Corte dei Conti: rinegoziare 8 per mille a confessioni religiose

Corte dei Conti
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La Corte dei Conti ha appena pubblicato una delibera nella quale ritiene “opportuna una rinegoziazione” delle risorse economiche destinate alle confessioni religiose dall’8 per mille. Secondo i revisori contabili istituzionali, infatti, il miliardo di euro ogni anno che arriva a queste organizzazioni non è rispettoso “dei principi di proporzionalità, volontarietà e uguaglianza”.

“I beneficiari ricevono più dalla quota non espressa che da quella optata. Su ciò non vi è un’adeguata informazione, benché coloro che non scelgono siano la maggioranza e si possa ragionevolmente essere indotti a ritenere che solo con un’opzione esplicita i fondi vengano assegnati”. In pratica, la Corte dei Conti discute i principi in base ai quali vengono distribuiti i fondi dell’8 per mille che i contribuenti hanno omesso di devolvere.

I contributi che vantano le confessioni religiose “risultano ingenti, tali da non avere riscontro in altre realtà europee, avendo superato ampiamente il miliardo di euro per anno, e sono gli unici che, nell’attuale contingenza di fortissima riduzione della spesa pubblica in ogni campo, si sono notevolmente e costantemente incrementati. Nonostante ciò, la possibilità di accesso all’8 per mille per molte confessioni è oggi esclusa per l’assenza di intese, essendosi affermato un pluralismo confessionale imperfetto. Manca trasparenza sulle erogazioni: sul sito web della Presidenza del Consiglio dei Ministri, infatti, non vengono riportate le attribuzioni alle confessioni, né la destinazione che queste danno alle somme ricevute”.

Un altro aspetto critico sottolineato dalla Corte dei Conti è che “non ci sono verifiche sull’utilizzo dei fondi erogati, nonostante i dubbi sollevati dalla Parte governativa della Commissione paritetica Italia-Cei su alcune poste e sulla ancora non soddisfacente quantità di risorse destinate agli interventi caritativi, né controlli sulla correttezza delle imputazioni degli optanti, né un monitoraggio sull’agire degli intermediari”.

Dai magistrati contabili arriva anche un monito alla gestione della cosa pubblica: “Lo Stato mostra disinteresse per la quota di propria competenza, cosa che ha determinato la drastica riduzione dei contribuenti a suo favore, dando l’impressione che l’istituto sia finalizzato solo a fare da apparente contrappeso al sistema di finanziamento diretto delle confessioni”.

Ap