Mafia, il Comune di Roma rischia lo scioglimento

Piazza del Campidoglio, Roma (VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)
Piazza del Campidoglio, Roma (VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)

L’impietoso quadretto che si sta delineando in questi giorni, dopo gli arresti legati alle indagini sulla mafia degli appalti pubblici di Roma, mette a serio rischio commissariamento l’amministrazione capitolina, guidata da Ignazio Marino. L’ipotesi sembra essere al vaglio del prefetto Giuseppe Pecoraro, che ha oggi affermato: “Stiamo leggendo le 1.200 pagine dell’ordinanza in modo da valutare la possibilità di sciogliere il Comune di Roma e poi riferiremo al ministro”. Per il prefetto “Roma non ha mai vissuto una situazione del genere”. Ipotesi che però viene per così dire esorcizzatadal presidente Pd, Matteo Orfini: “Non credo ci sia il rischio di commissariamento del Comune di Roma”.

Erano stati gli esponenti del Movimento 5 Stelle, nella giornata di ieri, a parlare per primi di ipotesi commissariamento e a loro Orfini si rivolge: “La linea dello scioglimento di questa amministrazione è la linea della mafia, di quei poteri criminali che hanno provato a infiltrare questa amministrazione e hanno poi provato ad aggredirla perchè non facevano quello che dicevano”. Arriva poi la difesa della giunta Marino, “un argine ai poteri criminali: ciò che emerge dimostra come ci sia stata un’aggressione a questa amministrazione”. Nel frattempo, Matteo Orfini è stato scelto dal Pd per commissariare il partito a livello locale e cercare di far luce su quelle che vengono definite infiltrazioni.

Nel frattempo proseguono dimissioni e avvicendamenti: oggi Cristian Carrara, esponente della civica ‘Per il Lazio’, è stato eletto questa mattina presidente della V commissione Cultura del Consiglio regionale del Lazio, dopo le dimissioni dalla carica di Eugenio Patané, consigliere regionale del Partito Democratico, coinvolto nell’inchiesta. Dimissioni anche per Luca Gramazio, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale del Lazio, il quale ha spiegato: “Mantenendo la mia posizione potrei alimentare facili e strumentali polemiche che, fatalmente, coinvolgerebbero anche il mio partito. E’ per questo che intendo fare un passo indietro”.

La difesa di Poletti

Da parte sua, il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, si difende dalle accuse per aver partecipato a una contestata cena, rivoltegli in particolare dallo scrittore Roberto Saviano, ma anche da molti dei manifestanti in piazza ieri contro il Jobs Act, e sostiene, attraverso il suo portavoce, Massimo Tognoni: “Era lì perché da presidente della Lega delle cooperative andava a tutte le assemblee che poteva, non si risparmiava. Conosceva Buzzi come presidente della cooperativa 29 giugno”.

Poco dopo, a margine di un convegno dell’Inail, è lo stesso Poletti a difendersi direttamente: “Sto male nel vedere il mio nome messo vicino alle schifezze che ci sono. Sono indignato. Quelle cose non c’entrano nulla con il sottoscritto, sentirsi messa in discussione la propria reputazione è intollerabile”. Poi ha ammesso di conoscere Buzzi: “Era un dirigente di una coop sociale che si occupava dell’inserimento delle persone disabili nel posto di lavoro, mai avrei immaginato che da un contesto come questo potessero uscire le cose che vediamo in questi giorni. Sapevamo tutti quanti che Buzzi era stato condannato per omicidio, ma noi che viviamo in questi mondi pensiamo che ci sia la possibilità di cambiare la propria vita”.

Indagine conoscitiva della Regione

In una nota, intanto, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, fa sapere: “Sulla base della lettura degli sviluppi dell’inchiesta ‘Mafia Capitale’, ho disposto un’indagine conoscitiva presso tutte le principali centrali appaltanti della Regione quali: Asl, Ater, Centrale Unica e Dipartimenti per conoscere se società legate all’inchiesta abbiano partecipato a gare e a bandi pubblici ed il loro esito. Vista la gravità e l’eccezionalità della situazione occorre senza indugio portare alla luce qualsiasi tentativo di aggressione o infiltrazione possibile e nel caso fare chiarezza, mettendo a disposizione della Procura tutte le informazioni acquisite”.

Tutt’altro tipo di indagine viene invece richiesta dalla Lega Nord, attraverso il capogruppo alla Camera Massimiliano Fedriga, e riguarda l’istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare per verificare come vengono spesi i soldi legati al fenomeno dell’immigrazione: “Vorremmo estendere su tutto il territorio nazionale le verifiche e togliere il velo d’opacità sulle cooperative e le onlus che hanno in gestione il ‘business’ dell’immigrazione”. Spiega Fedriga: “La Lega è stata la prima a denunciare che l’immigrazione incontrollata era un business per la criminalità organizzata e dai fatti di Roma è emerso in modo palese che quanto diciamo da anni è la realtà di questo paese”.

In realtà, una commissione d’inchiesta con lo scopo di “conoscere e curare, se ci sono, le patologie di un sistema di accoglienza e trattamento degli immigrati, per trovare una fisiologia, utile all’Italia, a tutti” è stata proposta e approvata alla Camera per iniziativa del deputato di Per l’Italia Mario Marazziti. Aveva spiegato il parlamentare: “Noi abbiamo un’alta considerazione del lavoro delle forze dell’ordine, delle cooperative sociali, che si trovano ad operare in condizioni difficili. Ma troppe volte siamo arrivati al limite, con gravi disfunzioni, limitazioni e offese della dignità personale, e, alla fine, con un danno grave”. A quella commissione si erano opposti la Lega Nord e Fratelli d’Italia.

 

GM