Riforme, il governo inciampa in Commissione

Il ministro Maria Elena Boschi (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
Il ministro Maria Elena Boschi (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Due emendamenti identici, presentati da minoranza Pd, primo firmatario Giuseppe Lauricella, e Sel, raccolgono – nonostante i relatori e il governo avessero dato parere negativo – la maggioranza dei voti in commissione Affari Costituzionali alla Camera. Uno stop inaspettato per il governo sul dl Riforme fortemente voluto dal ministro Maria Elena Boschi, che vuole altresì essere un segnale: “Senza di noi, non si va da nessuna parte”, sembrano infatti dire i proponenti dei due  emendamenti.

Il voto riguardava in particolare l’abolizione della norma che prevedeva nel nuovo Senato cinque componenti nominati dal presidente della Repubblica e in carica per sette anni; in pratica, con gli emendamenti passati oggi con due voti di scarto, la nuova composizione dell’Aula di Palazzo Madama sarà di 100 membri, tra consiglieri regionali e sindaci. Inoltre, poiché il testo non è conforme a quello approvato in prima lettura al Senato, ora il dl Riforme potrà essere rivisto.

Decisivo è stato il voto favorevole del ‘frondista’ di Forza Italia, Maurizio Bianconi, sempre più “battitore libero” nel suo partito: in caso di parità di voti, infatti, gli emendamenti non sarebbero passati. Esulta su Facebook Danilo Toninelli, deputato 5 Stelle e tra i membri più attivi della commissione: “Approvato emendamento che cancella senatori a vita da nuovo Senato. Stavolta minoranza Pd ha votato a favore. Ora voleranno stracci in casa Renzi”. Intanto, subito dopo il voto, i relatori del provvedimento Emanuele Fiano (Pd) e Francesco Paolo Sisto (Fi) hanno incontrato il ministro Boschi per capire come proseguire.

A favore del provvedimento, hanno votato in maniera compatta tutti gli esponenti della minoranza Pd, escluso Andrea Giorgis, che ha preferito astenersi, insieme a Movimento 5 Stelle, Sel, Lega Nord e appunto Maurizio Bianconi. La minoranza Pd può contare, all’interno della Commissione, su dieci membri, uno dei quali, Alfredo D’Attorre, in sede di discussione, ha voluto precisare che trattandosi di un “emendamento tecnico”, quello di oggi “non è un voto politico”.

Critiche al comportamento del governo

D’Attorre ha criticato poi il parere negativo espresso da relatori e governo: “Erano emendamenti tecnici su cui c’era una larghissima condivisione, non si capisce perché il governo ha dato parere negativo. Quanto è successo conferma che sui punti centrali della riforma la Commissione deve decidere. C’è l’impegno di tutti nel Pd a non toccare i pilastri della riforma, ma deve prevalere la discussione in Commissione”.

Da qui l’augurio che “l’atteggiamento dei relatori e del governo sia diverso, rimettendosi all’orientamento che emerge in Commissione”, di fronte ad altri nodi ancora da sciogliere. Uno di questi riguarda la possibilità di dare alla Consulta il potere preventivo sul sindacato di costituzionalità in merito alla legge elettorale. Un altro degli aspetti da chiarire è poi quello che riguarda l’art. 7 sulle incompatibilità e sulla decadenza dei componenti del Senato. Sia Bianconi, sia Lauricella concordano nel chiedere cosa accadrà “se il consigliere regionale o sindaco che è senatore, verrà sospeso dalla sua carica elettiva” in seguito alla legge Severino, citando a tal proposito il caso della condanna del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.

Esultano Salvini e i “fittiani”

L’emendamento che cancella di fatto ulteriori nomine di senatori da parte del presidente della Repubblica, che però non si dovrebbero definire “a vita”, in quanto la carica elettiva è di sette anni, fa esultare il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, il quale commenta su Facebook: “Col voto determinante della Lega, in Commissione alla Camera è stata approvata l’abolizione dei senatori a vita. Bene! E se si dimettessero anche Monti e compagni, non sarebbe male”.

Di “soppressione dei senatori a vita” parla anche il forzista Daniele Capezzone, Presidente della Commissione Finanze della Camera, sottolineando che “è non solo una buona notizia rispetto ad un istituto di per sé anacronistico, ma è anche il superamento di una situazione anomala nella quale, senza consenso popolare, figure che avrebbero dovuto essere super partes hanno – a volte – giocato un ruolo di parte, determinando la vita politica nazionale al di là delle scelte democratiche degli elettori”.

Capezzone aggiunge: “L’approvazione dell’emendamento Lauricella oggi in Commissione Affari Costituzionali è dunque un successo del collega Bianconi, e, con lui, degli altri 17 deputati di Forza Italia che avevano (avevamo) firmato analogo emendamento soppressivo”. Lapidario invece Maurizio Bianconi: “Questo patto del Nazareno è la morte della democrazia in Italia”.

 

GM