Renzi a direzione Pd: “Partito si pronunci su riforme”

Matteo Renzi ( Franco Origlia/Getty Images)
Matteo Renzi ( Franco Origlia/Getty Images)

Si sta tenendo oggi la Direzione Nazionale del Partito democratico, che si è aperta con la relazione del segretario del partito, Matteo Renzi, il quale ha evidenziato: “Respingo la tesi che l’astensionismo in Emilia Romagna sia dovuta al Jobs Act. E’ una tesi e una chiave di lettura superficiale e discutibile. Innanzitutto vorrei salutare il nuovo presidente della Regione, Stefano Bonaccini”. Il premier aggiunge: “Ci deve preoccupare il dato sull’astensionismo, ma perché ci deve preoccupare il livello di disaffezione nei confronti della classe politica emiliana. Le elezioni regionali si sono vinte in Calabria, grazie a Mario Oliverio che ha ottenuto un grandissimo risultato. Oggi Mario ha in Calabria la responsabilità enorme di riportare la legalità e soprattutto l’idea di sviluppo in quella Regione”.

Tre i nodi di lettura fondamentali del voto: “Primo: avanza una nuova destra, è un elemento che dovrebbe farci riflettere. Fuori dalle nostre discussioni c’è Salvini che riesce a esaltare la Le Pen, bravo! C’è una destra che ha difeso la Bossi-Fini, cercando di tenere fuori l’Europa, mentre la Lega Nord gioca la carta dell’immigrazione in modo spregiudicato, facendo leva sul dramma che vivono le periferie. Dobbiamo combattere una battaglia su quello che è stato un terreno ostile da sempre alle sinistre”.

Rispetto poi al Movimento 5 Stelle, Renzi spiega: “Sembra che Grillo si sia stancato, ma in realtà la frattura che si registra oggi nel Movimento 5 Stelle è legata a quanto avvenuto alle europee: è stata quella la causa. Avrà conseguenze per tutto, per le prossime scadenze istituzionali come per il proseguio della legislatura. Devono rendere conto di quello che fanno per la cosa pubblica, oggi è possibile il coinvolgimento di quegli uomini e quelle donne che con buon senso possono discutere, ovviamente senza creare chissà quali alleanze. Bisogna lavorare come fatto come con la legge elettorale”.

Infine sul suo partito: “Il Pd ottiene risultati significativi; se devo andare oltre l’astensionismo, in Emilia-Romagna si è andati a conseguire un risultato tra ultime regionali ed europee; in Calabria va anche considerato il risultato ottenuto dalle due liste civiche che portavano dentro l’accezione democratica. Io penso che le riforme vadano accelerate e non ritardate”.

Legge elettorale e riforme

“Il tentativo di ritardare ulteriormente sulla legge elettorale è inaccettabile”, ha detto Renzi respingendo la proposta avanzata da Berlusconi e dagli ambienti di Forza Italia sulla necessità di votare prima il presidente della Repubblica.  Secondo Renzi, “l’Italicum 2.0 è apprezzato da quasi tutti. È del tutto evidente che non c’è alcuna ragione per bloccare o ritardare la legge elettorale. C’è un accordo che vede la stragrande maggioranza delle forze politiche convinte. Il tentativo di ritardare ulteriormente sarebbe inaccettabile. È da calendarizzarsi il più velocemente possibile”.

Massima attenzione poi sui temi dell’associazionismo e del servizio civile: “Nella riunione preparatoria sulla legge di stabilità nel passaggio al Senato, abbiamo sbloccato 50 milioni di euro in più sul tema del servizio civile. Questo sarà unito alla stabilizzazione del 5 per mille che però, nei 500 milioni che abbiamo messo, richiederà la trasparenza delle associazioni. Con queste misure siamo il governo che investe di più sul terzo settore”.

Renzi ha poi definito il Jobs Act “un cambio culturalmente interessante”, tornando a sostenere che “è la riforma più di sinistra sul mercato del lavoro fatta finora”. Quindi il passaggio che rischia di creare nuove divisioni nel partito, con il segretario che sottolinea: “Chiedo che ci sia l’espressione di un voto sulla convinzione di proseguire un percorso di riforme. Voglio capire se tutto il Pd ritiene come ritengo io che le riforme che vadano accelerate non ritardate”.

Proprio sulla possibilità che il segretario chieda ai suoi di approvare una sorta di “road map” delle riforme si sarebbe espressa con disappunto la minoranza del Pd, sia quella guidata da Gianni Cuperlo che ha votato contro il Jobs Act, sia quella per così dire più permissiva, che ha votato – per così dire – turandosi il naso la legge delega sul lavoro, rappresentata dall’ex segretario Pierluigi Bersani e dal capogruppo alla Camera, Roberto Speranza.

Nuove contestazioni di piazza

Prima e durante l’intervento di Matteo Renzi, le proteste di piazza dei precari Isfol, ente di ricerca sul lavoro; “Jobs act contro la ricerca, presto disoccupati”,  si legge su uno striscione, mentre un cartello segnala: “Renzi smantelli l’Isfol l’unico ente di ricerca sul lavoro e mandi a casa 250 precari”. La protesta è rumorosa e colorata, seppur esigua nei numeri, ma rimane comunque estremamente pacifica.

 

GM