Omicidio Pasolini, Pino Pelosi: “Erano in sei, lui gridava aiuto”

Pier Paolo Pasolini sul set di Medea (AFP/Getty Images)
Pier Paolo Pasolini sul set di Medea (AFP/Getty Images)

Sono passati quasi 40 anni da quando, la notte tra l’1 e il 2 novembre del 1975, nei pressi dell’idroscalo di Ostia, venne massacrato il regista Pier Paolo Pasolini, senza dubbio all’epoca uno degli intellettuali italiani più noti e stimati a livello internazionale; per quel delitto, venne condannato a 9 anni e sette mesi un giovane, Pino Pelosi, che si assunse la piena responsabilità della morte del regista e scrittore. Per anni, però, la versione accreditata a quel ragazzo di borgata, uno dei tanti che Pasolini aveva descritto nelle sue opere, è stata oggetto di critiche, impresse anche in una bella pellicola di Marco Tullio Giordana, ‘Pasolini-Un delitto italiano’, tanto che si è arrivati alla riapertura del caso.

E oggi, proprio Pino Pelosi, interrogato dal pm Francesco Minisci, come persona informata sui fatti, ha dato la sua versione di quanto accaduto quella notte all’idroscalo: “Erano in sei quella notte all’idroscalo. Mentre uno mi teneva bloccato, in due hanno iniziato a picchiare Pasolini con mazze e bastoni. Lo sentivo gridare aiuto, poi è finito a terra e un’Alfa uguale a quella che lui guidava lo ha investito”. L’ex “ragazzo di vita”, una vita passata facendo la spola tra il carcere e le periferie romane, racconta: “Conoscevo Pasolini da qualche mese, quella sera mi passò a prendere alla stazione Termini. Salii in macchina e andammo a mangiare al ristorante Biondo Tevere. Poi ci siamo incamminati verso Ostia. Ci siamo fermati a fare benzina e in quel momento ho visto una motocicletta. Quindi siamo andati all’Idroscalo”.

Ha proseguito Pelosi, accompagnato dal suo legale, Alessandro Olivieri: “Appena parcheggiata la macchina sono sceso per fare pipì. In quel momento, un uomo con la barba mi ha afferrato da dietro. Dopo avermi dato un pugno in faccia mi ha preso per il collo e mi ha detto di restare fermo; a quel punto, dalla Fiat 1300 coupè sono scese due persone che hanno massacrato di botte Pasolini. Mazze in mano lo hanno colpito a ripetizione. Gridava: ‘Aiuto mamma!’. Dopo ho visto un faro di una moto. Quindi è arrivata anche l’Alfa Gt che l’ha investito”.

Fin qui la versione di Pelosi: sarà davvero difficile riuscire a trovare riscontri a quasi quarant’anni di distanza. Molto più probabile che la morte di Pasolini resti per sempre senza colpevoli, senza una verità giudiziaria se non quella che ha portato alla sentenza definitiva di condanna per Pino Pelosi, arrivata in Corte di Cassazione il 26 aprile 1979.

 

GM