
L’intreccio tra criminalità organizzata e politici emerso dall’inchiesta “Mondo di mezzo”, condotta dalla Procura di Roma, non solo ha rilanciato il tema della corruzione da un punto di vista etico, per cui lo stesso Capo dello Stato, Giorgio Napolitano ha parlato del fenomeno dell’antipolitica come “patologia eversiva” ma anche da un punto di vista strettamente connesso all’ambito giuridico e alla pena peri reati di corruzione, tanto che il premier Matteo Renzi ha convocato per oggi un Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi sul tema dell’anticorruzione .
Ieri, il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone è intervenuto davanti alla commissione Parlamentare Antimafia in merito al caso di Mafia Capitale.
Durante l’audizione Pignatone confermando che il caso esploso a Roma è a tutti gli effetti una vicenda di mafia ha riferito che vi saranno altre indagini a breve: “Oggi noi riteniamo di avere fatto un passo avanti con l’operazione Mafia Capitale. Noi abbiamo definito questa mafia originaria e originale. Originaria perché è di Roma. Non c’è collegamento con le mafie classiche. Originale perché ha caratteri suoi propri. In totale, la Guardia di finanza ha eseguito sequestri per 220 milioni di euro. Ma è una cifra destinata a crescere. Dopo questa seconda grande operazione altre saranno fatte a breve su questo tema”, ha detto il procuratore che ha poi suggerito la creazione di un sistema premiale contro la corruzione, in quanto si rivela “un problema grave quanto le mafie”, per cui, ha sottolineato “forse qualche provvedimento legislativo sarebbe opportuno”.
Roma un caso di mafia a tutti gli effetti
“Se lasciamo intatto l’interesse comune di corrotto e corruttore di difendersi a vicenda, tutto è molto più difficile”, ha poi osservato Pignatone che in merito all’inasprimento delle pene annunciato da Renzi ha ricordato che “dobbiamo essere coerenti, se non si vuole ricorrere alle misure cautelari. Tenere insieme tutte e due le cose diventa difficile”. Il caso di Roma assume a tutti gli effetti le sembianze di un’organizzazione mafiosa sia nel controllo del territorio che nel modalità in cui operava, come i ricatti. Per Pignatone non si tratta di politica: “Tutto sommato Carminati e Buzzi erano tranquilli sull’esito delle elezioni. Non si aspettavano sfracelli qualunque fosse stato l’esito e vantavano agganci sia nell’uno che nell’altro schieramento”.
A dimostrazione della trasversalità politica, Pignatone ha ricordato come “mafia capitale” ha operato con le giunte: “Con quella Alemanno, coprono cariche amministrative di vertice tre delle persone cui contestiamo anche il 416 bis (Testa, Mancini e Panzironi), con l’amministrazione successiva questa presenza di vertice non c’è”, nonostante, sottolinea il procuratore “rimane quella estremamente pesante di Buzzi e del mondo delle cooperative che ruota attorno a lui, che si caratterizza con una continuazione del fenomeno corruttivo”.
Per quanto riguarda l’inchiesta Pignatone ha spiegato inoltre che è stata sospesa una gara in corso per Ater per 25 milioni, in quanto “anche qui si profilava un’aggiudicazione a Buzzi e alle solite cooperative”. Stesso scenario in Regione, dove ha assicurato il procuratore capo di Roma il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, “ha ritenuto di revocare un appalto per il cup del valore di non meno di 60 milioni di euro. I beneficiari sarebbero stati in tutto ed in parte Buzzi o le sue cooperative”.
Infine, il procuratore ha concluso rendendo noto di aver “incontrato Cantone”, annunciando che “ci potrebbe essere una richiesta di commissariamento degli appalti se Cantone lo riterrà”.
Bindi: falso bilancio torni ad essere un reato
Questa mattina, Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, ha preso parte ad un incontro con gli studenti a Latina, organizzato dall’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, in collaborazione con Libera, nell’ambito della missione della Commissione Parlamentare Antimafia a Latina. Nel suo intervento la Bindi ha sostenuto che “la mafia arriva dove la politica è debole, non ci dividiamo nella lotta alla mafia ma questa battaglia combattiamola tutti insieme”, ricordando che “noi siamo il Paese delle mafie ma anche quello dell’antimafia, non usiamo l’antimafia come strumento politico, dovete voler bene alla politica e riappropriarvi di questa funzione fondamentale senza la quale una comunità non sta insieme”.
“Ricordatevi che il politico non si valuta sulla base dei favori”, ha poi detto la presidente della Commissione rivolgendosi agli studenti. Rispetto al caso di Mafia Capitale, la Bindi ha ricordato che “nessuno ha il marchio della legalità stampato, neanche le cooperative. Occorre far sì che il falso in bilancio torni ad essere un reato, cambiare le legge sugli appalti e rafforzare quelle sulla corruzione, perché la mafia ha cambiato pelle. Un sistema può essere mafioso anche in assenza di delitti perché la mafia ammazza di meno quando non le si da fastidio”.
C.D.