Sciopero, Padoan sfida la piazza: “Governo non ha paura”

Il ministro italiano dell'Economia Padoan (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
Il ministro italiano dell’Economia Padoan (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

All’indomani dello sciopero generale che ha portato in piazza oltre un milione di persone, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in un’intervista al quotidiano ‘La Stampa’, parla di “reazioni che non mi sorprendono. Una parte dei sindacati percepisce che stavolta la riforma cambierà veramente il mercato del lavoro”. Il ministro sottolinea: “La storia delle riforme è fatta anche di conflitti”. Poi aggiunge: “Il governo non ha paura. Questa riforma serve ad includere nel mercato del lavoro chi ne è stato escluso”.

Spiega Padoan: “Il dramma italiano è il gigantesco tasso di disoccupazione giovanile. I decreti attuativi del Jobs Act sono quasi pronti e realizzeranno la riforma in modo efficace”. Parole in contrasto con quelle di ieri pronunciate dal segretario generale Cgil Susanna Camusso: “Il governo sbaglia a escludere il confronto e la partecipazione con i sindacati. Devono scegliere se continuare a innescare il conflitto o aprire il dialogo: deve essere chiaro che noi non ci fermeremo”.

Sullo sciopero si era espresso ieri un altro membro del governo, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, evidenziando un’altra questione: “I problemi del paese, e quelli dei giovani in particolare, non si affrontano e non si risolvono con atti di aggressione e con provocazioni. Esiste nel paese un disagio che è’ comprensibile e va affrontato seriamente, dal Governo in primo luogo, e noi avvertiamo in pieno questa responsabilità”.

“Ma è intollerabile che sia la violenza, l’attacco alle forze dell’ordine, lavoratori che svolgono il proprio servizio a tutela della collettività, il modello del confronto, la forma di protesta prevalente” – ha aggiunto Galletti – “L’Italia non ha bisogno di contrapposizioni aggressive, non ha bisogno di violenza urbana e di cariche, ha bisogno di sviluppo e di lavoro”.

Lavoro emergenza per il Paese

Il lavoro resta “l’emergenza più grande per il Paese” quindi servono “risposte concrete” alla richiesta di “un lavoro che sia duraturo e che crei delle prospettive reali di vita”, per il presidente della Camera, Laura Boldrini, intervenuta da Assisi per sottolineare l’auspicio che “tanti nostri giovani possano ritornare in Italia ed avere qui un percorso professionale e che le scelte da fare potranno anche essere fatte senza innalzare lo scontro e il conflitto”.

Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, ha invece osservato: “Come tutti i fine settimana sono in giro tra lavoratori e imprese in una zona artigianale o industriale e non capita spesso di sentire dalla viva voce di tanti imprenditori ‘comprendiamo le ragioni dello sciopero generale’. Un aspetto da non sottovalutare ma su cui inviterei il mio partito a fare un’attenta riflessione”.

Il deputato lettiano, ultimamente spesso in contrasto con la maggioranza del partito, dà un consiglio a Renzi: “Ascoltare i lavoratori, i giovani e i precari scesi in piazza; ascoltare gli imprenditori che conoscono il mondo del lavoro molto più di qualche stimato consulente; ascoltare chi la pensa diversamente. Perché non tutti quelli che credono ancora al confronto democratico e al dibattito interno ad un partito sono gufi o sabotatori ma ascoltare le opinioni più diverse, anche se in contrasto con le proprie, è l’unico modo per creare un Paese migliore”.

Centrodestra all’attacco

Critiche allo sciopero arrivano anche da Forza Italia, con la responsabile comunicazione del partito ‘azzurro’, Deborah Bergamini, che ha attaccato: “L’arroccamento nella difesa delle proprie posizioni impone che si ricordi l’esclusione di intere categorie che di tutele non hanno mai sentito parlare e di chi un lavoro non lo ha per niente. Oggi a scontare i disagi dovuti alla paralisi della Capitale e di diverse città sono stati altri lavoratori, come le partite Iva e i co.co.pro., che la possibilità di scioperare non ce l’hanno”.

Insiste la Bergamini: “Sono decenni che il sindacato dice sempre e solo no, e il vero errore del Jobs Act, che discende dalle proteste culminate nello sciopero di oggi, è stato proprio quello di ispirarsi ad un mercato del lavoro che, nei fatti, non esiste più, senza capire che tutto è cambiato e che è ora di accettarlo e comportarsi di conseguenza”.

Le fa eco l’ex ministro Mariastella Gelmini: “Lo sciopero ‘politico’ che ha semiparalizzato l’Italia è soltanto un altro episodio della lunga e feroce lotta politica che divide le sinistre nel nostro Paese. Oggi abbiamo assistito a una risposta novecentesca delle piazze al riformismo velleitario e confuso di un governo che vorrebbe cambiare verso all’Italia ma non ha ancora chiara la direzione di marcia e soprattutto l’approdo”.

Aggiunge la Gelmini: “Il conto fra l’oltranzismo sindacale e il velleitarismo dell’esecutivo ricade tutto sulle spalle del Paese”. Quindi conclude così il suo ragionamento: “Fermare i trasporti che già non funzionano nei giorni normali o bloccare le fabbriche sempre più vuote per contestare una riforma gattopardesca che non darà lavoro a nessuno e a nessuno lo toglierà, è il paradosso amaro di una giornata sostanzialmente persa: per le riforme, per i lavoratori e le imprese”.

 

GM