Napolitano contro l’antipolitica: “E’ patologia eversiva”

Giorgio Napolitano (Filippo Monteforte/Afp/Getty Images)
Giorgio Napolitano (Filippo Monteforte/Afp/Getty Images)

Intervenendo alla conferenza “Crisi di valori da superare e speranze da coltivare per l’Italia e l’Europa di domani” all’Accademia dei Lincei, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è tornato a contestare la tematica dell’antipolitica, sottolineando: “Essa si è espressa e si esprime in molte altre forme, fuori dal Parlamento, costringendoci a fare più complessivamente il punto sul travaglio che l’Italia ha vissuto dal 1992 ad oggi. Un moto di accesa contestazione nei confronti della politica, e per essa dei partiti e delle istituzioni rappresentative, si era fatto sentire fin dalla fine degli anni ’80”.

In pratica, “la critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obbiettività, senso della misura, capacità di distinguere ed esprimere giudizi differenziati, è degenerata in anti-politica, cioè, lo ripeto, in patologia eversiva. E urgente si è fatta la necessità di reagirvi, denunciandone le faziosità, i luoghi comuni, le distorsioni, impegnandoci in pari tempo su scala ben più ampia non solo nelle riforme istituzionali e politiche necessarie, ma anche in un’azione volta a riavvicinare i giovani alla politica valorizzando di questa, storicamente, i periodi migliori, più trasparenti e più creativi”.

“Reagendo ad abusi di potere, catene di corruzione, inquinamenti nella selezione dei candidati a incarichi pubblici e in generale nei meccanismi elettorali. Di qui lo stimolo e il sostegno all’opera della magistratura, simboleggiata dall’attività del pool Mani pulite”, ricorda Napolitano, che poi evidenzia: “Si possono deplorare i ritardi e le riluttanze con cui le istituzioni pubbliche abbiano effettivamente preso decisioni e operato su quel terreno, a salvaguardia del prestigio della politica o al fine di superarne la crisi. D’altronde, non deve mai apparire dubbia la volontà di prevenire e colpire infiltrazioni criminali e pratiche corruttive nella vita politica e amministrativa che si riproducono attraverso i più diversi canali come in questo momento è emerso dai clamorosi accertamenti della magistratura nella stessa capitale. Eppure, il dato saliente resta quello del dilagare, ormai da non pochi anni a questa parte, di rappresentazioni distruttive del mondo della politica”.

Reagire all’antipolitica

Si è fatta urgente, secondo il Capo dello Stato, “la necessità di reagirvi, denunciandone le faziosità, i luoghi comuni, le distorsioni, impegnandoci in pari tempo su scala ben più ampia non solo nelle riforme istituzionali e politiche necessarie, ma anche in un’azione volta a riavvicinare i giovani alla politica valorizzando di questa, storicamente, i periodi migliori, più trasparenti e più creativi. Un tale impegno, volto a rovesciare la tendenza alla negazione del valore della politica, e anche del ruolo insostituibile dei partiti, richiede l’apporto finora largamente mancato della cultura, dell’informazione, della scuola”.

Impoverimento culturale e morale

“Fatale è stato, per mettere in crisi soprattutto l’avvicinamento dei giovani alla politica, l’impoverimento culturale degli attori e dei punti di riferimento essenziali, cioè dei politici e dei partiti” – ha detto ancora Napolitano – “Insisto sul dato dell’impoverimento culturale, inteso come smarrimento di valori, verificatosi anche per effetto di uno spegnimento delle occasioni di formazione e di approfondimento offerte nel passato dai partiti in quanto soggetti collettivi dotati di strumenti specifici e qualificati. E’ stato questo un fattore decisivo anche di impoverimento morale. Perché la moralità di chi fa politica poggia sull’adesione profonda, non superficiale, a valori e fini alla cui affermazione concorrere col pensiero e con l’azione”.

In caso contrario, “l’esercizio di funzioni politiche può franare nella routine burocratica, nel carrierismo personale, nella ricerca di soluzioni spicciole per i problemi della comunità, se non nella più miserevole compravendita di favori, nella scia di veri e propri circoli di torbido affarismo e sistematica corruzione”. In sostanza, Napolitano afferma che “un grave decadimento della politica nel nostro paese” ha contribuito “a un più generale degrado dei comportamenti sociali, a una più diffusa perdita di valori che nell’Italia repubblicana erano stati condivisi e risultati operanti per decenni, sull’onda della sconfitta del fascismo e sulla base dello straordinario disegno ed impulso venuto dall’Assemblea Costituente”.

Sentimenti antieuropeisti

Non solo: Napolitano sostiene ancora che “valutazioni sommarie, posizioni liquidatorie hanno sempre di più negli ultimi tempi messo in questione anche le istituzioni, le politiche, le rappresentanze europee. Gli ingredienti dell’anti-politica in ciascuno dei nostri paesi si sono confusi con gli ingredienti dell’anti-europeismo. A ciò hanno certamente contribuito miopie e ritardi delle istituzioni comunitarie insieme a calcoli opportunistici degli Stati membri. Ma si è così finito per far cadere in ombra lo straordinario contributo al mantenimento della pace, al benessere economico e alla tutela dei diritti che l’Unione Europea ha saputo via via garantire ai suoi cittadini”.

La speranza nel futuro e nei giovani

“In questo inaspettato prolungamento del mio impegno istituzionale ho avuto la fortuna di incontrare molti giovani all’inizio della loro esperienza parlamentare e di governo, cui sono giunti spesso senza alcun ben determinato retroterra”, ha spiegato infine Napolitano, avviandosi verso la chiusura del suo intervento: “A ciascuno di loro ho cercato di ricordare quanto sia importante impegnarsi a fondo e con umiltà nell’attività politica, con spirito di servizio e scrupolo nell’approfondimento di merito delle principali questioni che coinvolgono la nostra comunità”.

Ha concluso Napolitano: “Sono convinto che questa sia la strada migliore per porre i loro talenti al servizio del Parlamento e del paese, impedendo l’avvitarsi di cieche spirali di contrapposizione faziosa e talora persino violenta, e invece alimentando, appunto, ‘ragionevoli speranze’ per il futuro dell’Italia e dell’Europa”.

 

GM