
Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sposa la linea della cancelliera tedesca Angela Merkel che aveva criticato Francia e Italia per le riforme insufficienti, peraltro condividendo un parere della stessa Commissione Ue. Juncker, infatti, ha avvertito i due Paesi che se non porteranno a termine le riforme annunciate, la Commissione procederà con “un inasprimento della procedura sul deficit“. “Se alle parole non seguiranno i fatti – ha aggiunto -, per questi Paesi non sarà piacevole“. Queste parole sono state pronunciate dal presidente della Commissione Ue in un’intervista al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung. E forse sono state dette più per tranquillizzare i tedeschi, che per minacciare Francia e Italia. Si sa che i tedeschi non vedono di buon occhio chi non rispetta i rigidi vincoli di bilancio europei (ma solo quelli sul deficit, non sul surplus…) e in Germania ci sono stati malumori sull’approvazione della legge di bilancio e la concessione di più tempo a Italia e Francia per la correzione del deficit. Juncker ha però ribadito che la scadenza di marzo è tassativa e se entro quel periodo Italia e Francia non si saranno impegnate sul fronte delle riforme, ne subiranno le conseguenze.
“Dovremmo dare fiducia agli italiani e ai francesi. E poi vedremo, proprio a marzo, come sarà andata“, ha detto Juncker alla FAZ. “I governi ci hanno garantito che faranno quanto annunciato”, ha precisato. “Per me si tratta ora di sostituire un diktat immediato con una fiducia a lungo termine“, ha spiegato Juncker prendendo le distanze dalla linea politica del predecessore Barroso. Il presidente della Commissione europea ha poi ricordato che “la Commissione presenta delle proposte, ma le decisioni sono cosa dei governi” e ha ulteriormente spiegato che la linea del dialogo adottata con Francia e Italia “è meglio, rispetto alla possibilità di imporre prescrizioni senza che poi succeda nulla“.
“Per me si tratta ora di sostituire un diktat immediato con una fiducia a lungo termine”, ha aggiunto Juncker per marcare un cambio di passo rispetto ai predecessori. “Si tratta – ha chiosato – di una sana comprensione tra persone”. “Vorrei ricordare che la commissione presenta delle proposte, ma le decisioni sono cosa dei governi”, ha spiegato il presidente della commissione Ue. “Cosa sarebbe successo se avessimo detto: ‘dovete regolare le cose entro dopodomani o altrimenti siamo a un punto morto’?” Per Juncker la situazione di dialogo attuale “è meglio, rispetto alla possibilità di imporre prescrizioni senza che poi succeda nulla”.
Juncker ha poi rivendicato il merito del suo piano di investimenti da 315 miliardi di euro, affermando che “contribuisce” a ridurre la distanza tra Unione europea e cittadini e toglie spazio ai populisti. “Qui si tratta di crescita e posti di lavoro, una risposta forte agli euroscettici”, ha sottolineato Juncker, secondo il quale i populisti “sfruttano” la distanza che c’è tra cittadini e istituzioni. “Per questo – ha detto – non basta combattere il populismo. Si tratta di ridurre il solco”. “Non vogliamo accendere alcun fuoco di paglia, che dopo due o tre anni si estingua”, ha precisato. “Possiamo agire sull’economia solo con i soldi che abbiamo a disposizione, senza fare nuovi debiti e senza aumentarne il volume”, ha spiegato il presidente della Commissione Ue alla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Anche in questo caso a rassicurare i tedeschi.
Rispetto allo scandalo LuxLeaks, che nelle ultime ore si è allargato, sugli accordi fiscali di favore alle multinazionali in Lussemburgo, di cui Juncker è stato Primo Ministro fino al 2013, il presidente della Commissione europea ha affermato che la sua credibilità non è danneggiata.
Alle parole di Juncker sulle riforme hanno fatto eco quelle del vicepresidente della Commissione Ue, con le deleghe a Crescita e Competitività, Jyrki Katainen, che in un’intervista al quotidiano torinese La Stampa ha dichiarato: “Servono le riforme oppure tutto sarà inutile. Se restano ostacoli burocratici agli investimenti privati, se l’amministrazione è lenta, se ci sono incognite non finanziarie, il nuovo fondo Efsi (il fondo europeo istituito con il piano Jucnker, ndr) potrà far poco”. Per il commissario europeo, pertanto, è prima necessario che gli Stati facciano le riforme, altrimenti il piano di investimenti di Juncker non sarà sufficiente. “La risposta non è nel creare nuovo debito, ma nel focalizzarci sulle riforme che servono a stimolare la ripresa“, ha sottolineato Katainen.
V.B.