
Slitta a domani venerdì 12 dicembre, ore 18h, il Consiglio dei Ministri (Cdm) sul tema dell’anticorruzione, convocato d’urgenza dal premier Matteo Renzi alla luce degli ultimi sviluppi emersi dall’inchiesta Mondo di Mezzo condotta dalla Procura di Roma con la quale è stato scoperchiato un sistema di stampo mafiosa nel quale erano coinvolti politici, amministratori e criminalità.
Con un videomessaggio pubblicato sul suo profilo Twitter, il premier aveva annunciato, mercoledì scorso, quattro nuove misure con le quali combattere il fenomeno della corruzione, che spaziano dall’inasprimento della pena all’allungamento dei tempi della prescrizione.
Questa mattina sempre su Twitter, Renzi annunciando che il Cdm sull’Anticorruzione si terrà domani ha ribadito che “su 50 mila carcerati, solo 257 per corruzione, non è serio. Non basta lo sdegno: regole più dure domani in Consiglio dei ministri”.
Per oggi, invece il premier ha ricordato che saranno discussi altri temi: “Stamani riunioni su Stabilità, poste, decreti. Poi partenza per Ankara e Istanbul. Priorità a nostre aziende e situazione Libia”.
Il costo della corruzione
Ma il tema della corruzione e le misure annunciate da Renzi hanno sollevato numerose critiche a cominciare dall’Osservatorio Agromafie, dall’Istituto italiano anticorruzione fino all’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) che ha diffuso una pagina pubblicata a pagamento sui principali quotidiani nella quale sottolinea quali sono le reali ripercussioni del fenomeno nel sistema giudiziario: “120mila processi in fumo in un anno per l’assenza di una vera riforma della prescrizione; 60 miliardi di euro l’anno il costo della corruzione per l’assenza di una vera riforma”, scrive l’Anm, impiegando lo slogan “i numeri contano più delle parole; la magistratura chiede vere riforme nell’interesse dei cittadini”.
La Corte dei Conti aveva sottolineato lo scorso novembre come la corruzione e la burocrazia siano colpa del legislatore, tanto che il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri aveva sostenuto che anche “un eccesso di leggi causa la corruzione”, perché “ci si avvale della complessità del procedimento per intervenire a facilitarlo”. Per la Corte di conti, la corruzione in Italia costa 60 miliardi di euro all’anno.
C’ chi come il giornalista Fabrizio Rondolino interpellato da Italia Oggi pensa che il caso di Mafia Capitale abbia tolto l’attenzione alla riforma del mercato del lavoro e allo sciopero generale organizzato dai sindacati il 12 dicembre, non a caso, giorno in cui Renzi sposta il Cdm: “I sindacati arrivano fuori tempo massimo. Il Jobs Act è legge, non è più argomento di discussione. In questo modo mostrano quanto siano autoreferenziali e sconnessi dalla realtà. Puntavano all’occupazione mediatica e invece Mafia capitale gli ha tolto il palcoscenico. Comunque la vicenda toglie smalto anche a Matteo Renzi che ha ereditato un Pd sempre più parte integrante di un ramificato sistema di malaffare”, afferma Rondolino.
Politica e corruzione
Ma non solo: il problema si riflette attraverso varie modalità, come l’alterazione della concorrenza, un ostacolo agli investimenti e sulla mancata crescita economica.
Il Sole 24 ore, lo scorso 5 dicembre, ricordava che “sono 144.591 i politici eletti in Italia, un sistema complessivo che costa 7 miliardi” e che “si muove solo sulla base di convenienze personali o contingenti, che siano appalti o municipalizzate, ma anche riforma del lavoro o legge elettorale”. Non a caso, c’è chi sollevo immediatamente il tema delle oltre 8 mila società partecipate che dovevano essere tagliate nel piano Cottarelli.
Sul tema è intervenuto anche il Capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha parlato di un “antipolitica patologia eversiva”
Per Napolitano serve una scossa per combattere l’antipolitica percepita come una minaccia: tanto che in risposta ad “episodi di corruzione inimmaginabili e vergognosi” ha chiesto ai partiti un “profonda opera di risanamento” con il fine di restituire al sistema democratico partiti “rigenerati” a cominciare da una profonda autoriforma e dalla riforma del sistema elettorale e istituzionale.
M5S
Critico il Movimento Cinque Stelle che ha denunciato con una nota che “Renzi si sveglia solo oggi dopo lo scoppio di Mafia Capitale, ma da maggio Pd, Forza Italia e Lega insabbiano le leggi anti-corruzione presentate in Parlamento da M5S e da altre forze”.
“La verità è che dopo la corruzione nell’Expo di Milano, nel Mose di Venezia e ora la Mafia Capitale di Roma, siamo ancora ostaggi di un premier che non può nulla contro la corruzione e la mafia dilagante in Italia, perché è lui stesso garante del Patto del Nazareno”, hanno scritto i gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato, affermando che “Pd e Forza Italia prima hanno affossato il 416ter, ovvero il reato di voto di scambio politico mafioso, riducendo le pene. Poi hanno distrutto la legge sull’autoriciclaggio e non hanno fatto nessuna vera riforma della prescrizione”.
Il M5% ricorda che lo scorso “13 maggio il Senato, su proposta M5S, votò la calendarizzazione urgente delle norme anti-corruzione e Grasso annunciò che la discussione sarebbe iniziata il 10 giugno, ma il Patto del Nazareno bloccò tutto”.
“Le nostre proposte messe sul tavolo sono tante: riforma della prescrizione, innalzamento delle pene per lo scambio politico mafioso per il 416ter, pene più severe per i reati amministrativi, una proposta di legge sul whistleblowing, che aiuta a denunciare la corruzione sia nel settore pubblico e privato, reintroduzione del reato di falso in bilancio. Queste sono leggi che se votate, sarebbero la vera difesa dei cittadini contro la corruzione e le mafie”, spiegano i parlamentari Grillini, concludendo: “Chiedete a Renzi, al Governo e alla maggioranza perché è stato tutto bloccato in questi mesi. Per la risposta si potrebbe passare al Nazareno o forse a Palazzo Grazioli: a casa di Berlusconi”.
C.D.