programmare la concezione, la configurazione e l’utilità ed essere buttati via quando non servono più, perché diventati deboli, malati o vecchi”.
Una dignità che deve trovare un suo fondamento anche nel lavoro “Quale dignità potrà mai trovare una persona che non ha il cibo o il minimo essenziale per vivere e, peggio ancora, il lavoro che lo unge di dignità?” ha chiesto Papa Francesco agli eurodeputati:”E’ necessario ridare dignità al lavoro” dove le dinamiche del mercato non prevalgano né diventino l’unico criterio di riferimento”. Occorre pertanto “coniugare la flessibilità del mercato con le necessità di stabilità e certezza delle prospettive lavorative, indispensabili per lo sviluppo umano dei lavoratori”. Una crescita, quella dell’individuo, che passa anche attraverso la famiglia, una realtà che deve essere sostenuta e non ostacolata: “La famiglia unita, fertile e indissolubile porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. Senza tale solidità si finisce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali”. Il pensiero del Pontefice andato anche a chi la famiglia ha dovuto lasciarla alle spalle: i migranti. “L’assenza di un sostegno reciproco all’interno dell’Ue rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema, che non tengono conto della dignità umana degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo e continue tensioni sociali”. Secondo Papa Francesco anche su questo tema l’Europa deve trovare risposte nella propria storia ed identità culturale per ” mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l’accoglienza dei migranti”.
Dopo il discorso al Parlamento europeo, il Papa si è recato al Consiglio d’Europa, elogiandone l’attività di promozione dei diritti umani: “E’ un lavoro particolarmente prezioso, con notevoli implicazioni etiche e sociali, poiché da un retto intendimento di tali termini e da una riflessione costante su di essi dipende lo sviluppo delle nostre società, la loro pacifica convivenza e il loro futuro”. Ed ha elogiato la Corte europea dei Diritti dell’Uomo “la coscienza dell’Europa nel rispetto dei diritti umani”.
ADB