
Il ministro all’interno Angelino Alfano ha rilasciato un’intervista a Barbara Jerkov del Messaggero sul tema dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, condotta dalla Procura di Roma con la quale è stato scoperchiata la cosiddetta “Mafia Capitale“, un’organizzazione di stampo mafiosa che coinvolgeva criminalità e politici.
In merito all’ipotesi di scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, il ministro ha sottolineato che sarebbe bene “procedere con i piedi di piombo”.
“Prima di avventurarci in qualsiasi valutazione occorre studiare la corposa ordinanza del procuratore Pignatone. Solo dopo saremo in grado di prendere una decisione ponderata con la massima attenzione possibile visto che si tratta, a maggior ragione, della Capitale del nostro Paese”, ha spiegato Alfano, ricordando che vi sono dei “modelli investigativi che trascendono il sistema di classificazione delle associazioni mafiose su base locale, che – invece – guardano al metodo mafioso come sistema di gestione di attività economiche che vedono interessati settori del mondo produttivo e della politica”.
Nessun scioglimento comune di Roma
Per Alfano questo caso danneggia ulteriormente il rapporto con i cittadini e per riconquistarlo, sottolinea il ministro “è necessario battersi contro chi sbaglia, contro coloro che rendono al Paese un’immagine distorta delle istituzioni. E’ la politica deviata il nemico da combattere”.
E per quanto riguarda l’ipotesi scioglimento del Comune, Alfano tiene a ricordare che “le istituzioni sono il baluardo della libertà e della democrazia e bisogna preservarle dalla politica deviata, salvo il principio per noi inderogabile della presunzione di innocenza”.
Il ministro assicura pertanto che per lo scioglimento del Comune di Roma “gli elementi emersi dalle indagini richiedono una valutazione attenta per verificare se si integrino i presupposti per l’adozione delle misure previste”, ricordando inoltre che “abbiamo sempre affrontato casi analoghi con oculatezza e grande senso di responsabilità. Da quando sono ministro dell’Interno sono stati sciolti sedici Comuni e ci sono sette accessi ispettivi in corso. Tra questi, per la prima volta, vi è anche un’azienda municipalizzata”.
Rispetto alla prassi, aggiunge Alfano “qualora, invece, si ravvisassero gli elementi per uno scioglimento, allora sarebbe indispensabile un confronto” in sede del consiglio dei Ministri. “Ma non siamo in quella fase e sullo scioglimento non si decide con emotività ma a seguito di precise, puntuali e non brevi valutazioni tecniche”.
Rivedere sistema delle municipalizzate
La vicenda romana per Alfano riporta anche in primo piano il sistema delle municipalizzate, per cui afferma che “va riformato”: “E’ un’idea che porto avanti da tempo e che si impone nel dibattito di governo non sull’onda delle inchieste giudiziarie ma alla luce di un necessario taglio di quelli che considero rami grassi della struttura pubblica: enti cioè che assorbono risorse da utilizzare diversamente”.
Novità nel concetto di “mafia”
Il ministro ha poi spiegato che in merito al mutamento del concetto di “mafia”, “il metodo mafioso non è solo ascrivibile alle tradizionali organizzazioni, ma ne fanno uso diverse associazioni delinquenziali. Siamo perfettamente in grado di seguire ogni eventuale evoluzione del sistema criminale e le nostre leggi sono adeguate a questo scopo”.
“Quello che vale è il metodo: la forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquistare in modo diretto o indiretto la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche, di appalti e servizi pubblici per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri. Certo -ha poi concluso Alfano- non si tratta più di una organizzazione delocalizzata rispetto ai tradizionali territori di origine, ma, piuttosto, di un qualcosa di diverso. In sostanza, non è una succursale di cosa nostra, ma un’organizzazione che ne usa il metodo, è questa la parola chiave di tutto”.
C.D.