Oggigiorno, tra le case editrici on-line che mettono in rete qualsiasi cosa pur di vendere e-book e chi si autoproclama scrittore alimentando il calderone dei libri ignobili, pieni zeppi di errori (grammaticali e non), di volumi da dimenticare ne troviamo a bizzeffe. Ma chi sa usare le parole in modo squisito, straordinario e potente, alla fine, emerge sempre dalla massa anonima, offrendo al pubblico opere indimenticabili, e di conseguenza, restituendo alla scrittura la sua fragile, ma meravigliosa dignità. È il caso dell’ultima fatica letteraria di Beatrice Masini: La fine del cerchio.
E sarà perché l’autrice ha un curriculum di tutto rispetto (Beatrice Masini è giornalista e traduttrice, tra i suoi lavori spiccano i libri della saga di Harry Potter, ma è anche editor e autrice di romanzi per bambini e ragazzi. Ha vinto diversi premi letterari e Bambini nel bosco edito da Fanucci è stato addirittura candidato al Premio Strega), o sarà per la sua indiscutibile dote artistica, ma sta di fatto che La fine del cerchio si configura come un testo poetico, intenso, pieno di vivida bellezza. Sono le parole che la scrittrice sceglie a illuminarlo dalla prima all’ultima riga. È la cifra stilistica a renderlo elegiaco.
Si tratta di una lettura piacevole che ha il pregio di riempire cuore e mente con immagini simboliche, oniriche, ma a tratti forti, reali. Siamo in un futuro imprecisato e dopo una catastrofe che ha costretto gli uomini a lasciare la Terra, ora il pianeta è tornato di nuovo un luogo ospitale e ospitabile. Così, diversi gruppi di bambini, guidati da un Vecchio, ovvero da un adulto saggio, vengono posizionati in vari punti del globo con il compito di riavviare la vita. Una località di villeggiatura un tempo rinomata, un’isola sul lago Vittoria, nel cuore dell’Africa, una villa settecentesca con i suoi meravigliosi affreschi sono solo alcune delle destinazioni in cui i piccoli finiscono. E se è vero che il futuro è nelle loro mani, del presente e del passato non sanno nulla. Per loro anche gli oggetti più semplici (un gessetto per colorare, una caramella, un pezzo di plastica, ecc.) sono misteriosi, ma hanno una missione e non possono lasciarsi intimorire dall’ignoto: devono ripopolare l’universo e devono far leva sulle loro forze. Il problema? Non hanno ricordi, non conoscono i nomi delle cose, non hanno esperienza. Il loro vantaggio? Sono giovani e svegli, ma soprattutto hanno voglia di apprendere.
Ed è così che in questo percorso formativo, mentre il lettore assisterà allo sguardo meravigliato e talvolta attonito dei ragazzini che iniziano a pescare, a indossare abiti, a osservare il mare, a usare l’acqua che sgorga ribelle dai rubinetti, a sentire il sapore dei cibi, a essere pazienti, ad andare in bicicletta, a disegnare, a condividere o a fare amicizia con i cani… insomma a scoprire il mondo, accadrà un altro miracolo, più intimo e più profondo. Preparatevi, perché è a voi toccherà che riscoprire il valore dell’esistenza e di ciò che vi circonda. Ebbene sì, perché le emozioni spontanee degli impreparati fanciulli, le loro domande insidiose come sabbia e la loro irrefrenabile allegria finiranno per dominare il vostro cuore e non potrete esimervi dal notare la natura e in generale le cose sotto un altro punto di vista… più ricco, più ottimista, più efficace.
E grazie al potere immaginifico delle parole e alla sapienza narrativa dell’autrice, le storie ritratte nel libro, vi faranno riflettere sull’importanza della memoria, delle radici.
Non mancano i riferimenti ai film e ai libri distopici degli ultimi anni, né al Grande Fratello di George Orwell o al voyeurismo mediatico tipico dei reality show odierni con le prove di sopravvivenza da superare, ma ciò che colpisce è il potere mnemonico delle immagini, delle rivelazioni e dell’ingenuità infantile in grado di dare luce agli smarrimenti emotivi.
E mentre i ragazzini apprenderanno la condivisione, la curiosità, l’amore e diventeranno sempre più autonomi, intraprendenti, audaci e indipendenti, a noi resterà la possibilità di emulare il loro spirito di iniziativa, ovvero l’opportunità di guardare a noi stessi e agli altri con occhi diversi, per poter costruire un fulgido futuro vivendo intensamente il presente. Per riuscirci fino in fondo però, dovremo fare appello alle nostre ricordanze e al nostro senso di stupore, per lasciarci incantare ancora una volta e per sempre da questo mondo carico di minacce e oscure presenze, ma comunque empio di grazie semplici, lineari e pulite; di parole atomiche e nerborute come un cuore umano, sparpagliate al vento contro l’incedere inarrestabile del fato. Perché è nelle bizzarrie delle rimembranze che si accumula la vita. Ed è solo nelle intermittenze dei battiti che sappiamo di essere dannatamente ed eternamente vivi.
Silvia Casini