Pistorius, non è finita

 Pistorius  ricorso
Oscar Pistorius (Herman Verwey/Getty Images)

La vicenda processuale di processo a Oscar Pistorius non sì è conclusa con la sentenza del settembre scorso. Il verdetto del Tribunale di Pretoria aveva riconosciuto l’atleta colpevole dell’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp escludendo tuttavia il dolo. Pistorius nella notte di San Valentino del 2013 aveva colpito mortalmente la ragazza sparando dalla porta chiusa del bagno. L’atleta aveva sostenuto fin dal principio la propria innocenza: si trattò di una fatalità, disse, un tragico errore senza la minima intenzione di colpire Reeva. L’accusa al contrario ha sostenuto l’intenzionalità del delitto contestandone la tesi difensiva. Una tesi tuttavia accolta dal giudice Thokozile Masipa in sentenza. La decisione  ha salvato Pistorius dalla condanna all’ergastolo. Escluso il dolo lo stesso giudice il 21 ottobre scorso aveva emesso un verdetto di condanna a soli cinque anni. Una condanna che gli permeterebbe di chiedere la libertà provvisoria dopo soli dieci mesi di detenzione.
Un responso straordinariamente mite e inatteso alla vigilia del processo dove gli elementi a fondamento dell’accusa sembravano presagire un esito ben peggiore per l’atleta. Ora su richiesta del pubblico ministero il caso sarà riesaminato. “La condanna decisa dal giudice fissa la barra molto in basso, è scioccante” ha affermato il procuratore Gerrie Nel nel corso dell’udienza per la decisione sul ricorso. Secondo l’accusa una sentenza mite come quella comminata a Pistorius creerebbe un pericoloso precedente in un paese afflitto da criminalità come il Sudafrica. Alla fine la richiesta della Procura è passata: il via libera è stato dato dallo stesso giudice Thokozile Masipa che ha in primo grado emise la sentenza di condanna. La decisione permette ora alla Corte Suprema di verificare la corretta applicazione della legge nel corso del processo. “La nostra tesi era che avrebbe dovuto essere condannato per omicidio ad un pena di almeno 15 anni” ha detto il portavoce del procuratore Nathi Ncube commentando la decisione.

ADB