
Il 4 dicembre, con il voto del Senato, è stato approvato in via definitiva il Ddl sul rientro dei capitali detenuti all’estero. Le principali misure introdotte sono la collaborazione volontaria e il reato di autoriciclaggio. Vediamo come funzionano.
Collaborazione volontaria
La collaborazione volontaria o “voluntary disclosure”, come il governo italiano da qualche tempo sceglie di chiamare con il nome inglese i propri provvedimenti (vedi Jobs Act), consiste nella dichiarazione volontaria di investimenti finanziari esteri e di beni che si possiedono all’estero, per regolarizzare la propria posizione fiscale in merito. La procedura potrà essere applicata alle violazioni avvenute entro il 30 settembre 2014 e vi si potrà far ricorso fino al settembre del 2015. Chi farà ricorso alla collaborazione volontaria non sarà penalmente perseguito per i reati di dichiarazione fraudolenta o infedele o di omessa dichiarazione, né per omesso versamento di ritenute certificate e Iva e nemmeno per il nuovo reato di auto-riciclaggio; la responsabilità penale rimarrà solo per alcuni casi gravi di condotte fraudolente, comunque con pena ridotta. La legge prevede anche una riduzione delle sanzioni amministrative tributarie, mentre le somme dovute a titolo di imposta dovranno essere versate per intero. Il Ministro dell’economia Padoan ha precisato che questa procedura “non è un condono, perché chi aderisce paga tutto il dovuto“. Nonostante l’esclusione della responsabilità penale o la riduzione delle pene per alcuni reati, comunque, chi dovesse fornire dati in tutto o in parte falsi nell’ambito della volontary disclosure verrà punito con la reclusione da un minimo di anno e sei mesi a un massimo di sei anni.
Il nuovo reato di auto-riciclaggio
La nuova legge poi introduce per la prima volta in Italia il reato di autoriciclaggio per chi dopo aver “commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa“. Le pene per questo reato sono la reclusione da 2 a 8 anni e una multa da 5.000 a 25.000 euro. Tuttavia, se il denaro o i beni derivano da un reato non colposo punito con pene inferiori nel massimo a 5 anni di reclusione, le sanzioni per l’auto-riciclaggio diminuiscono: la reclusione passa da 1 a 4 anni e la multa da 2.500 a 12.500 euro.
Soddisfazione è stata espressa dal ministro dell’Economia Padoan, in seguito all’approvazione definitiva del disegno di legge. “Si tratta di un provvedimento atteso da tempo ed equilibrato, che ha concluso l’iter parlamentare grazie alla collaborazione dei gruppi di maggioranza e all’atteggiamento costruttivo delle opposizioni”, ha scritto il ministro in una nota. “L’intervento è innovativo”, ha spiegato, “perché, rispetto alle precedenti misure per il rientro dei capitali, non è un condono, in quanto l’imposta dovuta si paga per intero – ha sottolineato -. Chi aderirà avrà una riduzione delle sanzioni amministrative e penali“. Secondo Padoan “questa legge sul rientro dei capitali è conforme alle eccellenze internazionali in tema di regolarizzazione dei redditi dei capitali esportati illegalmente all’estero, basate sulla trasparenza, sullo scambio automatico di informazioni e sulla fine del segreto bancario, che sono state adottate su iniziativa dell’Ocse, del G20 e dell’Ecofin sotto la presidenza italiana dell’Ue”, ha tenuto a precisare il ministro dell’economia. Riguardo alla procedura di collaborazione volontaria, Padoan ha auspicato che “i potenziali interessati usino questa opportunità per mettersi in regola”, aggiungendo che “i proventi, che prudenzialmente non sono quantificati nel bilancio dello Stato, contribuiranno a dare sollievo alle finanze pubbliche“. Che è l’obiettivo finale della legge. Qualora l’operazione dovesse avere successo, lo Stato potrebbe recuperare un gettito compreso tra i 5 i 20/25 miliardi di euro, è la stima che fa il Sole24Ore.
La normativa così disposta, con la procedura di collaborazione volontaria, che prevede una riduzione delle sanzioni e la depenalizzazione di alcuni reati fiscali, accompagnata dal nuovo reato di auto-riciclaggio dovrebbero, nelle intenzioni del governo, indurre gli evasori con attività finanziare all’estero a regolarizzare la loro posizione, anche perché a partire dal 2018 la Svizzera aderirà alla procedura di scambio automatico di informazioni fiscali, anche sui cittadini italiani in “fuga” fiscale dall’Italia. A quel punto il Fisco italiano non dovrà più dare la caccia ai contribuenti che esportano illegalmente attività e investimenti finanziari all’estero, perché sarà semplicemente la Svizzera a fornire informazioni sugli investitori e risparmiatori italiani sul proprio territorio. La stessa cosa avverrà con altri Paesi ex paradisi fiscali. In Svizzera si stima siano depositati circa 200 miliardi di euro dei circa 230 usciti irregolarmente dall’Italia.
V.B.