Legge elettorale: il Pd sfoderà il Mattarellum

Palazzo Madama ( Filippo Monteforte- Getty Images)
Palazzo Madama ( Filippo Monteforte- Getty Images)

La riforma della legge elettorale prosegue il suo iter parlamentare in commissione Affari Costituzionali del Senato dove ieri il leghista Roberto Calderoli, si è presentato con tre carelli con 10.500 emendamenti presentati dalla Lega Nord alla riforma delle Legge elettorale.
“Siamo pronti a ritirarli se il Governo mostrerà buonsenso altrimenti li votiamo tutti”, ha detto Calderoli, spiegando che “fino ad oggi il governo non ha dimostrato di voler ragionare rispetto a delle proposte di buon senso che sono venute dal 99% della commissione, se non con le buone ci arriverà con altri strumenti”.
Per il leghista “si deve chiarire qual è la normativa oggi in vigore poiché siamo l’unico Paese moderno privo di una legge elettorale e la norma di salvaguardia. Se si vuole barare noi rispondiamo così, se sono in buona fede siamo pronti a ritirare gli emendamenti e a ragionare con loro”.

Lega Nord e legge elettorale

Oltre a chiedere garanzie sul voto anticipato, per cui ricorda Calderoli “parleremo di legge elettorale una volta realizzate le riforme. Deve essere chiaro che la nuova legge elettorale si utilizzerà solo una volta che sia superato il bicameralismo perfetto” viene anche chiesto chiarimento in merito ad una norma transitoria, come clausola di salvataggio, per il Senato.
Tuttavia c’è chi sostiene che sia applicabile il Consultellum, ovvero il sistema indicato dalla Corte Costituzionale, come Calderoli e chi come il Pd mira al Mattarelum, con il quale le segreteria potrebbero scegliere i candidati nei collegi uninominali e applicato tra il 1994 e il 2005.

Emendamenti e sub emendamenti

Scaduto il termine di presentazione degli emendamenti, in tutto sono 12mila quelli presentati: dai 1500 della Lega, passando ai 6.000 presentati da Gal e 100 da Sel.
Mentre, scade stasera, il termine per presentare i sub-emendamenti al testo dell’Italicum presentato dalla Finocchiaro e con il quale viene recepita la soglia al 40% anzichè al 37% che le liste devono superare per ottenere il premio di maggioranza e le preferenze ai capilista bloccati.
Tra questi i subemendamenti ci è quello annunciato ieri da tre senatori del Pd che prevedono l’entrata in vigore dell’Italicum dal primo gennaio 2016 e che nel periodo transitorio dall’approvazione della legge elettorale alla sua effettiva validità propongano che venga ripristinato il Mattarellum come clausola di salvaguardia.
“L’Italicum entra in vigore dal 1° gennaio 2016. Nel periodo transitorio viene ripristinato il Mattarellum”, viene indicato in un subemendamento alla legge elettorale presentato ieri dai senatori del Pd Stefano Collina, Andrea Marcucci e Francesco Verducci.
“Se dobbiamo prevedere una clausola di salvaguardia, il Mattarellum risponde perfettamente ai requisiti indicati dalla Consulta e interpreta molto meglio l’esigenza di rafforzare la governabilità del Paese”, sottolineano i tre senatori Pd.
Il dissidente Pippo Civati commenta: “La maggioranza Pd ha finalmente scoperto i pregi del Mattarellum. Lo dico con insistenza da un anno. Allora propongo: visto che il Mattarellum è pronto all’uso, tagliamo la testa al toro e risposiamolo. Addio Italicum. Io ci sto. La maggioranza che dice?”.
Debora Serracchiani, vicesegretario Pd ha anche lei sostenuto che “ci sono due alternative, per la clausola sulla legge elettorale: o si lasciano le cose come sono o si torna al Mattarellum”.
Critica Forza Italia: 2Scusate ma a che gioco stiamo giocando? Stavamo parlando dell’Italicum, e all’improvviso tre autorevoli senatori presentano un emendamento che parla di Mattarellum? Che vuol dire?”, commenta il senatore Fi Donato Bruno.

Timori elezioni anticipate

Ma in molti temono che sia una manovra renziana per andare al voto anticipato a cominciare da Mario Mauro senatore dei Popolari per l’Italia che chiede a Renzi di spiegare “perché vuole andare al voto anticipato”.
Il premier Matteo Renzi che non si fa intimidire è però determinato a proseguire e alle esitazioni del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi risponde: “Se lui molla l’accordo, noi andiamo dritti sulla nostra strada con il Mattarellum e ci presenteremo da soli alle elezioni, visto che il Pd è un partito maggioritario, con quel sistema”. Inoltre, ricorda il premier che “se falliamo noi c’è la Troika” ricordando le parole di Juncker.
Immediata la replica di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio che su Twitter scrive: “Per Matteo Renzi colpa parole Juncker è di conservatori e frenatori. E su riforme ricatta FI. Linguaggio inaccettabile dal presidente del Consiglio”.
“Matteo Renzi paventa troika per minacciare minoranza Pd. Ma il fallimento sarebbe solo suo. Faccia autocritica e non minacce”, ha poi aggiunto Brunetta.
Intanto però sul fronte della Commissione Affari Costituzionali della Camera sulle riforme costituzionali, il governo incassa la sconfitta con un emendamento approvato con 22 voti favorevoli, 20 contrari e presentato dal deputato della minoranza Pd Giuseppe Lauricella, secondo il quale il futuro Senato dei 100 sarà composto esclusivamente da rappresentanti territoriali, senza senatori a vita di nomina presidenziale.  Maurizio Bianconi, frondista di Forza Italia, M5S, Sel, Ln e diversi deputati Pd hanno votato sì, tra i quali: Bindi, D’Attorre, Agostini, Lattuca, Meloni, Pollastrini, Cuperlo, Lauricella. Andrea Giorgis (Pd).

Forza Italia

Forza Italia ha presentato in tutto cinque emendamenti in commissione Affari Costituzionali al Senato alla legge elettorale, firmati dal capogruppo Paolo Romani, Donato Bruno, Riccardo Mazzoni e Anna Maria Bernini.
Tra questi quello in cui viene indicato che l’Italicum deve entrare in vigore non prima del 30 giugno 2016 e se le Camere venissero sciolte prima di quella data si andrebbe al voto con il Consultellum.
Inoltre con due proposte di modifica viene fissata una data certa di entrata in vigore della legge elettorale all’esame del Senato: il 30 giugno 2016 e il primo gennaio 2017.
Come sottolinea Fi, in entrambe si prevede che “nel caso in cui le Camere fossero sciolte prima di tale data si applica il decreto del presidente della Repubblica n.361 del 1957 così come risultante dalla sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale”, ovvero il Consultellum.

Infine, Fi chiede che siano possibili gli apparentamenti tra primo e secondo turno in caso di ballottaggio, così come indicato anche in un emendamento della minoranza Pd e che vengano effettuati entro quattro giorni dal primo turno. Gli ultimi emendamenti riguardano invece il Trentino Alto Adige.

C.D.