Mafia Capitale: Comune di Roma ancora a rischio scioglimento

Campidoglio, Roma (Filippo Monteforte/Afp/ Getty images)
Campidoglio, Roma (Filippo Monteforte/Afp/ Getty images)

Il tribunale del riesame di Roma ha respinto la richiesta della difesa di Massimo Cariminati, l’ex estremista dei Nar, a capo della cosiddetta “cupola” scoperchiata dall’inchiesta Mondo di Mezzo, che resta in carcere, per associazione di tipo mafioso. Conferma del carcere, con la stessa aggravante anche per Riccardo Brugia, braccio destro di Carminati, per il manager Fabrizio Franco Testa, il commercialista Roberto Lacopo, così come per Emilio Gammuto, che però risponde solo del reato di corruzione aggravata, mentre sono stati concessi gli arresti domiciliari a Raffaele Bracci, indagato per usura.

Intanto, in questa bufera di corruzione per la gestione degli appalti, c’è ancora il rischio di scioglimento della Giunta del Comune di Roma. E’ quanto ha confermato il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, in commissione parlamentare Antimafia, spiegando che “entro la fine della settimana arriveranno i tre nomi della commissione di accesso, dalla prossima si inizierà a lavorare sulle carte. L’auspicio è di non trovare tracce di infiltrazioni altrimenti dovremo arrivare allo scioglimento per mafia del comune di Roma”.  Ieri, i parlamentari del Movimento Cinque Stelle avevano incontrato il prefetto confermando che “Pecoraro ha chiarito che intende concludere in fretta l’ispezione, 45-60 giorni al massimo, e non esclude il commissariamento, come abbiamo chiesto sin dal primo giorno”. “Marino non ha altra strada da seguire che non siano le dimissioni”, avevano poi rilanciato i grillini, sottolineando che “l’attuale sindaco non può continuare a far finta di nulla mentre il suo partito ci sta dentro fino al collo. In qualsiasi altra città del mondo il sindaco si sarebbe già dimesso da tempo”.

Marino contrario a scioglimento

Dal canto suo, il Sindaco capitolino che ieri ha firmato l’atto con cui il Comune si costituisce parte offesa, nell’ambito di un incontro sul tema “Affari, criminalità, corruzione. Cambiamo tutto”, che si è svolto oggi al Teatro Ambra Jovinelli, ha invece voluto ribadire che “credo che in questa città la maggior parte delle persone siano persone per bene e non possono essere, con lo scioglimento di un Comune per mafia, buttate nel fango come quelli che invece devono essere buttati in prigione buttando le chiavi”.
“Roma ha 3 milioni di abitanti, e se anche avesse 3.000 mafiosi, io sono al servizio di quei tre milioni di abitanti e con loro voglio fare comunità e portare una città verso una fase nuova”, ha poi aggiunto il primo cittadino, spiegando che per il futuro mira ad “una fase dove non ci sia solo il contrasto alla criminalità organizzata ma dove ci si presenta in Comune non come un suddito che chiede un favore, ma come una persona a cui va detto sì o no per una pratica in tempi compatibili con la vita umana, e quel sì o no non vengano mai concepiti come favore, ma come un diritto che il cittadino ha. Quel tipo di città e comunità la dobbiamo ricostruire nella nostra Capitale”.

Presente all’incontro anche il leader di Sel, Nichi Vendola che ha auspicato un battaglia culturale contro la corruzione: “Credo ci sia una capillarità della presenza di reti criminali e affaristico-corruttive in tutta Italia, e penso che ci vogliano norme di legge severe, serve una battaglia politica culturale contro la corruzione”.
Un fenomeno che per il governatore della Puglia di certo non si arresta solo a Roma, tanto che sottolinea Vendola, “credo che il trasversalismo della politica e il trasformismo sia il più grande alleato della corruzione. Quando nella vita politica non è chiaro qual è l’oggetto della contesa, quando la politica non è una bella gara di passioni, di progetti e di ideali, ma rischia di essere sempre il compromesso sul livello del potere, allora quella politica, ha nella propria pancia la corruzione”.
Non a caso, il procuratore Pignatone in audizione alla Commissione parlamentare Antimafia aveva confermato non solo che il caso esploso a Roma è a tutti gli effetti una vicenda di mafia ma che vi saranno anche altre indagini a breve“.

Vendola: Marino devi restituire a Roma la sua immagine

“Ha ragione Marino a dire che il commissariamento è rischioso. E non sta parlando della sua storia personale ma del rischio di darla vinta a coloro che hanno assalito questa città”, ha commentato Vendola riferendosi al rischio scioglimento del Comune e consigliando al Sindaco di restare un carica.
“Se fossi Marino continuerei a stare dove sto per senso del dovere, sapendo che sfida è diventata 10 mila volte più complicata, e che il livello strutturale, politico, organizzativo e di efficienza del suo governo deve aver davanti a sè l’intero mappamondo che chiede cosa è diventata la capitale. Hai il dovere morale di volare e fare riprendere a questa città il sogno di una grande capitale cosmopolita e non come una città ridotta o una suburra, un luogo degradato di affaristi, ladri e fascisti”, ha poi aggiunto Vendola che rivolgendosi a Marino ha poi auspicato: “Devi restituire a Roma la sua immagine di città dell’innovazione della cultura della solidarietà, è un compito gravoso”:

Storace: nuove elezioni con una destra che giuri fedeltà a Roma

Tuttavia, le opinioni sono contrastanti e a Forza Italia, Movimento Cinque Stelle anche La Destra di Francesco Storace è a favore dello scioglimento.
“Marino farebbe bene a seguire il consiglio datogli da Goffredo Bettini, dimettiti e ricandidati, ma è a destra che occorre riflettere su una candidatura che segni il riscatto. Togliamo dal mazzo dei candidati quelli che non hanno dato prova di sé nell’Aula Giulio Cesare”.
In un editoriale pubblicato su Il Giornale d’Italia, Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra, ha infatti ricordato che “se si dovesse andare alle elezioni bisognerà evitare di avere un sindaco che, son 600mila voti, rappresenti quasi 3 milioni di romani e a Roma c’è almeno un milione e mezzo di persone che non ha rappresentanza, sia a destra che a sinistra”.
“Ho moto rispetto per Alfio Marchini imprenditore ma come politico, in Campidoglio, non è stato esattamente esaltante. Il rischio è che in uno scontro Marino-Marchini possa prevalere al ballottaggio un terzo incomodo grillino. Dai candidati pretenderei un giuramento di fedeltà a Roma: governare senza pensare cosa si farà da grandi”, ha poi aggiunto Storace concludendo che “vincere non è mai facile ma se si torna ad innalzare una bandiera di stile e onestà, tutto può succedere. Se il sigillo alla candidatura del centrodestra lo deve mettere Salvini, allora non ci sarà trippa per gatti: il derby se lo giocheranno M5S e PD. Col trasformismo non si convince più nessuno”.

In merito all’inchiesta su Mafia Capitale, l’ex ministro della Salute ha anche attaccato il presidente della Regione Nicola Zingaretti: “Grazie alle indagini su mafia capitale Zingaretti ha dovuto annullare la gara da 61 milioni sul Cup per le prenotazioni sanitarie su cui Buzzi e soci avevano messo le mani. Non abbiamo ancora capito che fine farà il garone da un miliardo e mezzo – sempre sulla sanità – di cui parlava con irrefrenabile appetito il compagno Odevaine, che certo non era uno sconosciuto nella sinistra tremolante di questi giorni”.

C.D.