
Quando ieri, nel corso della discussione che ha preceduto il voto di fiducia al Senato sul Jobs Act, si è alzato per esprimere il proprio voto in dissenso con il gruppo parlamentare del Partito Democratico, di cui fa parte, Corradino Mineo è diventato immediatamente l’idolo dei social network: decine i tweet con l’hashtag #jobsact che tessevano le lodi dell’ex direttore di Rainews24, il quale oggi all’agenzia Il Velino spiega di aver votato contro “perché mi sembrava necessario richiamare tutti alla realtà”.
Queste le parole di Mineo: “Mi è sembrato pazzesco porre per la seconda volta la fiducia sul provvedimento in una situazione in cui le priorità sono altre, come si evince dall’inchiesta sulla mafia a Roma. Ho pensato servisse un gesto forte per richiamare tutti alle loro responsabilità”. Voto in dissenso annunciato al suo capogruppo, Luigi Zanda, al quale ha inviato un’email “nella quale spiegavo che ritenevo interessante quanto era accaduto alla Camera e dicevo che mi sarebbe piaciuto che ci fosse un dibattito sereno su altri emendamenti. Ma se il governo avesse posto la fiducia mi sarei comunque dissociato pubblicamente”.
Il senatore descrive quindi la situazione a Palazzo Madama: “Mi trovo a disagio in Senato perché non si conclude nulla, alziamo solamente la mano per documenti del governo, siano la fiducia, leggi delega o decreti. Ma faccio la mia battaglia per onorare il mandato che mi è stato dato dagli elettori e seguiterò a portarla avanti con forza”. Critiche anche al Partito democratico: “Siamo stati eletti per realizzare un programma e stiamo facendo cose diverse. La responsabilità di chi ha trasformato il Pd da soggetto a luogo, per citare Bersani, è innanzitutto di Matteo Renzi”.
Lotta a corruzione ed evasione le priorità
“Il problema non andarsene dal Pd o fare una scissione. Ma che parlamentari e cittadini di vari orientamenti prendano atto di quali sono veramente i problemi del Paese” – questa l’opinione di Mineo – “Io personalmente chiedo un cambiamento nell’ordine delle priorità: corruzione ed evasione devono essere al primo posto. Sono temi coerenti con le ragioni per cui mi sono candidato e sulle quali andrò avanti in Parlamento e nella sinistra. Dopodiché gli altri scelgano”.
Nessuna paura di fronte al rischio di provvedimenti nei suoi confronti da parte del senatore democratico: “Nel giorno in cui i titoli dei giornali aprono sulla mafia, la priorità è un’altra. Non è il Jobs Act perché è una legge che non cambia l’Italia e serve solo a Renzi per poter dire che ha risolto, secondo lui, un problema prima dello sciopero. C’è uno scollamento tra questo tipo di dibattito e i problemi del Paese che il sottoscritto non poteva che mettere in evidenza”.
Dovere di votare contro
Infine un passaggio sulla scelta di votare contro, nonostante gli altri colleghi senatori della minoranza Pd optassero per un’altra scelta “responsabile”, Mineo ha sostenuto: “In questi 21 mesi da senatore ho sempre lottato a fianco della minoranza Pd che nel frattempo è cresciuta numericamente e fa una battaglia interna al partito su lavoro e legge elettorale. Io però credo che quando esiste un tale scollamento tra i problemi del Paese e quello che il governo fa, il dovere sia quello di richiamare tutti alla realtà con un atto forte. E votare contro la fiducia lo è stato”.
GM