Petrolio: prezzo al minimo record, oggi vertice Opec

Pozzo di petrolifero (David McNew/Getty Images)
Pozzo di petrolifero (David McNew/Getty Images)

Prezzo del petrolio in picchiata. Questa mattina il greggio apriva le quotazioni a 73,14 dollari al barile per il petrolio Wti e a 77,28 dollari al barile per il Brent, il petrolio del Mare del Nord. In mattinata, le quotazioni sono scese ancora di più: 71,89 dollari al barile per il Wti e 76,19 dollari per il Brent. Si tratta dei livelli minimi dal 2010. I ribassi delle ultime ore sono dovuti a vere e proprie speculazioni sulle quotazioni del greggio in vista della riunione di oggi a Vienna dell’Opec, l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, di cui fanno parte Algeria, Angola, Libia, Nigeria, Iran, Iraq, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Ecuador e Venezuela.

Al vertice si valuterà se tagliare la produzione di greggio per far risalire i prezzi, ma la posizioni all’interno dell’organizzazione sono nettamente distinte. Se da una parte Paesi come l’Ecuador e il Venezuela puntano ad un taglio della produzione per far risalire le quotazioni, dall’altra l’Arabia Saudita non ha nessuna intenzione di ridurre la produzione e ora al suo fianco si schiera, a sorpresa anche l’Iran, fino a pochi giorni fa di parere esattamente opposto. Il ministro iraniano del petrolio, Bijan Namdar Zanganeh, che meno di dieci giorni fa accusava indirettamente l’Arabia Saudita di inventare scuse pur di non tagliare la produzione di greggio, ha incontrato nel pre-vertice di Vienna il ministro saudita del petrolio Ali Al Naimi per un colloquio privato, al termine del quale, riporta Il Sole24Ore, Zanganeh ha riferito di un’intesa con Al Naimi: “Dovremmo monitorare il mercato e reagire al momento giusto per gestirlo”, il che significa che per il momento non ci saranno tagli alla produzione. Almeno non per volontà di Arabia Saudita ed Iran, strette in una nuova alleanza dei Paesi del Golfo. Non solo, Zanganeh ha anticipato nuovi scenari: “Tutti gli esperti pensano che ci sia un eccesso di offerta sul mercato. L’anno prossimo sarà ancora più grande”. Dal canto suo, il ministro saudita Al Naimi ha ritiene che “il mercato del petrolio finirà per stabilizzarsi”.

Al vertice di oggi, forse una qualche riduzione della produzione di greggio verrà presa, si parla di 200-300mila barili al giorno su una produzione di 30 milioni di barili al giorno. Ma nessun vero e proprio taglio. Così come non sono previsti tagli da parte di altri Paesi produttori di petrolio esterni all’Opec, come Russia e Stati Uniti. Da Mosca fanno sapere che la produzione non sarà tagliata nemmeno se il petrolio dovesse scendere a 60 dollari al barile. Mentre gli Stati Uniti proseguono per la loro strada nella produzione di shale oil, accusati apertamente dal ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti, Suahil Mohamed Al Mazrouei, di essere i veri responsabili “dell’eccesso di offerta” di greggio. E forse sono proprio i produttori americani di shale oil (petrolio che si ricava con nuove tecniche di trivellazione frantumando le rocce) a destare le preoccupazioni dell’Arabia Saudita, disposta a vendere il proprio petrolio a minor prezzo pur di non perdere quote di mercato. Infatti, dal 2007 ad oggi la produzione di petrolio Usa è quasi raddoppiata raggiungendo quella dell’Arabia Saudita e a fine anno gli Stati Uniti si apprestano a diventare il primo Paese produttore al mondo di petrolio.

Intanto il prezzo del petrolio continua a scendere, passando dai 115 dollari al barile dello scorso giugno agli attuali 75 dollari e ancora più sotto.

V.B.