Ue, Merkel: “Riforme di Italia e Francia insufficienti”

 Angela Merkel  (Timur Emek/Getty Images)
Angela Merkel (Timur Emek/Getty Images)

Dopo il via libera della Commissione europea  alle leggi di bilancio presentate da Francia e Italia, lo scorso 2 dicembre è giunto quello degli Affari economici dell’Europarlamento, che ha però precisato che il giudizio è stato rinviato al prossimo marzo. Dal canto suo il commissario Ue agli Affari economici Moscovici aveva annunciato una stretta sulla flessibilità, ricordando che la Commissione Ue presenterà “una comunicazione sull’uso della flessibilità che già esiste nelle regole”.

Una linea dura sull’austerity che è stata nuovamente ribadita da parte della Cancelliera tedesca Angela Merkel che in un’intervista al quotidiano Die Welt ha sostenuto che “le riforme in Francia e in Italia sono insufficienti”.
La cancelliera ha poi spiegato che la Commissione Ue “ha stabilito un calendario secondo il quale Francia ed Italia dovranno presentare ulteriori misure. Questo è giustificato perché i due Paesi stanno attraversando effettivamente un processo di riforme”.
“Ma la Commissione ha ribadito anche che quanto presentato sul tavolo fino ad ora non è sufficiente. Parere che io condivido”, ha poi concluso Merkel.

Una posizione con la quale la leader tedesca ribadisce anche quelle del suo partito, l’Unione cristiano Democratica (Cdu), sostenitori del rigore in Europa.

Immediata la reazione del capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza che in un tweet ha commentato: “Cara Merkel non serve impartire lezioni agli altri Paesi. La vera priorità è cambiare la politica economica dell’Europa”.

Il presidente della commissione Finanze della Camera Daniele Capezzone (FI) ha aspramente criticato quanto dichiarato dalla Cancelliera: “È noto che, diversamente da altre valutazioni, non ho mai difeso i vincoli europei. E anzi ho (purtroppo inutilmente) sollecitato il superamento volontario da parte dell’Italia degli attuali parametri europei. Purtroppo, sconcerta e delude la distanza tra le parole di Renzi (la sua sfida verbale all’Ue) e i fatti (cioè un suo inchinarsi sistematico ai diktat di Berlino e Bruxelles)”.

“Da ultimo, il governo ha accettato una correzione complessiva da oltre 6 miliardi, oltre 3 dei quali a danno della riduzione di tasse per gli italiani- ha proseguito Capezzone- Ora, nonostante tutte queste genuflessioni sbagliate, è giunta la pubblica umiliazione da parte della signora Merkel. Da mesi, a partire da un libro pubblicato a giugno, mi affanno a proporre una tesi radicalmente alternativa a questo minimalismo: sfondare il 3%, prevedere un taglio-choc di 40 miliardi di tasse, con corrispondenti tagli di spesa e riforme strutturali”.
“Purtroppo per Renzi e per l’Italia -ha poi concluso il parlamentare- sarà la dura realtà a rispondere alle chiacchiere e alle slide. Nessuna persona ragionevole può infatti ritenere che con le misure modeste di questa legge di stabilità, l’economia italiana possa ricevere una frustata positiva e crescere in modo sostenuto. E ora arriva pure lo schiaffo di Berlino…”. C.D.