
Ieri la Nato ha ammainato bandiera in Afghanistan con una cerimonia di chiusura al Quartier Generale della International Security Assistance Force, la missione che dal 20 dicembre 2001 ha operato sul territorio per fronteggiare le offensive dei talebani e di al-Queda. Dal dicembre 2001 ad oggi è costata la vita a 3.482 soldati dei Paesi partecipanti: tra questi 2.354 americani e 48 italiani sui circa 130 mila uomini e donne complessivamente impiegati nelle operazioni.
Un “ritiro troppo improvviso”secondo il primo ministro Abdullah Abdullah ma non definitivo. Nei giorni scorsi il presidente afghano, Ashraf Ghani ha siglato con Jens Stoltenberg Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica – Nato – un accordo di collaborazione denominata “Resolute Support” per mantenere un contingente di truppe straniere nel territorio: circa 12 mila soldati forniti principalmente dagli Stati Uniti e uno stanziamento pari a 16 miliardi di dollari dal 2012 al 2015. Grazie ad un accordo bilaterale sulla Sicurezza siglato tra Usa e Afghanistan il Segretario alla difesa americano Chuck Hagel ha inoltre assicurato al governo di Kabul un contingente addizionale di 1.000 uomini, che affiancheranno i 9.800 soldati che gli Stati Uniti lasceranno in Afghanistan. Le missioni avranno lo scopo di addestrare le unità governative per la sicurezza del territorio. Una priorità se si considera che tra il 2013 e il 2014 l’aumento degli attentati nel Paese è stato pari al 10%. Ashraf Ghani riferendosi in particolare ai recenti attacchi da parte dei talebani nella capitale ha dichiarato: “Una piccola minoranza vuole dirottare l’intera nazione, ma noi non lo consentiremo”. Gli accordi sono stati approvati la scorsa dal Parlamento afgano mentre a Londra i rappresentanti di 60 Paesi finanziatori dell’Afghanistan, tra cui il Segretario di Stato Usa John Kerry e il primo ministro iinglesee David Cameron, ribadivano il loro impegno a sostenere Kabul anche dopo il parziale ritiro del contingente Nato.”L’Afghanistan non può più essere considerato un rifugio sicuro da cui i terroristi possono minacciare la comunità internazionale”John Kerry intervenendo al meeting londinese, aggiungendo che il “modo più efficace per promuovere questo obiettivo è quello di sostenere l’unità politica e la sicurezza” di Kabul.
ADB