Master of the Universe (Der Banker: Master of the Universe) è un documentario scritto e diretto da Marc Bauer e interpretato dal banchiere Rainer Voss. Il film narra della storia di quest’ultimo, famoso broker di società di investimento, specializzato nel trading finanziario di centinaia di milioni di dollari al giorno, il cui lavoro era quello di polverizzare quanto più denaro possibile a discapito del sistema e dei mercati finanziari. Il regista Marc Bauer autore di film-documentari per la Tv, come Das System – Alles verstehen heißt alles verzeihen (2011) e Nach der Revolution (2010), ha deciso di incontrare Rainer Voss facendogli raccontare davanti a una telecamera i meccanismi finanziari che hanno provocato la grande crisi finanziaria che ha letteralmente ridotto l’Europa in frantumi. L’ex banchiere tedesco, dopo aver abbandonato la facoltà di Lettere , ha iniziato a lavorare come impiegato di banca, per poi iscriversi alla facoltà di Economia. Dopo essersi laureato, dal 1986 al 2008, ha lavorato per alcune banche europee, occupandosi di collocamento istituzionale e negoziazioni di titoli a reddito fisso.
Attraverso il racconto-testimonianza di Voss, a metà strada tra una intervista e un interrogatorio e una fredda diagnosi che abbraccia e critica l’intero sistema, “Der Banker: Master of the Universe”, getta uno sguardo vertiginoso e inquietante su quei meccanismi e comportamenti che hanno provocato una delle più grandi bolle finanziare della storia. Le rivelazioni con cui Voss denuncia un sistema finanziario, formato da banchieri e broker che operano nella più totale impunità, tra eccessi di potere, solitudine esistenziale e sogni di onnipotenza (“Ti sembra che spingendo un tasto, tu abbia cambiato il corso della storia”), suonano come un tragico “Requiem” per le generazioni future, specie per quella maggioranza di paesi europei che si trovano economicamente al collasso come la Grecia, la Francia e l’Italia.
Ciò che colpisce del film-documentario di Bauer è la capacità, in primis, di tradurre in immagini la freddezza esistenziale dei luoghi dove i “Master” della finanza svolgono i loro compiti senza scrupoli: tra gelidi esterni di grattacieli completamente vuoti e anonimi uffici scarsamente illuminati, dove spesso qualcuno rimane a fare lo straordinario notturno. Luoghi disumanizzanti come gli individui dell’alta finanza che vi lavorano, apparentemente tutti uguali (sono più “omologati” in assoluto: “Si fanno le stesse vacanze nei stessi posti”; “I bambini vanno allo stesso asilo.”), senz’anima, asserviti ad una filosofia sterile e meccanica, dove il termine di ricchezza fa rima con il concetto di “simultaneità” (“Su un libro ho letto il seguente dato: 20 anni fa, il periodo di possesso medio di un azione era di 4 anni. Oggi siamo intorno ai 22 secondi…”). Voss racconta chiaramente come le attività dei banchieri di investimento non siano affatto guidate dalla loro grado di avidità, ma da un famelico e infantile istinto al gioco, che ha provocato la rottura di un intero sistema. Un crash endemico provocato dalla totale perdita del senso di onestà e responsabilità di questi “Masters of puppets” dell’alta finanza, che ha portato ad una interminabile serie di arresti, scandali, processi, fallimenti e salvataggi forzati di istituti bancari e società finanziarie. Da una decina di anni, la cosiddetta “finanza creativa”, iniziata con il collasso degli hedge funds e la “follia” dei mutui subprime della Lehman Brothers, ha contagiato anche i più grandi colossi bancari del mondo, portando gli stati sovrani occidentali sull’orlo del collasso. Rainer Voss sa bene chi sono i colpevoli e non sarà certo sufficiente “dire loro semplicemente di smetterla” per fermare un sistema assuefatto dal gioco del rischio e dell’abuso di potere (“Perciò non mi preoccupo di quello che faccio al lavoro, se gli affari che chiudo avranno ripercussioni sul mondo esterno..”). In questo gioco al massacro planetario, come afferma Voss, “Sono in ballo somme tali da attaccare e mandare in bancarotta interi paesi”. Dopo la Grecia secondo lei chi è il prossimo? La Francia…”
Loro vivono, noi dormiamo…
Maurizio Ragazzi