Intervista a Fortunato Cerlino: “Don Pietro” ci racconta il suo impegno nel progetto ASIA Onlus

'Gomorra - La Serie' - Rome Photocall

Oggi per la nostra sezione interviste esclusive abbiamo sentito Fortunato Cerlino, attore napoletano, che ha vissuto un 2014 fantastico, grazie alla Serie Gomorra, nella quale lui interpreta il ruolo del Boss Don Pietro Savastano. Un’ intervista un po’ diversa dalle altre, perché ci teniamo a sottolineare il suo impegno nel progetto Asia Onlus. Fortunato, oltre a parlarci della sua carriera, ci ha spiegato il progetto in maniera minuziosa e ci auguriamo che anche voi come lui, possiate dare una mano a questa associazione non governativa attiva da 20 anni.

 

Buongiorno Fortunato , lieti di ospitarti su Direttanews. Prima di parlare del tuo lavoro, volevano sentirti per il progetto Asia Onlus. Ci parli di questa stupenda iniziativa .

Si tratta di un impegno a cui tengo molto. ASIA Onlus è un’organizzazione non governativa molto seria, che da anni opera in Tibet e non solo. Dal 1994 ASIA ha garantito a oltre 3000 bambini tibetani il diritto allo studio e il mantenimento della propria identità culturale. Ha aiutato 640 monaci a preservare la trasmissione degli insegnamenti spirituali e culturali più autentici del Tibet. Conosco personalmente i membri e il presidente di ASIA, e già prima di diventare noto per la serie Gomorra apprezzavo il loro impegno motivato da scopi profondi. Dalla sua fondazione ad oggi ASIA ha realizzato più di 200 progetti di sviluppo, emergenza e sostegno a distanza. In tutti questi anni ha costruito scuole e ospedali, ha formato medici e infermieri, ha ristrutturato monasteri, è intervenuta in situazioni di emergenza. Noi viviamo un segmento storico particolarmente complesso, non solo per la crisi economica. Il problema più grande che abbiamo è l’illusione di essere soli ed autosufficenti, mentre siamo in una relazione forte di interdipendenza con tutti gli esseri viventi di questo pianeta. Rendersi conto di questo è il primo passo per gettare davvero le basi per una serenità personale e collettiva. La soddisfazione dei bisogni primari non ci rende felici. Se va bene, appunto, ci rende soddisfatti. Rendersi disponibili al prossimo, con i propri mezzi, con la propria cultura, è la chiave anche della nostra felicità.

Fortunato Cerlino (foto twitter)
Fortunato Cerlino (foto twitter)

 

In Tibet c’è una vera e propria emergenza culturale: 300 bambini e 200 monaci vi hanno chiesto aiuto perché il loro mondo sta scomparendo. È davvero così drammatica la situazione?

E’ molto peggio di quello che si riesce a sapere. Il problema però, prima ancora che politico, è di carattere culturale. Quella tibetana è una cultura millenaria attraverso la quale si è formata nel tempo una vera e propria mappa, un sentiero da seguire, che non riguarda solo i tibetani. E’ una cultura che promuove la serenità, la pace, l’amore collettivo e personale. Sono valori che accomunano tutte le religioni. I cristiani, i mussulmani, gli ebrei che intraprendono con consapevolezza un cammino di conoscenza, sanno bene che nella sostanza non c’è alcuna divisione tra i vari percorsi. Ciò che li rende diversi riguarda l’aspetto relativo; circostanze legate al tempo e allo spazio. La cultura tibetana ha reso possibile il buddhismo tibetano, uno dei sentieri più profondi a cui l’uomo, e non solo, possono accedere. Nel giro di pochissimo tempo una delle più antiche ed evolute tradizioni del pianeta potrebbe sparire. Già oggi molti bambini tibetani non ricordano più la loro lingua o non la conoscono affatto. La Campagna ADOPT TIBET nasce da un nuovo obiettivo che ASIA vuole raggiungere: adottare entro il 31 dicembre 300 bambini e 200 monaci. L’adozione a distanza può garantire un’istruzione in armonia con le proprie radici culturali e la copertura dei bisogni primari (cibo, vestiti, riscaldamento) di bambini e monaci tibetani.

 

Cosa ti ha spinto a dare una mano a queste persone ?

Il fatto di conoscerle personalmente, e ovviamente il mio interesse privato per il buddhismo tibetano e per l’insegnamento Dzogchen in particolare.

 

Fortunato Cerlino (getty images)
Fortunato Cerlino (getty images)

Chi, oltre a te in Italia è dentro a questa associazione ?

Io non sono nell’associazione, ne sostengo le cause. ASIA è è stata fondata nel 1988 dal prof. Namkhai Norbu, già docente di Lingua e letteratura tibetana presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” e tra i maggiori conoscitori al mondo della storia, della filosofia e delle tradizioni spirituali del Tibet. Oltre a questo Namkhai Norbu è considerato uno dei principali maestri viventi del buddhismo tibetano e in particolare dello Dzogchen, che un insegnamento importantissimo che nasce e si sviluppa proprio in Tibet. Esiste una comunità Dzogchen nel mondo con diversi Gar e Ling anche in Italia. Ma ci sono anche molte persone comuni e professionisti affermati che sostengono e apprezzano in tutto il mondo le attività di Asia.

 

Invita le persone che leggeranno questa intervista a fare parte di questa stupenda iniziativa.

Quando ci troviamo di fronte a queste campagne pensiamo sempre che ci sarà un altro che se ne occuperà. In fin dei conti abbiamo i nostri problemi, che non sono pochi. La crisi economica ci ha reso giustamente più attenti, ma anche più distratti rispetto al prossimo. Pensiamo che qualcuno con più possibilità se ne occuperà e restiamo tranquilli con noi stessi. Sul piano della personale crescita umana e spirituale però, non è una buona strategia. Le “chiamate” arrivano sempre in maniera privata. L’atteggiamento corretto dovrebbe essere quello di chiedersi se siamo davvero nella condizione di rinunciare a un caffè al giorno per per un breve periodo della nostra vita, per aiutare qualcuno. Un caffè al giorno, anzi meno! La quota di adozioni prevista è di 300 euro l’anno, 25 euro al mese, 80 centesimi al giorno. Potrebbe essere una bella idea per il regalo di Natale. Cosa c’è di meglio che regalare una causa di felicità ai nostri cari. “Ecco, quest’anno ti regalo l’adozione di un bambino, o di un monaco”. Basta andare sul sito www.adoptibet.org, oppure telefonare allo 06 44340034 o scrivere a adozioni@asia-onlus.org

 

Passiamo al tuo lavoro . Hai avuto il merito di lavorare ne “Il furto del tesoro” e con “mostri sacri” del cinema come Lina Wertmuller, Sofia Loren e Giancarlo Giannini. Ci racconti di questa esperienza?

Non posso parlare con cognizione di causa di quelle esperienze perché davvero facevo un piccolo ruolo, sia ne “Il furto del tesoro” che in “Francesca e Nunziata” La mia presenza sul set è stata davvero minima. Però ricordo il modo in cui osservavo e cercavo di “Rubare” ai mostri sacri di cui parli un qualche segreto. Mi sono reso conto che il segreto che ogni artista custodisce è quello di incontrare se stesso, il proprio mondo interiore, la propria via. Sembra una cosa scontata, ma non credo che lo sia nella pratica. Si tratta di un lavoro su se stessi pieno di pericoli. Dietro ogni drago però, c’è una principessa prigioniera.

 

Fortunato Cerlino (getty images)
Fortunato Cerlino (getty images)
Il cast di Gomorra (getty Images)
Il cast di Gomorra (getty Images)

Gomorra è la serie che ha avuto tantissimo successo in questo 2014 pieno di emozioni per te. Raccontaci del provino che ti ha fatto diventare “Don Pietro Savastano”?

La notizia sta nel fatto che è stato un percorso normale a portarmi a questo ruolo. C’erano le audizioni, ho sostenuto un provino ed un call back, e mi hanno preso. Nel nostro paese purtroppo questa, spesso, è una notizia. Non sono molte le produzioni e i network che decidono di scommettere su professionisti che seppure conosciuti nel loro ambiente, non hanno la popolarità necessaria per il mercato. SKY, CATTLEYA, FANDANGO, in accordo con Stefano Sollima e questi con Laura Muccino, hanno deciso che per Gomorra, questa era la via da seguire. Ci sono tantissimi professionisti bravi nel nostro paese, attori straordinari, che per le logiche di mercato che favoriscono solo i noti, non trovano spazio. Io capisco benissimo queste logiche, non le demonizzo. Dico solo che ogni tanto bisognerebbe puntare anche su sconosciuti bravi, e dare loro la possibilità di farsi vedere e diventare a loro volta oggetti interessanti per il mercato stesso. La mancanza di dinamicità imprenditoriale finisce per soffocare la fetta di mercato che si crede di possedere, e che prima o poi finisce per sparire. Alcune istituzioni del nostro paese, parlo dei Media, soffrono proprio di questo problema. Sanno che è importate fare numeri, ascolti, e si aggrappano alle uniche possibilità che conoscono per farli. Il mercato però non è fermo, vive, pulsa e cambia. La paura non è sempre buona compagna per un imprenditore culturale. Negli altri paesi, dove i giovani hanno più spazio al potere, sanno benissimo che essere dinamici è l’unica salvezza nella mentalità Business. In Italia ci fidiamo troppo dei padri, meno dei figli, ne viene fuori un paese un po’ vecchiotto e con parecchie ragnatele culturali. Ricordi gli uncinetti che si mettevano sui televisori negli anni sessanta? Ecco, forse è arrivato il momento di decorare la TV con qualcosa di più moderno. In ogni caso, ricordo molto bene il giorno del primo provino. C’era attenzione e passione in Stefano Sollima e Laura Muccino. Stefano poi è particolarmente attento alla verità interiore della proposta dell’attore. Ha una sensibilità straordinaria con gli attori, rifiuta d’istinto la finzione, l’esagerazione, la menzogna. E’ stato molto stimolante per me tutto questo. Conoscevo il modo di lavorare di Stefano e desideravo avere un’opportunità con lui, perché è quel tipo di regista che valorizza e fa crescere i propri attori. Le stesse qualità le ho poi riscontrare sul set nei registi che Stefano ha scelto per la serie, e parlo di Claudio Cupellini e Francesca Comencini.

 

Hai interpretato magistralmente un personaggio con tanta sete di potere e di denaro, senza scrupoli. Hai mai avuto paura di non farcela? Ci sono stati momenti difficili? Quanto è stato difficile per voi attori interpretare personaggi reali che hanno seminato morte?

E’ difficile spiegare il concetto di divertimento di una attore. Non ha a che fare solo con il compiacimento. Savastano mi ha offerto panorami umani incredibili; un uomo devastante e devastato, ma con una sua interezza psicologica, deviata, ma reale. Come uomo io sono, grazie a Dio, molto distante da Savastano, e forse proprio per questo ho avuto la possibilità di vederlo e di interpretarlo. Sicuramente convivere con la sua visione del mondo per tante ore al giorno non è stato sempre facile. Un professionista però sa quali sono i confini della propria tecnica, e riesce a gestirli. Tuttavia talvolta ho avuto bisogno di liberarmi di lui dal punto di vista emotivo. Non invidio i Savastano reali. Come si fa a portarsi sulla coscienza tanta morte, tanta freddezza, tanta mancanza di compassione? Sono destini umani difficili da comprendere. Pure sono convinto che per loro, non è mai troppo tardi per cambiare rotta e restituire vera dignità e vero onore alla propria vita, comprendendo nel profondo i concetti di prossimità, amore, empatia. Se è vero che gli ultimi saranno i primi, allora loro rappresentano una possibilità.

 

Fortunato Cerlino e il cast di Gomorra (getty images)
Fortunato Cerlino e il cast di Gomorra (getty images)

Siete stati bravi a riportare in vista il caso di Gelsomina Verde, la ragazza uccisa barbaramente all’età di 22 anni. Questo ed altri fatti di cronaca vissuta sono stati rivissuti in Gomorra. Quando finirà tutto questo in una città splendida come Napoli?

Napoli non è la camorra. Napoli è una città straordinaria vittima della camorra. Esattamente come Gelsomina Verde. Finirà quando i governi aiuteranno senza esitazioni e ambiguità quegli uomini, noti o meno, che ogni giorno combattono la camorra in tutto il mondo, non solo a Napoli. Non è vero che non si può vincere, Falcone ce lo ha insegnato a costo della vita. Saviano ce lo ricorda ogni giorno. Il problema non sono mai state le organizzazioni criminali, ma le collusioni che hanno con la politica e l’imprenditoria. Finirà quando il Dio denaro smetterà di essere al centro dei nostri interessi, e quindi quando saremo meno poveri di valori. Finirà quando capiremo cosa significa investire nella scuola e nella formazione dei docenti, e non continuare ad avvilirli e umiliarli. Finirà quando capiremo il senso degli appelli alla fratellanza, all’amore reciproco, alla compassione, fatti da quelli che hanno raggiunto consapevolezze alle quali prima o poi arriveremo anche noi.

 

Cosa ti aspetti dalla seconda Serie che inizierete a girare a Gennaio?

Mi aspetto da noi la stessa passione, attenzione, umiltà e interesse. Dal pubblico lo stesso affetto e sostegno, senza i quali, non esisterebbe nessuna fiction “Gomorra”, e nemmeno questa intervista.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Tornerò a dirigere in teatro, probabilmente un testo scritto da me. Alcuni miei spettacoli già diretti e messi in scena cercheremo di distribuirli, nonostante le enormi difficoltà in cui vive il teatro italiano. In questo momento ti scrivo dal Canada, dove sto lavorando alla serie televisiva “Hannibal”. Ci sarò anch’io nella terza serie, per tre puntate, con il ruolo che fu interpretato nel film “Hannibal”, da Giancarlo Giannini. L’ispettore Rinaldo Pazzi. Questo mi rende particolarmente orgoglioso, perché Giannini è un monumento del nostro cinema.

 

Grazie Fortunato per la bella chiacchierata.

 

Grazie a te Michele e un saluto ai lettori di Direttanews.it

 

Michele D’Agostino per Direttanews.it