Parlamento Ue, Renzi: “Italia sarà più dura dopo le riforme”

Premier italiano Matteo Renzi (Patrick Domingo/AFP/Getty Images)
Premier italiano Matteo Renzi (Patrick Domingo/AFP/Getty Images)

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi è oggi al Parlamento europeo di Strasburgo, in qualità di presidente di turno dell’Unione Europea per prendere parte alla seduta solenne con Papa Francesco.
In questa occasione, il premier italiano ha anche incontrato gli europarlamentari del gruppo S&D, presieduto da Gianni Pittella.

Italia vs Ue

Renzi ha voluto ricordare che “dal prossimo primo gennaio saremo più liberi e duri” in Europa riguardo anche al tema della felssibilità, spiegando che “negli ultimi sei mesi abbiamo fatto la riforma elettorale, il Jobs Act e abbiamo messo in cantiere la riforma fiscale. Nessuno ci dice più che dobbiamo fare i compiti a casa”.
“Nel momento in cui l’Italia avrà fatto il primo passaggio corposo di riforme -perché già le prime riforme sono partite- che arriva con l’approvazione del Jobs Act e dei primi decreti attuativi”, ha aggiunto il premier, con la delega fiscale e la legge elettorale, questo “darà molta più forza” all’Italia.
“Quando finalmente sarà chiaro che lo sforzo riformatore italiano produce risultati davvero rilevanti ha proseguito Renzi- sarà molto più facile anche utilizzare nella discussione europea le stesse parole che abbiamo utilizzato fino ad oggi, come investimenti, crescita e lotta a un’idea fissa di stabilità”.
Ma non solo, il premier assicura che anche dopo la fine del semestre italiano di presidenza del Consiglio Ue, Wle battaglie che abbiamo fatto fino ad oggi non spariranno. Le battaglie che abbiamo fatto e che vedono finalmente qualche primo segnale, come i miliardi del piano di Juncker, continueranno”.

New deal europeo

“Dopo le riforme corpose punteremo al new deal europeo”, ha rilanciato Renzi, certo che “qualcosa si muove: un grande italiano, Galileo, lo diceva su cose più serie. Io lo dico sull’Europa. Anche se può sembrare strano citarlo nel giorno della visita del papa”.
“Io ricordo che al vertice di giugno quando parlavo di flessibilità sembrava una parolaccia, una cosa assurda. Oggi, grazie a voi, a Timmermans, a Federica Mogherini, è chiaro a tutti che in Europa qualcosa deve cambiare e il vecchio continente deve essere il luogo della speranza e della passione”, ha detto Renzi agli eurodeputati che ha poi promosse che “la battaglia continua anche dopo la presidenza italiana”, che si concluderà il prossimo 31 dicembre.
Per il premier la mancanza di flessibilità “è un nonsense” in quanto “senza flessibilità non c’è politica ma il regno della tecnocrazia”.
Tanto che ha voluto sottolineare, “il piano che stiamo approvando qui non riguarda il bene di un Paese, ma il futuro di tutta l’Europa: molte delle nostre difficoltà vengono da noi stessi, ma se non andiamo avanti rischiamo di tradire il sogno europeo”, ha poi detto il premier, riferendosi al piano di investimenti da 300 miliardi di euro annunciato dal presidente della Commissione Europea, Claude Juncker.
Un Renzi che parla di sogni e di realtà e di speranze per le nuove generazioni nella costituzione di un’Europa più unitaria, per cui sono chiamati a collaborare i partiti socialisti europei: “Lo spread non riguarda solo la finanza ma anche la distanza tra i sogni e la politica reale: nello scenario europeo c’è bisogno di tornare a crescere e dare speranza. Se non colmiamo noi questo gap rischiamo di perdere l’occasione. È impressionante la sensazione di speranza che l’Europa potrebbe suscitare e le difficoltà di raggiungere questo obiettivo”.
“C’è una generazione che vive già in un’altra Europa”, ha aggiunto Renzi: “Se vogliamo essere fedeli a quel messaggio dobbiamo recuperare quell’ideale. O ci mettiamo più speranza o rischiamo di perdere la sfida di un’intera generazione”.
A margine dell’incontro, il premier ha garantito che l’obiettivo sarà di giungere ad “una Europa sempre più vicina alla gente”, puntando appunto ad un nuovo deal.

Accordo di libero scambio Ue

Infine, il premier ha parlato degli strumenti economici europei, per cui ha ribadito che senza il Ttip, l’accordo sul libero scambio e gli investimenti fra l’Unione europea e gli Stati Uniti, “l’Europa rischia la marginalizzazione”.
Un’Europa unita che deve temere l’eventuale uscita della Gran Bretagna che per il premier “sarebbe una sciagura per tutti noi. La presenza del Regno Unito è fondamentale e costitutiva per la Ue. Faremo di tutto perché rimanga in Europa”.

C.D.