
Almeno 120 morti, non meno di 270 i feriti a Kano nel nord-est della Nigeria per l’esplosione di alcuni ordigni nella moschea dell’emiro Sanusi Lamido Sanusi uno dei più noti capi spirituali del Paese africano. Stando alle testimonianze sarebbero avvenute in simultanea nei pressi del luogo di culto mentre una quindicina uomini armati faceva fuoco ad altezza d’uomo sulla folla in fuga. L’attacco sembra riconducibile, per modalità e ferocia, ad altre azioni condotte da Boko Haram il gruppo d’ispirazione jihadista guidato da Abubakar Shekau molto attivo nella Nigeria settentrionale. Sanusi Lamido Sanusi la scorsa settimana aveva esortato le popolazioni del nord-est della Nigeria, a prendere le armi contro quelli che lui ha definito i «Talebani d’Africa» affermando il principio della legittima difesa e della sovranità del popolo nigeriano. Sokoto nominato all’inizio dell’anno, rappresenta la seconda autorità religiosa dell’Islam in Nigeria dopo l’emiro di Sokoto e gode di grande prestigio nel Paese. La chiamata alle armi contro Boko Haram rappresenta di fatto una critica durissima nei confronti dell’esercito nigeriano, accusato da Sanusi di incapacità nel proteggere i civili conto gli jiahdisti. Sanusi è notoriamente in disaccordo anche con il presidente nigeriano Goodluck Jonathan per la debolezza mostrata nell’affrontare Boko Haram. In passato Sanusi, da governatore della Banca Centrale della Nigeria, non ha mancato di criticare le frodi e la corruzione nel governo. La CNN ha ricordato come l’attentato alla grande moschea di Kano rappresenti l’apice della violenza di Boko Haram nel Paese, dove solo 2014 si sono contate oltre 2000 vittime. Negli ultimi anni i terroristi di Boko Haram hanno colpito personalità politiche e religiose legate all’Islam, in particolar modo nel Nord del Paese. Nel 2013, almeno 40 persone sono rimaste uccise durante un attentato in una moschea nel Borno. Nello stesso anno il predecessore di Sanusi nella moschea di Kano, Emir Al Haji Ado Bayero, era stato ucciso all’età di 83 anni in un attentato in cui morirono anche l’autista e le guardie del corpo.
ADB