
Sono sette i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle che nella sola Toscana, in polemica con l’espulsione di Paola Pinna, ma soprattutto di Massimo Artini, eletto proprio nella regione “rossa”, peraltro sancita dal blog e non ancora avallata all’assemblea degli eletti in Parlamento, la quale – a meno di ulteriori rinvii – si dovrebbe riunire questa sera. I sette “ribelli” sono Saverio Galardi e Antonio Ortolani di Reggello, Tommaso Cuoretti di Londa, Matteo Gozzi di Borgo San Lorenzo, Mirko Margheri e Francesco Tapinassi di Rufina, Marco Parolai di Loro Ciuffenna.
Uno d loro, Matteo Gozzi, nei giorni scorsi si era dato appuntamento insieme a molti attivisti sotto casa di Beppe Grillo, a Marina di Bibbona, in provincia di Livorno, chiedendo al proprio leader “cosa eravamo e cosa stiamo diventando”. Aveva detto il consigliere alle telecamere della web-tv de ‘Il Fatto Quotidiano’: “Non si è degnato di vederci, di vedere chi siano i suoi attivisti. Ha accolto solo due piccole delegazioni. L’unica cosa che ci è data sapere è che a loro interessano i clic sul blog. Quelli ci sono”.
Contestano invece “le modalità della formazione del ‘direttorio’, delle espulsioni , la poca chiarezza e la comunicazione interna assente, violano chiaramente i principi di democrazia diretta che dovrebbe rimettere le decisioni in mano ai cittadini attivi per votazione, la possibilità di informarsi adeguatamente e il rispetto delle regole, rendendo del tutto arbitrarie ed autoritarie le scelte fatte dai vertici del M5S”, gli attivisti di Loro Ciuffenna, che guidati da Parolai hanno lasciato in blocco il Movimento.
Ultimo in ordine di tempo a lasciare è Saverio Galardi, che è anche consigliere della città metropolitana di Firenze, carica dalla quale si è dimesso, e che sottolinea: “Si è creato il precedente di un gruppo esterno al Parlamento, agli eletti, che impone all’ assemblea e ai parlamentari decisioni senza contraddittorio e senza confronto”.
Una nuova costituente
I consiglieri che lasciano il Movimento 5 Stelle non si limitano ad abbandonare la nave, ma rilanciano sulla necessità di costruire un soggetto nuovo: “Ci appelliamo a tutti i cittadini, i portavoce e gli attivisti di spiccato senso democratico che si rispecchiano in tutti i principi fondanti del MoVimento; a tutti i parlamentari del MoVimento che non condividono più la deriva autoritaria instauratasi; a tutti i gruppi della società civile che si attivano costantemente a tutela del bene comune e che si rispecchiano nei principi della democrazia partecipata; affinché tutti si impegnino alla costituzione di un nuovo soggetto politico che, recuperando l’eredità degli ideali e dei principi fondanti del MoVimento 5 Stelle, dia luogo ad un reale cambiamento per il nostro Paese”.
Il mondo dei dissidenti ex 5 Stelle ormai ha assunto forme difficilmente riunificabili: si pensi al caso del Senato, dove sono 14 gli ex pentastellati iscritti al gruppo misto dopo quanto avvenuto nei mesi scorsi; di questi però, tre senatrici hanno dato vita al Gruppo di Azione e Partecipazione Popolare, insieme al deputato Adriano Zaccagnini, poi passato a Sel, altri hanno messo in campo Italia Lavori in Corso, altri ancora Movimento X, infine alcuni sono dei veri e propri “battitori liberi”. La stessa situazione fuori dal Parlamento: si va da Democrazia in Movimento alla Rete dei Cittadini. Sembra quindi improbabile che l’appello di un nucleo di consiglieri possa riportare l’unità tra le file degli ex pentastellati.
GM