Corte dei Conti: più dell’80% dell’Irpef dichiarata viene da lavoro dipendente e dalle pensioni

Banconote (Getty Images)
Banconote (Getty Images)

Le tasse sono pagate soprattutto da lavoratori dipendenti e pensionati, ovvero coloro per cui è impossibile evadere, almeno le imposte sul reddito. Lo dice la Corte dei Conti, la quale rileva che l’81,4% dell’Irpef dichiarata nel 2011 proviene dal lavoro dipendente e dalle pensioni.

Visti questi risultati, la Corte dei Conti dichiara che il sistema fiscale italiano nel suo funzionamento pratico “si è sensibilmente discostato dal modello teorico, producendo un’ingiustificata grave sperequazione tra il livello di contribuzione del lavoro dipendente e di pensione e quello derivante dallo svolgimento di attività economiche indipendenti. La rilevanza dello scostamento – spiega la Corte – è particolarmente evidente con riguardo all’Irpef, per la quale le ritenute effettuate dai sostituti d’imposta sui redditi di lavoro dipendente e di pensione costituiscono nel 2013 oltre il 79% del gettito totale derivante da adempimento spontaneo e l’Irpef dichiarata per il 2011 deriva per l’81,4% da contribuenti il cui reddito prevalente è di lavoro dipendente o di pensione”. Gli autonomi stanno molto più indietro.

La magistratura contabile definisce la normativa fiscale “spesso contraddittoria e mal coordinata” e per lo più “adottata sulla spinta di emergenze contingenti e quasi mai inquadrata in una strategia di lungo periodo di contrasto all’evasione”. I giudici contabili sottolineano poi che la politica è responsabile della contraddittorietà della lotta all’evasione fiscale. Pertanto “serve una nuova strategia”.

I lavoratori autonomi che evadono, poi, non solo beneficiano di un prelievo fiscale minore di quello dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, ma dichiarando un reddito inferiore hanno anche accesso ai servizi sociali destinati ai redditi bassi, sottolinea la Corte dei Conti, per la quale si pone con una certa urgenza una revisione dell’intero sistema fiscale e soprattutto l’introduzione di sanzioni che abbiano un vero effetto deterrente. Secondo la Corte la cosiddetta “tax compliance“, ovvero il tentativo del Fisco di favorire l’adesione spontanea all’obbligo tributario, non funziona e serve una nuova strategia per contrastare l’evasione fiscale.

Ad ogni modo, la Corte dei Conti guarda con favore alcune misure di contrasto all’evasione fiscale contenute della legge di Stabilità, soprattutto quelle “quelle volte a favorire l’adempimento volontario, attraverso la messa a disposizione delle informazioni fiscalmente significative prima dell’adempimento, e quelle finalizzate a estendere i casi di reverse charge“, ovvero l’inversione contabile dell’Iva, che elimina la detrazione sugli acquisti, per spostare l’obbligo fiscale su soggetti ritenuti più affidabili. Queste misure, secondo la Corte, “sembrano andare” nella giusta direzione verso la tax compliance. Lo stesso Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva evidenziato nei giorni scorsi la necessità di combattere l’evasione per ridurre la pressione fiscale e redistribuire ai cittadini le risorse recuperate.

V.B.