
Si è fatto immortalare in una foto con i suoi vicini di casa, facenti parte di una comunità rom, scatenando un vespaio di polemiche sui social network; oggi, dalle colonne dall’Huffington Post, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, difende questa sua scelta e attacca sottolineando come quanto avvenuto sul suo profilo sia “frutto avvelenato di campagne d’odio orchestrate da vari estremismi di destra che non riescono ad affrontare la crisi della destra se non attingendo ai pozzi avvelenati della xenofobia e della paura etnica”. Inoltre, “è il risultato di un clima di scontro in cui non si riesce ad astrarre la questione sociale dai problemi connessi all’integrazione. Un clima che chiama in causa le istituzioni e tutto il sistema democratico”.
Spiega Rossi: “Mi chiedono da più parti se avessi calcolato le conseguenze di un gesto del genere. Devo dire di no. Questa è anche la mia vita. Capita a tutti la domenica di fermarsi per strada coi propri vicini. Sono una famiglia di rom molto numerosa, tutti inseriti da anni in un processo di integrazione gestito da un gruppo di magistrati fiorentini e dall’Ass.ne Rom (per l’ospitalità nel mondo)”. Si tratta, a suo avviso, di “un buon esempio di cosa può essere un processo virtuoso che vede coinvolto il terzo settore e associazioni di volontariato come la Caritas”.
Quanto avvenuto ha però toccato molto il governatore della Toscana, che riflette: “Mi ha molto colpito lo sfogo viscerale così come l’apologia del Nazifascismo ricorrente nei commenti. Mi pare una vicenda molto grave e trovo strumentale e incivile che deputati e leader politici della destra si aggrappino a questa vicenda per scopi puramente elettorali”. Rossi aggiunge: “Abbiamo il dovere di fermare l’odio e di dimostrare che gli italiani sanno convivere pacificamente con tutti, tanto più con un popolo marginale e millenario come sono i Rom”.
Questione di netiquette
In ultimo, il presidente della Regione Toscana pone “con urgenza una questione di netiquette che ha implicazioni di natura giuridica e pedagogica”, in quanto “l’uso dei social media non può essere limitato in alcun modo ma quando il discorso pubblico diventa sfogo violento e irrazionale occorre alzare il livello della discussione”. Da qui, infine, un appello alle istituzioni e al governo nazionale: “Esiste un’iniziativa del Parlamento europeo che si chiama No Hate Speech Movement. Ritengo che il governo italiano dovrebbe recepire e promuoverla per permettere a Facebook Italia di poterla mettere in campo. Sono in gioco la cultura democratica e la convivenza civile”.
GM