Ue, Juncker presenta il suo piano da 300 miliardi, ma in gran parte teorici

Jean-Claude Juncker al Parlamento di Strasburgo (FREDERICK FLORIN/AFP/Getty Images)
Jean-Claude Juncker al Parlamento di Strasburgo (FREDERICK FLORIN/AFP/Getty Images)

Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha presentato oggi al Parlamento europeo di Strasburgo l’atteso piano di investimenti da 300 miliardi, portati a 315, che dovrebbe rilanciare la crescita economica in Europa. “L’Europa sta girando pagina dopo anni di sforzi per promuovere la credibilità fiscale e le riforme“, ha esordito Jucnker nel suo discorso davanti alla plenaria dell’Europarlamento. Si tratta del più grande piano di investimenti finora varato dall’Unione europea, ma nella realtà potrebbe rivelarsi meno eccezionale di quanto annunciato. Infatti, al momento il capitale di base stanziato è costituito da appena 21 miliardi di euro di ‘soldi reali’, da cui ne mancano ancora 8, peraltro. Il resto del denaro dovrebbe essere recuperato attraverso una complessa operazione finanziaria, per mezzo della quale “moltiplicare” i 21 miliardi effettivamente stanziati. Da Bruxelles fonti europee assicurano che si tratta di “un piano credibile“: “Non contiamo su soldi che non ci sono”, precisano. Il presidente della Commissione europea ha impiegato le risorse disponibili, che sono poche, cercando di aumentarle attraverso una complesso meccanismo finanziario.

Il Fondo europeo per gli investimenti di Juncker sarà formato dai 21 miliardi di euro, di cui 5 miliardi provengono dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) a cui vanno aggiunti gli 8 miliardi del bilancio dell’Unione europea. Questi 8 miliardi saranno trasferiti alla Bei sotto forma di collaterale e si trasformeranno in sedici miliardi di garanzie. Il complesso sistema ideato da Juncker consiste nell’applicare un “moltiplicatore” o “leva finanziaria” ai 21 miliardi stanziati in modo da far aumentare fino a quindici volte il loro valore e portarli così ai 315 miliardi annunciati. E’ ovvio che questo capitale non si moltiplica da solo, ma soltanto se ci saranno degli investitori disponibili a mettere denaro reale nel Fondo. Comunque, da Bruxelles rassicurano che la leva finanziaria è “calibrata in base alle esperienze passate della Bei”. Si tratta di un meccanismo molto complesso, che non è certo che funzionerà. Il problema sarà proprio quello di attrarre investitori. I tecnici della Commissione europea spiegano che il Fondo per gli investimenti sarà “molto flessibile” e che si assumerà quei rischi che solitamente tengono lontani gli investitori. Il Fondo potrà essere utilizzato sia per finanziare progetti nuovi che quelli già esistenti che uno Stato membro voglia realizzare utilizzando anche fondi europei. La nuova autorità, gestita da Bei e Commissione europea, che sarà incaricata di gestire il Fondo sceglierà i progetti da finanziare a propria discrezione. “Non c’è una ripartizione geografica né quote per i singoli Paesi”, spiegano da Bruxelles, precisando che potranno anche essere finanziati progetti diversi da quelli indicati. Il sistema, nelle intenzioni di Juncker, dovrebbe funzionare anche senza contributi da parte degli Stati europei, che sarebbero pertanto solo volontari, e qualora fossero versati la Commissione europea, fanno sapere da Bruxelles, ne terrà conto “positivamente” al momento della valutazione dei conti pubblici dello Stato contributore. Il che significa che tali contributi, come già anticipato nei giorni scorsi, non verranno inclusi nel calcolo del deficit. Una concessione alla flessibilità che era stata chiesta dall’Italia. Secondo le stime di Bruxelles, da questo piano di investimenti l’Unione europea dovrebbe ottenere circa 330-410 miliardi di Pil in tre anni e 1-1,3 milioni di posti di lavoro.

Juncker al Parlamento europeo

Nell’illustrare gli obiettivi e le caratteristiche del piano di investimenti per i prossimi tre anni (2015-2017), Juncker ha confermato che “i contributi degli Stati” al nuovo Fondo di investimenti “saranno fuori dal deficit e dal debito“. “Non tradiremo le regole del Patto di Stabilità perché è una questione di credibilità”, ha precisato, ma “non terremo conto dei versamenti che saranno fatti dagli Stati nel Fondo nei calcoli del Patto” su deficit e debito. Il piano ha l’obiettivo di finanziare nuove infrastrutture, innovazione tecnologica, trasporti, scuola, sanità e di promuovere l’efficienza energetica. Così ha detto oggi il presidente della Commissione Ue alla plenaria del Parlamento europeo. “L’Europa dopo anni volta pagina”, ha annunciato Juncker, definendo il suo piano “realistico ma ambizioso“. “Abbiamo bisogno di riforme strutturali per preservare il nostro stato sociale, di responsabilità fiscale per i bilanci nazionali e ora abbiamo bisogno di spingere gli investimenti. Cosa che facciamo con questo piano”, ha sottolineato il presidente della Commissione Ue.
“Penso a un bambino di Salonicco che deve entrare in una scuola moderna, con i computer – ha detto Juncker -, penso ai servizi ospedalieri, penso al pendolare francese che potrà andare al lavoro in tram, risparmiando la benzina, migliorando la qualità dell’ambiente”. Il piano europeo per gli investimenti mobiliterà 315 miliardi perché “ogni euro investito ne genererà 15“, ha spiegato Juncker. Il Fondo, ha aggiunto, sarà “operativo entro giugno 2015” e la scelta dei progetti sarà affidata a “esperti”. Lo scopo finale, ha spiegato il presidente della Commissione Ue, è quello di “drenare denaro verso i paesi che più hanno sofferto per la crisi“. Juncker ha auspicato che il piano non venga politicizzato: “Spero non ci siano giochi politici. E’ un progetto per attirare e ottimizzare investimenti. Indietro non si torna”. Se il piano “funzionerà, come io credo, lo prolungheremo al 2020”, ha aggiunto Juncker. Il presidente della Commissione Ue ha anche sottolineato come non sia necessario aumentare il debito dei paesi Ue: “Sento dire che abbiamo bisogno di soldi freschi, di fare nuovo debito… In realtà abbiamo bisogno di un nuovo inizio e di nuovi investimenti”, ha precisato, sottolineando che nel mondo la liquidità “è abbondante ma le nostre risorse sono limitate”. “Abbiamo bisogno di un uso intelligente dei soldi pubblici per sbloccare gli investimenti”, ha ribadito, “senza fare nuovo debito“, rispettando il Patto di stabilità. Il Presidente della Commissione Ue ha ricordato l’importanza di non scaricare i debiti sulle generazioni future. Così come è importante “eliminare gli ostacoli burocratici” per “creare le condizioni per gli investimenti”, ha detto ancora Juncker. “In Europa c’è un paradosso enorme: nonostante la liquidità nelle banche, gli investimenti non rimbalzano”, ha aggiunto. Il presidente della Commissione Ue ha sottolineato che gli investimenti in Europa sono “370 miliardi sotto il livello pre-crisi”. Per questo è fondamentale farli ripartire e il suo Piano ha proprio questo scopo.

Gli altri interventi

Il presidente della Banca europea per gli investimenti, Werner Hoyer, intervenendo nell’aula del Parlamento europeo ha spiegato il meccanismo della “leva finanziaria” che farà funzionare il Fondo. Partendo dai 5 miliardi di euro messi a disposizione dalla Bei e dai 16 del bilancio europeo, “i risultati dell’effetto leva arriveranno già nel 2015”, ha detto Hoyer, aggiungendo che il Fondo sarà utilizzato per finanziare i “progetti più a rischio”.

Tra gli interventi davanti alla plenaria dell’Europarlamento, si sottolineano quelli degli italiani. Gianni Pittella, presidente degli eurodeputati socialisti e democratici, ha espresso il suo appoggio a Juncker e ha dichiarato: “Oggi siamo davanti a una svolta, frutto della nostra battaglia politica. L’aria è cambiata: se 5 anni fa il titolo era ‘austerità’, oggi ‘è investimenti, crescita e lavoro'”. Significativo anche l’intervento del Ministro dell’Economia Padoan che, intervenendo in rappresentanza della presidenza italiana di turno della Ue, ha mostrato apprezzamento per il piano di Juncker ricordando che “è necessario e possibile uno choc per la crescita”. Il piano di investimenti, ha aggiunto, è “quanto mai opportuno” perché c’è “un rischio serio di movimento verso la stagnazione“. Si tratta del “primo passo verso una svolta a favore della crescita e del lavoro“, ha detto ancora il ministro dell’Economia, sottolineando che “le riforme strutturali sono necessarie in tutti i Paesi” europei. “Bisogna andare avanti in fretta – ha sollecitato Padoan -: nei confronti dell’Europa c’è un’aspettativa crescente da parte dei cittadini, ma sono crescenti anche i rischi di delusioni“.

Ieri, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva affermato che il piano di Juncker riguarda il futuro di tutta l’Europa. Annunciato “entro Natale”, il piano di investimenti europei è stato presentato oggi con un mese di anticipo. Secondo Juncker “l’Europa ora può offrire speranza al mondo su crescita e lavoro“.

V.B.