Patto di Stabilità, Juncker: niente sanzioni all’Italia, per ora

Jean-Claude Juncker e Matteo Renzi (PATRICK HERTZOG/AFP/Getty Images)
Jean-Claude Juncker e Matteo Renzi (PATRICK HERTZOG/AFP/Getty Images)

L’Italia per ora è salva dalle sanzioni Ue. Nel giorno in cui è atteso il via libera ufficiale della Commissione europea alla legge di Stabilità varata dal governo Renzi, dopo l’approvazione del consiglio dei capi di gabinetto europei anticipata lo scorso sabato, esce su Repubblica un’intervista al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che spiega le ragioni del suo operato e perché è stata scelta la linea morbida nei confronti dell’Italia, e non solo, nonostante la nostra legge di bilancio non rispetti il Patto di Stabilità sulla riduzione del deficit e il rientro dal debito pubblico.

“Sarebbe stato facile punire i Paesi che non rispettano le regole del Patto: bastava applicare le procedure previste”, ha detto Juncker nell’intervista, rilasciata a diversi quotidiani europei. Ma la decisione è stata quella di ascoltare le esigenze di questi Paesi, come l’Italia, che nella lettera del Ministro dell’Economia Padoan, in cui si rispondeva alle prime richieste di chiarimenti dalla Commissione sulla legge di Stabilità, sono state avanzate “circostanze eccezionali” nella situazione economica italiana che non consentirebbero una riduzione di deficit come previsto dalle regole Ue. Una spiegazione che è stata accolta dalla Commissione Ue, che ha deciso di non sanzionare l’Italia né gli altri Paesi membri che non rispettano il Patto. In tutto si tratta di sette Stati europei, oltre al nostro, anche Francia, Belgio e Spagna. Il giudizio finale però è soltanto rimandato alla prossima primavera, verso marzo o aprile. “La nostra sarà una analisi approfondita e per nulla compiacente”, ha aggiunto Juncker, sottolineando che per alcuni Paesi occorreranno “sforzi supplementari”. Il presidente della Commissione Ue ha poi precisato che dall’Italia, così come dal Belgio e dalla Francia, ha ricevuto delle lettere con “impegni precisi e circostanziati”.

Nell’operato della sua Commissione Juncker ha voluto precisare che non c’è alcuna inversione di tendenza rispetto al passato: la disciplina fiscale rimane importante e le regole europee in merito non si cambiano, ha ribadito. Il risanamento dei conti pubblici, dunque, rimane una priorità, ma è l’approccio che è cambiato. Il presidente della Commissione ha ricordato “l’importanza della competitività”: “Per migliorare la competitività e la capacita di crescita, le riforme sono essenziali. E nei prossimi mesi sia l’Italia sia la Francia porteranno a termine riforme importanti in questo senso”, ha detto. “Questa volta non siamo stati noi a dettare a Francia, Italia e Belgio che cosa fare – ha precisato -. Sono stati loro a decidere le riforme che intendevano attuare e a comunicarcele. Io ho solo detto che non volevo indicazioni generiche, ma un calendario chiaro che comprendesse sia le proposte del governo sia la tabella di marcia della loro approvazione attraverso l’iter parlamentare”. Juncker ha poi ricordato che la Commissione è un organo politico e non burocratico e che valuterà molto accuratamente lo stato dei conti pubblici dei Paesi membri, sottolineando che la presentazione delle cifre è di competenza dello staff tecnico e non dei commissari, i quali solo in un secondo momento prendono sulla base di quelle cifre le loro decisioni. I governi, comunque sono avvisati: Juncker ha detto chiaramente che “se non rispetteranno gli impegni che hanno preso per iscritto, avranno seri problemi”.

V.B.