Schettino: “A bordo della nave, io vengo dopo Dio”

Francesco Schettino (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/GettyImages)
Francesco Schettino (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/GettyImages)

Seconda tranche dell‘interrogatorio del comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, al processo per il naufragio della nave, avvenuto al largo dell’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012, nel corso del processo che si sta celebrando a Grosseto. Già ieri, molte polemiche avevano suscitato le parole dell’imputato, che rischia una condanna a più di vent’anni di carcere, rispetto al cosiddetto “inchino”, considerato da Schettino una prassi delle navi da crociera. Eguale scalpore avevano fatto alcune sue dichiarazioni, nelle quali aveva praticamente scaricato la responsabilità del naufragio agli altri membri del naufragio.

Schettino, non pago di queste affermazioni, arriva a dire che “come comandante, sono il primo dopo di Dio”. Poi spiega alcune scelte fatte, come quella degli annunci vocali rassicuranti: “L’ho fatto per tranquillizzare le persone, temevo il panico”. In ogni caso, Schettino su un punto è stato chiaro: “Io non ho privilegiato la nave rispetto alle vite umane. Il prezzo l’avrei concordato successivamente. Avrei agito con freddezza una volta che tutti i passeggeri fossero stati in sicurezza”.

Dure le accuse mosse dal comandante della Concordia al suo vice Ciro D’Ambrosio: “Se con il mio comportamento ho generato un dubbio a una persona adulta, lui doveva essere in grado di manifestarlo”. Comunque, dice Schettino, “non si creda che non abbia tormento per questa stupidata. Ma bastava parlare per evitarla”.

 

GM