
Si svolgerà nel tardo pomeriggio, alle 18h a Palazzo Chigi, il Consiglio dei Ministri convocato dal premier Matteo Renzi sul tema dell’anticorruzione, alla luce delle ultime vicende che hanno coinvolto il Comune di Roma, nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”.
Secondo le anticipazioni pubblicate dai maggiori quotidiani, il piano previsto da Renzi e il ministro della Giustizia Andrea Orlando si basa su un ddl che prevede sia l’inasprimento delle pene per i reati di corruzione che il prolungamento dei termini di scadenza per la prescrizione, elemento quest’ultimo che potrebbe essere d’attrito tra Pd e Ncd. Non a caso, ieri, il Ministro dell’Interno Angelino Alfano, nel commentare la proposta di Renzi aveva ricordato che era stata già preso un accordo lo scorso agosto sul tema della prescrizione, spostando la problematica delle lungaggini nei processi sul piano dei “giudici lumaca“.
Il ddl Anticorruzione consiste in cinque punti incentrati su: corruzione, corruzione per induzione, concussione, prescrizione, patteggiamento e infine la confisca.
Per quanto riguarda la corruzione ci è un aumento per tutti i reati di corruzione:
– la corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio passa da 4 a 8 anni a 6 a 10 anni. Si tratta del 319-ter, ovvero la corruzione in atti giudiziari, relativa a chi corrompe i giudici e le toghe sporche che si fanno corrompere. Nel caso in cui i fatti sono stati commessi per favorire o danneggiare una parte in un processo, si passa dai 4-10 anni di pena ai 6-12 anni, mentre se dalla corruzione compiuta deriva l’ingiusta condanna la pena si passa dai 5-12 anni agli 8-14 anni. Infine, se dalla corruzione avvenuta vi è una condanna superiore a 5 anni oppure all’ergastolo la pena passa da 6-20 anni a 10-20 anni.
– Segue la corruzione per induzione: il 319-quater viene portata da 6 a 10 anni.
– Infine, la concussione: nel reato originario viene reinserito, accanto al pubblico ufficiale, anche l’incaricato di pubblico servizio. La pena minima passa dai 6 agli 8 anni e quella massima dai 12 ai 14 anni.
Per allungare la prescrizione di tutti i reati di corruzione è necessario inserire nell’articolo 161 del codice penale, che regola le sospensioni del processo, tutti i reati di corruzione, laddove sono indicati anche i reati più gravi come la mafia e il terrorismo. Inoltre, viene inserita la norma presentata dal ministro Orlando nel Cdm dello scorso 29 agosto, quella a cui si riferisce Alfano e che nel caso di una prescrizione che si ferma dopo la sentenza di primo grado, con una sorta di processo breve per l’appello, che potrà durare al massimo 2 anni, mentre il rito in Cassazione non potrà superare un anno.
Per quanto riguarda il patteggiamento: l’articolo 4 del ddl stabilisce che per tutti i reati di corruzione — 314, 317, 319, 319-ter, 319quater, 322-bis, “l’ammissibilità della richiesta è condizionata all’ammissione del fatto da parte dell’imputato e alla restituzione integrale del prezzo o del profitto del reato”. Ovvero, il patteggiamento è consentito solo nel caso di ammissione del delitto e di restituzione dei soldi.
Secondo il ddl, i beni del corrotto saranno confiscati, mentre chi collabora con la giustizia e svela una corruzione e contribuisce a sequestrare le somme avrà una psi vedrà la pena ‘diminuita da un terzo alla metà’.
Infine, la confisca dei beni: anche in questo caso, il piano prevedrebbe che le regole in vigore per i reati gravi e gravissimi siano estere a tutti i reati di corruzione. Saranno sequestrati e successivamente sequestrati, come oggi avviene per i mafiosi, tutti i beni di cui il condannato non potrà dimostrare la provenienza.
C.D.