
Ieri il vertice in Campidoglio con il sindaco Ignazio Marino, poi il presidente della A. S. Roma, James Pallotta, ha rilasciato alcune dichiarazioni che non lasciano spazio a interpretazioni: “Le cose stanno procedendo nel modo giusto e questa ‘rivoluzione’ capitolina andrà a velocizzare i lavori per lo stadio”. Il riferimento è ovviamente all’inchiesta sul sistema mafioso nella Capitale e se qualcuno dopo le prime affermazioni avesse avuto dubbi, ci pensa lo stesso Pallotta a farli svanire: “Prima stavano rallentando e non riuscivamo a capire il perché, ora le cose dovrebbero andare in maniera molto più fluida. Tutte le persone che hanno rallentato questo procedimento non ci sono più”.
Parole di fuoco che non lasciano indifferenti il mondo politico, in particolare il Partito Democratico, con Umberto Marroni, attuale deputato ed ex capogruppo in Comune, che twitta: “Inquietanti dichiarazioni Pallotta, non capisco nesso tra positivo intervento magistratura e delibera stadio. Faccia i nomi!”. Va oltre il cinguettio Fabrizio Panecaldo: “Vorrei rassicurare Mister Pallotta sul fatto che nessuno ha mai rallentato l’iter di approvazione della delibera sullo stadio, come dimostrano i precedenti passaggi d’aula. L’accelerazione in questione nasce da uno snellimento dell’odg, alleggerito da delibere non pronte per il voto d’aula. Solo una nuova calendarizzazione, pertanto, nient’altro”.
Da parte sua, Pallotta evidenzia: “Ci aspettiamo l’ok auspicabilmente martedì prossimo. Tutti i cittadini dovrebbero essere contenti di quello che il sindaco sta facendo. Sarà spettacolare. Auspicabilmente nel 2017 Roma potrà avere il proprio stadio”.
Audizione in Antimafia della Procura di Roma
Intanto, nel pomeriggio di oggi, è andata di scena, in Commissione Parlamentare Antimafia, l’audizione del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, che sottolinea: “Tutto sommato Carminati e Buzzi erano tranquilli sull’esito delle elezioni, non si aspettavano sfracelli qualunque fosse stato l’esito e vantavano agganci sia nell’uno che nell’altro schieramento”. Il procuratore parla di trasversalità interna, legata alle provenienze politiche di Carminati e Buzzi, ma anche esterna, che però “si rapporta in modo diverso con le due giunte che si sono succedute”.
Quindi specifica: “Con quella Alemanno, coprono cariche amministrative di vertice tre delle persone cui contestiamo anche il 416 bis (Testa, Mancini e Panzironi), con l’amministrazione successiva questa presenza di vertice non c’è ma rimane questa presenza estremamente pesante di Buzzi e del mondo delle cooperative che ruota attorno a lui, che si caratterizza con una continuazione del fenomeno corruttivo”.
Aggiunge, sempre in Audizione, il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino, tra i titolari dell’inchiesta: “Il rapporto tra struttura organizzata e imprenditoria è uno dei tratti distintivi per riconoscere la mafiosità di un gruppo che va ben al di là di un interesse di natura predatoria come il pizzo: insomma, questi vogliono le imprese, come la ‘ndrangheta quando arriva al Nord”. Si tratta di un parallelo che regge, secondo Prestipino, soprattutto se si tiene conto che “pezzi di ‘ndrangheta e Mafia Capitale si sono reciprocamente riconosciute e rispettate”.
Il pm sottolinea infine come “Carminati e i suoi si pongono con un approccio identico, anche dal punto di vista della terminologia, a quello delle mafie tradizionali” attuando il medesimo schema anche “a Roma, dove qualche imprenditore per ottenere protezione si rivolge a Carminati. Questo concede la sua protezione ma chiede qualche cosa”.
GM