Legge di stabilità, al via discussione a Montecitorio

L'Aula della Camera dei Deputati (Foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
L’Aula della Camera dei Deputati (Foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Sbarca oggi alla Camera, dopo esser stato licenziato nei giorni scorsi dalla Commissione Bilancio, il Decreto legge Stabilità sulla quale intanto è stata ufficializzata da parte del ministro per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, la decisione di porre la fiducia alla Camera, anticipando che saranno richieste tre fiducie su altrettante parti del provvedimento. Parti importanti della discussione saranno rinviati all’Aula del Senato. Tra questi la riduzione della tassazione sui fondi pensione, la cancellazione della patrimoniale sui macchinari, la local tax, la modifica al regime dei minimi per i professionisti e l’aumento delle franchigie Irap per i più piccoli e la rimodulazione del taglio da 4 miliardi.

Nonostante si fosse mostrato critico nelle scorse settimane, ieri Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, ha commentato ai microfoni di RaiNews24: “È normale che per la legge di stabilità il governo ponga la questione di fiducia, è giusto correre”. L’esponente Pd ha chiarito: “Stiamo proseguendo con la massima lealtà e nel rispetto dei tempi, nessuno può dire che il Parlamento sta frenando l’azione del governo. Abbiamo approvato in commissione Bilancio una legge di stabilità che rispetta la velocità e la rotta di politica economica richiesta dal governo, ma integrata e corretta grazie alla collaborazione di tutti i gruppi parlamentari”.

Tra le novità principali che il provvedimento intende introdurre c’è il tetto per gli assegni previdenziali di categorie come  medici, professori universitari, magistrati, mentre permangono provvedimenti annunciati da tempo come il bonus bebé, buoni acquisto per le neomamme e un fondo per la povertà che garantisca pasti a chi è in condizione di indigenza. Molto contestata dagli attivisti e parlamentari del Movimento 5 Stelle la norma che considera “erogazioni liberali”, quindi detraibili dalle tasse, i versamenti di una quota della sua indennità ai partiti fatti da candidati ed eletti.

Forza Italia ribadisce il suo no

Nel frattempo, Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, rilancia la mobilitazione di sabato e domenica del suo partito per dire “Basta tasse sulla casa” e argomenta: “Torniamo al ‘modello Berlusconi’, vale a dire prima casa esclusa e conseguente riduzione della pressione fiscale sugli immobili per 20 miliardi di euro. Nel 2011 (governo Berlusconi, prima casa esente), infatti, il gettito derivante dalla tassazione sugli immobili in Italia ammontava a 11 miliardi di euro, diventati 24 miliardi con l’Imu di Monti nel 2012 e in continuo aumento fino a 30 miliardi con l’Imu e la Tasi di Letta e di Renzi nel 2013 e nel 2014”.

Brunetta prosegue snocciolando altri dati: “Secondo gli studi di Confedilizia, nel 2012 per raccogliere 24 miliardi di tasse è stata causata una perdita di valore degli immobili da 1.000 a 2.000 miliardi di euro. In altri termini, si è persa una ricchezza nazionale pari a 40 o addirittura 80 volte il gettito ottenuto: è stato un furto legalizzato. Senza contare gli effetti negativi sui consumi: altro che favorire la crescita e l’occupazione. Tassare la ricchezza immobiliare è stato un errore”.

L’ex ministro ha concluso: “Diciamo no all’aumento di Iva, benzina e accise contenuto nella Legge di stabilità di Matteo Renzi: blocchiamo l’aumento delle tasse per 51,6 miliardi in 3 anni, cancellando tutte le clausole di salvaguardia. Forza Italia dice basta agli sprechi e al potere rosso negli enti locali. Destiniamo i risparmi ottenuti alla riduzione della pressione fiscale sulle famiglie, rivalutandone i relativi patrimoni, e rilanciamo il settore dell’edilizia, trainante per l’intera economia italiana”.