Ricerca, Napolitano ammette: “Risorse insufficienti”

Giorgio Napolitano (Filippo Monteforte/Afp/Getty Images)
Giorgio Napolitano (Filippo Monteforte/Afp/Getty Images)

La lettera aperta indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, da parte di un ricercatore 32enne, Cosimo Lacava uno dei tanti “cervelli in fuga” che vive a Londra, pubblicata nei giorni scorsi dal quotidiano ‘La Repubblica’, ha riaperto il dibattito sulla ricerca universitaria nel nostro Paese, con il giovane “scappato” all’estero che tra l’altro faceva riferimento a una norma della Legge di stabilità  che “intenderebbe cancellare quanto previsto dall’art. 4 del decreto legislativo 49/12, che introduceva un principio sacrosanto: e cioè che si dovesse pensare anche al futuro e non solo al presente della ricerca e della didattica delle università”.

Il problema della ricerca universitaria spinge in questi giorni a clamorose proteste e a dure prese di posizione, come quella della senatrice a vita Elena Cattaneo, la quale ha lamentato: “Nelle università italiane c’è bisogno di qualità. Questa la si ottiene lavorando sulla credibilità delle procedure e favorendo le progressioni di carriera dei ricercatori e dei professori più competenti (e sempre eticamente integri) ma anche pescando da un bacino di giovani, intellettualmente ambiziosi e culturalmente onesti, per i quali la vincita di un contratto di ricercatore a tempo determinato di tipo B è il possibile trampolino di lancio per la carriera universitari”.

Chiare anche le richieste della Flc-Cgil, per bocca del suo segretario Mimmo Pantaleo: “I 150 milioni previsti nel DDL di stabilità per la premialità devono servire al rifinanziamento del fondo ordinario delle università vincolandone una quota alle  assunzioni ed eliminando gli assurdi vincoli fissati per il reclutamento stesso da leggi e circolari”; inoltre, occorre “eliminare dal DDL di stabilità  il comma che cancella il vincolo di attivazione di contratti a tempo determinato con prospettiva di stabilizzazione. Misura che incoraggerebbe un’ulteriore e definitiva precarizzazione dell’Università con pesantissime ripercussioni sulla qualità della ricerca e della didattica”.

La lettera di Napolitano

A tutte queste sollecitazioni ha risposto oggi il Capo dello Stato, in una lettera indirizzata al ricercatore che ha aperto il dibattito, sottolineando: “Purtroppo come tanti altri ricercatori meritevoli e di talento anche lei non ha trovato in Italia le condizioni necessarie per continuare le sue ricerche e si è trasferito all’estero dove ha trovato adeguate e soddisfacenti opportunità di lavoro. Lei giustamente sostiene che questa non deve essere una scelta obbligata e che l’investimento fatto per la sua formazione dovrebbe poter essere utilizzato per il bene e lo sviluppo del nostro Paese”.

Rispetto alla contestata norma inserita nella legge di stabilità, Napolitano sostiene che “si tratta di una problema ancora all’esame del Parlamento sul quale è opportuno riflettere con attenzione tenendo conto dei diversi pareri esistenti in proposito”. In conclusione, il presidente della Repubblica evidenzia come “il vero problema da affrontare sia quello delle risorse tuttora insufficienti destinate all’Università e che sarebbe necessario programmare un piano di assunzioni che renda l’organico degli Atenei e quindi l’Università italiana in linea con i più avanzati standard europei”.

 

GM