
Il 60% degli astenuti di domenica, l’emorragia di voti nel Partito democratico, soprattutto in Emilia-Romagna, le decine di migliaia di persone in piazza al fianco della Cgil, lo strappo di una parte della minoranza Pd sul Jobs Act, i sondaggi che “esaltano” la costruzione di un consenso fuori dai democratici di Renzi, ma anche la crescita esponenziale delle formazioni della sinistra alternativa in tutta l’Europa meridionale: sono tante le ragioni che spingono i partiti e i movimenti di opinione a sinistra del partito riformista a vocazione maggioritaria disegnato negli anni a fare una riflessione rispetto a una possibile convergenza all’interno di un soggetto unitario, che magari non sia il frutto estemporaneo di alleanze elettorali, come avvenuto da ‘Sinistra Arcobaleno’ in poi, ma che sappia confrontarsi con una base spesso meno eterogenea della classe dirigente che la guida.
Sono anche queste le ragioni che hanno spinto Sinistra Ecologia e Libertà a lanciare, dal 23 al 25 gennaio prossimi, a Milano, Human Factor, convention subito definita come la Leopolda di Vendola, che – si legge sul sito del partito – “darà voce anche alle nuove esperienze, collocate sui crinali della contemporaneità e capaci di accompagnare una riflessione che andrà oltre i recinti, che indicherà la strada per raggiungere nuove conquiste per la società”. Il governatore di Puglia, presentando l’iniziativa, non nasconde l’obiettivo “di creare un momento di riflessione per creare una Federazione della sinistra per battere Renzi e la sua deriva a destra”.
Prosegue Vendola: “Noi mettiamo la nostra comunità in trasparenza. Human Factor può essere una tappa per capire come mai la sinistra italiana si è addormentata socialdemocratica e si è risvegliata alfaniana o sacconiana”. Secondo il leader di Sel, “i tempi sono pronti per un’alternativa a sinistra in grado di battere Renzi. Human factor sarà un evento inedito: vogliamo prenderci il lusso di pensare e di guardare a esperienze come quella di Podemos in Spagna e Tsipras in Grecia. Coinvolgeremo esponenti della sinistra internazionale”. Quindi una battuta su Landini, troppo spesso tirato in ballo come leader della sinistra fuori dal Pd: “Non è solo una risorsa per la sinistra italiana ma è una risorsa per la democrazia”.
Oltre il 10% dei consensi
Nel frattempo, gli analisti proseguono nel delineare eventuali numeri su un possibile risultato di una sinistra unita che metta insieme la minoranza Pd sempre più isolata dalla leadership di Matteo Renzi con Sel e ciò che resta della diaspora post-rifondarola: sono in molti a scommettere in risultati intorno al 9-10%, con un ulteriore incremento di voti se il leader fosse il segretario Fiom, Maurizio Landini.
“C’è una parte della popolazione di sinistra, a cui Matteo Renzi non piace, che se i dissidenti fondassero un nuovo partito li voterebbe”, è il giudizio di Renato Mannheimer dell’Ispo, mentre Luigi Crespi punta appunto sulla capacità di capitalizzare il conflitto nelle piazze e trasformarlo in consenso di Landini. Pochi puntano su nomi nuovi, anche se il modello di riferimento a cui si guarda è sempre più quello di Podemos, piuttosto che della sinistra greca di Syriza. Tra i dissidenti del Pd, però, non sembra esserci assolutamente aria di scissione; uno dei più ferventi oppositori delle politiche di Renzi, Stefano Fassina, ad esempio assicura: “Sto e resto nel Pd, ma voglio cambiarne le politiche”.
La sinistra nuova
Sul ‘Manifesto’ di ieri, infine, un lungo intervento di Claudio Riccio, tra gli animatori di Act-Agire, costruire, trasformare, candidato alle scorse europee da indipendente con la lista Tsipras nella circoscrizione Sud, sfiorando di qualche centinaio di voti le elezioni. Scrive l’ex leader delle proteste studentesche contro la Gelmini: “Non basta una sinistra dei nuovi, serve una sinistra nuova. Se vogliamo aggregare e organizzare in una nuova sinistra quella parte di società che ambisce a ‘cambiare il tutto’, giovani e non, dovremo scegliere saldamente dove schierarci: guardare alle posizioni e non solo al posizionamento, alle strategie e non alle tattiche, superare rancori e presunzioni”.
“Avviare finalmente un percorso credibile, in grado di risvegliare energie e conquistare consensi, che ottenga risultati concreti e non si limiti a una lotta di testimonianza, importante, ma di cui tanti non sentono il bisogno” – conclude Riccio – “Se vogliamo costruire davvero una nuova sinistra, non abbiamo bisogno di rottamare: fin troppe sono le macerie che abbiamo accumulato negli anni. È tempo di costruire, di rimettersi in piedi sin dalle fondamenta, dal basso, con chi in basso ci vive, contro chi in alto ci sfrutta”.
GM