
Un rimprovero quasi paterno, duro ma affettuoso, che non risparmia anche alcuni consigli, quello dello storico leader della Lega Nord, Umberto Bossi, al giovane segretario federale, Matteo Salvini, che ha inaugurato un nuovo corso fatto di aperture verso il Mezzogiorno d’Italia, legami con organizzazioni di estrema destra, ma soprattutto di un eccesso di presenzialismo mediatico, che – visti i sondaggi – sembra dare parecchi frutti.
“Contento lui, contenti tutti”, ha commentato Bossi conversando con alcuni cronisti, poi – riferendosi alle foto apparse sul settimanale ‘Oggi’ che ritraggono Salvini “vestito” solo di una cravatta verde – ha sottolineato: “Si tratta solo di una fotografia, però guarda caso appena uno inizia ad avere consenso, iniziano i vostri giochi sporchi”. Nessun rischio di boomerang per il Carroccio, sostiene il Senatur, ma solo “una fotografia che mi ha fatto sorridere”.
Quindi sul nuovo corso della Lega: “Una cosa però è certa, il Sud non è più quello di una volta. La lezione di indipendentismo del Nord ha sicuramente spaventato il Mezzogiorno, prima si pensava ‘Metteranno in galera Bossi e tutto finisce lì’, poi il tempo ha dimostrato che innanzitutto non è facile mettermi in galera, in secondo luogo in tutta Europa sono venute fuori tutta una serie di richieste di indipendenza che fatalmente si uniranno, si collegheranno”.
Sulla questione delle alleanze, arrivano poi le parole contro l’alleanza con Marine Le Pen e con i movimenti dell’ultradestra anche in Italia: “Io non andrei con i fascisti, vengo da una famiglia partigiana combattente, non mi piace dare spazio a queste formazioni perché puntano a uno Stato centralista, ma sono altrettanto convinto che le alleanze elettorali non cambiano la sostanza del nostro progetto, che resteremo comunque legati sempre a quella cosa lì”.
“Io sono convinto che la Lega dovrebbe fare un giro delle capitali indipendentiste d’Europa”, ha proseguito Bossi, ponendo dunque al centro del dibattito la questione federalista, un po’ accantonata dal nuovo corso imposto da Matteo Salvini. Il vecchio leader ha infine scherzosamente dato il suo consiglio al segretario attuale: “Si rimetta la canottiera”.
L’allargamento a Sud
Nelle scorse ore, l’Adnkronos ha provato a interpellare diversi politologi rispetto alla capacità di successo di una Lega dei Popoli con il nome di Salvini nel simbolo. Grande è lo scetticismo, come sostiene, ad esempio, Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica all’Università di Bologna: “Pensare che i leghisti abbiano un progetto per l’Italia mi pare fantasioso. Di certo avranno un ’asso nelle bretellè, si preparano a sfruttare l’insoddisfazione degli elettori e la protesta contro la politica, che al Sud è forte”.
In ogni caso, secondo Pasquino, “il Sud non è mai stato conquistato da nessuno ha un elettorato scontento e fluido, che di volta in volta cerca alternative tra le forze di governo. Se Salvini riuscirà dal punto di vista organizzativo a trovare referenti politici che già avevano voti propri al Sud, potrà avere consensi, offrendo loro in cambio una candidatura. La Lega supererà comunque qualsiasi clausola di sbarramento, e in questo modo in Parlamento entrerà una ’quota Sud’ con il partito di Salvini”.
Radicato a destra e nei territori
Certo invece di un successo di Salvini si dice Massimo Cacciari: “Dal suo punto di vista Salvini ha assunto una linea intelligente: da un lato, sul modello Le Pen, si definisce come partito nazionale di destra che va dalle Alpi al Lilibeo; dall’altra parte, cercherà di sfruttare invece l’antica vocazione leghista del Nord, territori in cui mantiene un radicamento forte. Con lo sfascio dei grillini, può recuperare quei voti di destra che prima andavano ai 5 Stelle, e diventare così un partito importante, difficile da contrastare al Nord”.
Scettico sulla capacità della Lega di rinnovarsi e provare a conquistare l’elettorato meridionale è infine Alessandro Campi, docente Storia delle dottrine politiche all’Università di Perugia: “La Lega ha un Dna interamente nordista: pensare di espandersi al Sud chiedendo di dimenticare venti anni di storia politica, non è impresa facile, perché le parole d’ordine del Carroccio e la propaganda contro Roma ladrona o comunque in chiave anti-meridionale stanno sempre lì. E non trova facilmente prato verde il progetto di una Lega nazionale, che ora manda in soffitta il mito della Padania per abbracciare e difendere il Mezzogiorno”.
GM