
Battuta di arresto per l’economia tedesca che frena e rischia di trascinare ulteriormente al ribasso l’intera Eurozona. La produzione industriale della Germania cresce sotto le attese, l’export è in calo, mentre l’indice manifatturiero Pmi è sotto 50 punti, ovvero in fase di contrazione. Nel frattempo la Bundesbank ha tagliato le stime sul Pil del Paese. Insomma, notizie non proprio incoraggianti per quella che dovrebbe essere la locomotiva di un Europa sempre più malandata.
Riguardo alla produzione industriale, a ottobre si è avuta una crescita dello 0,2% su base mensile e dello 0,8% rispetto ad ottobre 2013. Il dato, diffuso dall’ufficio di statistica tedesco Destatis, è inferiore alle attese degli analisti, che contavano su un +0,4%. Non solo, Destatis ha anche rivisto al ribasso il dato di settembre, che passa da un +1,4% ad +1,1% su base annua. Gli ordini dell’industria tedesca a ottobre sono cresciuti del 2,5%. Un elemento che aveva fatto pensare ad un incremento della produzione industriale, ma così non è stato. Ad agosto, ordini e produzione industriale tedesca avevano subito un vero e proprio crollo. Comunque, secondo il ministero dell’Economia tedesco “la produzione industriale si è stabilizzata. Dopo la debolezza dei sei mesi fino all’estate, è possibile che sia stato toccato il fondo sia nel settore manifatturiero che in quello edilizio” e dunque ora sarebbe partita, anche se a passo lento, la ripresa.
Il Paese della cancelliera Merkel, però, registra un calo del proprio indice manifatturiero Pmi (Purchasing managers index), che a novembre passa a 49,5 punti dai 51,4 di ottobre, scendendo sotto la soglia dei 50 punti, che rappresenta lo spartiacque tra espansione e contrazione dell’attività. Il dato, poi, è il più basso degli ultimi 17 mesi. E per la prima volta da luglio 2013 la riduzione riguarda anche gli ordini dall’estero. Una situazione determinata non solo dalla debolezza economica degli altri Paesi dell’Eurozona, ma anche dal rallentamento dell’economia cinese e soprattutto dalle incertezze della crisi con la Russia e le sanzioni europee a Mosca. Con l’arretramento della Germania, scende anche l’indice Pmi dell’Eurozona che dai 50,6 punti di ottobre diminuisce a 50,1 di novembre, ancora in espansione, ma di poco. Il capo economista di Markit, Chris Williamson, ha avvertito: “La situazione è peggiore di quanto si pensasse. Non solo la performance del settore è stata la peggiore dalla metà del 2013, c’è anche il rischio che il nuovo e forte deterioramento iniziato al centro si estenda a tutta la regione” (dell’euro). In Italia l’indice Pmi di novembre resta fermo a 49 punti, mentre in Francia scende a 48,4 dai 48,5 di ottobre. Secondo quanto riferisce Markit: “Quello che stiamo osservando, per la prima volta in quasi un anno e mezzo, è la contrazione manifatturiera sofferta dalle tre maggiori economie (Germania, Francia e Italia, ndr). Il motore delle esportazioni tedesco si è bloccato, causando il calo dei nuovi ordini del Paese. Questi sono diminuiti anche in Francia e Italia, provocando previsioni negative sulla produzione dei prossimi mesi”. E’ infatti di oggi il dato negativo sulla produzione industriale italiana, che a ottobre ha segnato un -3% annuo, il peggior dato da luglio 2013 appunto.
Riguardo alle esportazioni tedesche, a ottobre sono diminuite dello 0,5% su base mensile, una bella differenza con l’incremento del 5,5% di settembre. Anche le importazioni sono calate, registrando un -3,1% rispetto al +5,2% di settembre (il dato è rivisto). Su base annua l’export tedesco è cresciuto dello 4,9% in frenata dal +8,6% di settembre. Nel frattempo, è salito ancora il surplus commerciale della Germania passando dai 18,miliardi di euro di settembre ai 20,6 miliardi a ottobre.
Nei giorni scorsi, intanto, come era già stato annunciato, la Bundesbank ha tagliato le stime sulla crescita della Germania, portando il Pil 2014 al +1,4% e quello per il 2015 a +1%. La previsione della scorsa estate era invece di una crescita dell’1,9% quest’anno e del 2% il prossimo. Comunque, assicura la Bundesbank, l’economia tedesca rimane solida. “Ci sono fondate ragioni per ritenere che l’attuale fase di debolezza sia solo temporanea”, ha affermato Jens Weidmann, presidente della Banca centrale tedesca. Il governo di Berlino aveva già tagliato le proprie stime di crescita sull’economia nazionale.
V.B.