Regioni: rivoluzione in atto, potrebbero diventare dodici

L'aula di Palazzo Madama (Franco Origlia/Getty Images)
L’aula di Palazzo Madama (Franco Origlia/Getty Images)

“A quaranta anni dalla nascita in Italia delle regioni si impone una nuova stagione del regionalismo e del federalismo che punti a una drastica riduzione della spesa pubblica e a una razionalizzazione dei costi. E’ per questo che ho presentato un disegno di legge costituzionale per ridurre le regioni dalle attuali venti a dodici, accorpando quelle omogenee per storia, area territoriale, tradizioni linguistiche e struttura economica e affidando a Roma capitale il rango di Regione”, così si è espresso, presentando un ddl che modifica l’articolo 131 della Carta Costituzionale, il senatore del Partito Democratico, Raffaele Ranucci.

Ha proseguito l’esponente democratico: “Le Regioni hanno contribuito a sostenere lo sviluppo economico e civile del Paese, superando il centralismo statale che dopo il boom economico degli anni ’60 non era più in grado di guidare in modo equilibrato la crescita dell’Italia tra le diverse aree geografiche. Sarebbe sbagliato non considerare tutto questo e cancellare, nell’attuale momento di crisi, le ragioni di un sano regionalismo e di un sano federalismo”.

In ogni caso, conclude Ranucci, “non possiamo negare che negli ultimi quindici anni sono cresciuti, a livello delle istituzioni regionali, sprechi di denaro pubblico e forme di inquinamento non controllabili con gli attuali strumenti. Infine, un’Europa più forte non può che imporre una più chiara e limpida articolazione regionale all’interno degli stati nazionali”.

Qualche settimana fa una proposta analoga era stata presentata dal deputato Pd Roberto Morassut, che aveva sottolineato: “La storia del regionalismo in Italia ha avuto un corso contraddittorio, certamente importante per la crescita e lo sviluppo del Paese ma anche, a distanza di anni, portatore di di distorsioni se non di degenerazioni che sono parte in causa ed effetto del complessivo sfaldamento del sistema politico italiano e di un distacco delle istituzioni dalla società civile che ha ormai raggiunto livelli allarmanti”.

Le nuove Regioni

Ecco le nuove Regioni, secondo la proposta Morassut:

Regione Alpina (comprensiva delle ex Regioni Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria); Regione Lombardia; Regione Emilia – Romagna (comprendente la ex Regione Emilia – Romagna e la provincia di Pesaro); Regione Triveneto (comprendente le ex Regioni del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia e del Trentino); Regione Appenninica (comprendente le ex Regioni della Toscana, dell’Umbria e della provincia di Viterbo); Regione Adriatica (comprendente la ex Regione Abruzzo e le province di Macerata, Ancona, Ascoli e Isernia); Regione di Roma Capitale (comprendente la ex Provincia di Roma); Regione Tirrenica (comprendente la ex Regione Campania e le province di Latina e Frosinone); Regione del Levante (comprendente la ex Regione Puglia e le Province di Matera e Campobasso); Regione del Ponente (comprendente la ex Regione Calabria e la Provincia di Potenza); Regione Sicilia; Regione Sardegna.

 

GM