
Il momento per dirlo era il peggiore, per questo a Silvio dev’essere sembrato il migliore. A poche ora dallo scossone in casa PD con Pippo Civati che, vicino allo strappo definitivo, inaugura un nuovo corso per il dissidenti dem con la sottoscrizione di un Patto “non del Nazareno” ecco che il leader di Forza Italia torna a parlare dell’accordo con Renzi. Intervenendo ad una convention del Partito ha ribadito il peso specifico di quell’accordo. Un’intesa che, secondo Silvio, ricomprende come “logica conseguenza” un’intesa sul nome del Capo dello Stato, un nome Forza Italia possa ritenere “adeguato all’alta carica che dovrà ricoprire”. Un modo per tornare a scuotere il tavolo dell’accordo come già un paio di settimane fa, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera. Per Silvio il nuovo Presidente prima di tutto. Dopo, se l’intesa FI – PD regge sul nome del Presidente, si tornerà sul capitolo delle riforme, non prima. Proprio quello che Renzi non può permettersi. Non se lo poteva permettere due settimane fa, meno che mai ora, con Civati che scuote l’albero del PD con il contro Patto.
Le dichiarazioni di Civati
“Se la legislatura proseguirà – ha detto Civati – noi abbiamo un programma e un progetto, ci si rivolge alle forze parlamentari senza guardare alla loro provenienza, chi è d’accordo sottoscrive il patto e si vota di conseguenza in Parlamento, perché quando si tratta di Costituzione, non c’è una disciplina di partito. Non c’è neanche un programma elettorale né un programma di governo perché Renzi non ha mai scritto nulla, quindi ci sentiamo responsabilmente liberi”. Ecco, nel divincolarsi dalle direttività della Segreteria ai dissidenti dem le parole di Berlusconi sembrano la conferma che la scelta dello strappo è salutare, inevitabile. L’allontanamento da Renzi, aveva detto Civati “Non è una scissione è la presa d’atto di una differenza”. Una differenza sancita dalla troppa vicinanza del premier al leader di Forza Italia. Che ora fa il difficile e si mostra perplesso sull’opportunità politica dell’accordo “Sapete come è difficile in questo momento la posizione di Forza Italia – ha detto Berlusconi -. Abbiamo ritenuto di stipulare il Patto del Nazareno, che ci dà tanto fastidio, perché non ci fa fare opposizione vera e ci crea problemi all’interno. Ma come facciamo a dire di no alle riforme che consentono il bipolarismo e il superamento del bicameralismo?” Dopo aver avvelenato il Parito con la stricnina Silvio sembra ora aver fretta di alzarsi dal tavolo e chiamare un medico. A meno di un anno il leader di Forza Italia è solo dinanzi alle responsabilità di quel Patto. Per divincolarsi è pronto ad alzare la posta, chiamando in causa l’elezione del Presidente e preparandosi alla rottura, a una buona scusa e ad un congedo non disonorevole. Renzi è meno solo, in apparenza. I numeri sembrano dargli una via di uscita. Ma l’elezione del capo della Stato è capace di scompaginare qualsiasi cosa, anche i numeri, un megafono con cui Renzi ha potuto fare le voce grossa.
“Il Re è nudo”
All’ingresso dell’Assemblea Nazionale del PD Civati ha detto: “Renzi dovrebbe leggersi una favola quella de “Il re è nudo”. In realtà sono nudi entrambi Silvio e Matteo. “I tempi che mi sono dato sono questi – ha detto ancora Civati – facciamo il Presidente delle Repubblica, che è una cosa che sospende tutte le altre questioni. Dopo vedremo se Renzi vuole andare a votare: perché non sta più nella pelle e vuole andare, sembra”. E alla domanda dei giornalisti sulla difficoltà di trovare un accordo proprio sul nome del Capo dello Stato il dissidente dem ha sibilato: “Perché? Magari Renzi ha un’intuizione geniale…” Alla fine dopo le parole di Civati, di Fassina e del leader di FI, si ha l’impressione che il Patto del Nazareno finirà per mettere in croce qualcuno. Finora il supplizio è toccato alla minoranza dem e agli azzurri. Ma non può escludersi che quella vecchia volpe di Silvio riuscirà a sfilarsi dalla tagliola. E allora la croce, a Pasqua, potrebbe cadere su spalle più giovani.
ADB
.