
Forza Italia scende in piazza in tutta Italia per il “No tax day”, un evento promosso contro le tasse sulla casa e l’invadenza dello Stato.
A piazza San Fedele a Milano è atteso nel pomeriggio il leader del Partito Silvio Berlusconi nella sua prima uscita pubblica da quando si trova ai “servizi sociali”, per cui non perderà l’occasione di lanciare una sfida al “rottamatore” e ribadirà ai frondisti azzurri, la sua leadership. Presenti ai dibattiti anche Mariastella Gelmini, Giovanni Toti, Paolo Romani, Daniela Santanché, Laura Ravetto, Luca Squeri, Mario Mantovani, come pure molti parlamentari, assessori e consiglieri regionali.
L’ex premier in mattinata si collegherà anche con l’iniziativa Fi promossa sulla via Appia a Roma Appia Nuova alla quale partecipano Davide Bordoni, responsabile romano di Fi, il consigliere regionale, Adriano Palozzi, il vicepresidente vicario del Parlamento Ue, Antonio Tajani e il tesoriere unico del partito, Mariarosaria Rossi.
Forza Italia
In un panorama politico in cui Fi accusa i colpi dell’ascesa del Lega Nord di Matteo Salvini, “il goleador” della destra, che in base agli ultimi sondaggi piace al 42% degli elettori azzurri, il partito dell’ex cavaliere tenta la risalita e in un percorso di riorganizzazione interna, vuole mostrare di essere ancora presente e ben distinto dal governo Renzi nonché indipendente dal cosiddetto Patto del Nazareno, proprio in un momento critico per il premier che, durante la sua visita alle aziende del Sud, incassa il record di disoccupati, secondo gli ultimi dati Istat di ottobre. La battuta d’arresto emersa dalle regionali in Emila Romagna e in Calabria sembra aver dato una scossa al partito tanto più se si considera lo slancio provocato dalle critiche dell’eurodeputato Raffaele Fitto che non intende demordere e pur restando fedele a FI chiede a gran voce un cambiamento.
Berlusconi: prima il Colle
Ma l’ex cavaliere non ha intenzione di passare il testimone e intende dimostrarlo oggi. In un’intervista esclusiva rilasciata al Corriere della Sera, Berlusconi parlando dell’impasse politica con l’ipotesi dimissioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mette alle strette il premier Matteo Renzi, sottolineando che “partigianamente penso che prima venga l’elezione del presidente della Repubblica e poi vengano le riforme”, in quanto secondo l’ex cavalieri, in merito alla legge elettorale, Renzi ha “modificato il patto in corso d’opera”.
La rivincita passa dunque per il Colle e dopo per Berlusconi si potranno chiudere i capitoli sull’Italicum e le riforme costituzionali. “Il Paese vive una situazione preoccupante che non so quanto venga percepita fino in fondo. Siamo in un sistema politico che non è democratico, siamo in presenza di una crisi economica strutturale”, prosegue Berlusconi, sostenendo che “nel bel mezzo di questo contesto cade l’elezione del nuovo capo dello Stato. Perciò credo che si debba mettere subito in sicurezza la massima carica dello Stato”.
“D’altronde, con le Camere per metà delegittimate da una sentenza della Corte costituzionale e per l’altra metà non rappresentative del reale peso delle forze politiche, credo non si possa prescindere da una scelta condivisa sul presidente della Repubblica, così da garantire un minimo di equilibrio e di credibilità istituzionale”, ha aggiunto l’ex cavaliere che non intende parlare dei motivi che hanno spinto Napolitano a prendere questa decisione: “Su certe cose al momento non sono nelle condizioni di parlare. Un giorno forse…”.
Per il successore al Quirinale, Berlusconi auspica “una persona che non sia di parte, che non venga da una parte sola” e che non sia di parte. In merito al totonomi, nessun commento tranne la replica all’ipotesi di un Romano Prodi come presidente della Repubblica: “Prodi già mi vuole tanto male, e quindi vorrei evitare di dire cose che potrebbero peggiorare ancor di più i nostri rapporti. Se penso al caso De Gregorio… Una storia solo politica che per attaccare me è stata trasformata in un processo”. Berlusconi al contrario sembra concordare sulla figura i Giuliano Amato:”Rientra in quel profilo”.
Dopo il Colle, il Patto del Nazareno
Berlusconi pretende “garanzie” e ricordando il Patto del Nazareno “che noi di Forza Italia abbiamo stipulato sulle riforme, in modo da modernizzare il Paese, da dargli un assetto bipolare, con istituzioni capaci di funzionare, con un sistema elettorale che consenta a un governo di durare per la legislatura. In fondo, è un patto con noi stessi, visto che queste riforme il centrodestra le varò ma vennero abrogate dalla sinistra con un referendum”.
Fitto e il ceto produttivo
L’ex governatore della Puglia non sarà a Milano, bensì a Bari da dove si collegherà a Milano e a tutte le iniziative indette da Forza Italia sul territorio. Fitto ricorda che le critiche al governo sono all’opposto di quelle sindacali e della minoranza del Partito Democratico, evidenziando che il suo partito ha sollecitato una maggior pressione dell’Italia contro i vincoli europei, accusando Renzi di aver accettato invece i diktat dell’Ue. Inoltre, sottolinea l’ex governatore della Puglia, il governo è stato anche sfidato in positivo sui tagli di spesa invitandolo a pubblicare, e soprattutto a far tesoro del Rapporto Cottarelli”.
Tra gli altri temi, Fitto ricorda che Fi ha presentato un importante pacchetto di emendamenti “meno spesa-meno tasse” e che continuerà a sollecitare l’attuazione di quella delega fiscale, che offre al Governo la chance di un profondo intervento di segno liberale”. Infine, dal punto di vista strettamente politico, Fitto afferma che Forza Italia ha dato lo slancio a nuove iniziative per promuovere un centro destra più liberale e riformatore.
Unico errore, conclude Fitto è l’aver sperato nel governo Renzi per il mondo produttivo, per cui afferma l’europarlamentare: “Tocca a noi offrire alla politica italiana un centrodestra di nuovo credibile e competitivo”.
Stessa linea condivisa da Tajani che ricorda che il ceto produttivo è “un importante stimolo al movimento che ho contribuito a fondare nel ’94 affinché non rinunci alla sua vocazione iniziale di punto di riferimento dell’Italia che produce e che lavora”.
“Sono anch’io convinto che non si debba trascurare quella scelta iniziale che ci ha permesso di mc-cogliere milioni di consensi in tutto il Paese – proseguito Tajani. Forza Italia è stata e dovrà essere il movimento pronto a sostenere con attività legislativa e di governo imprenditori, artigiani, commercianti, agricoltori, liberi professionisti Insomma, tutti coloro che sono in grado di creare lavoro. E questa volontà è stata confermata dall’ultimo documento economico approvato poche settimane fa dal Comitato di Presidenza di Forza Italia”.
C.D.