Il Capo dell’Antimafia “Sulla corruzione proposte minime dal Governo

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“Bisogna fare una scelta di campo, superando la visione in cui il corruttore e il corrotto sono ‘simpatiche canaglie’ responsabili di reati minori”. Ad affermarlo è Franco Roberti Procuratore Nazionale Antimafia nel corso di un’intervista al Messaggero. Roberti parte da un presupposto: “Per ragionare su come combattere la corruzione, bisogna partire da una premessa di fondo: questo crimine è oggi lo strumento privilegiato dell’azione delle mafie moderne, che lo associano alla forza di intimidazione che le ha sempre caratterizzate. Un modello chiaro nel caso romano. Qui la forza di intimidazione mafiosa serve a garantire il rispetto del patto correttivo tra i soggetti che partecipano, cioè tra i mafiosi, gli imprenditori e i politici corrotti. E la novità è che siamo davanti a un paradigma politico, imprenditoriale e mafioso che si è cementato sul terreno di una visione comune della cosa pubblica, su un’unica filosofia di pensiero. Un’idea proprietaria e privatistica della pubblica amministrazione. Mafiosi, politici corrotti e imprenditori collusi si ritrovano su questa visione comune, la condividono”.

La corruzione: gli strumenti per combatterala

Secondo il Procuratore “Bisogna applicare alla corruzione gli stessi strumenti che oggi usiamo per il contrasto alle mafie. E’ per questo che a mio avviso i provvedimenti messi in cantiere dal governo non sono sufficienti” Per Roberti l’iniziativa del Governo nel contrasto alla corruzione Renzi è ancora troppo timida , caratterizzata da interventi che il Procuratore giudica “minimali”. La critica è rivolta non solo ai contenuti ma anche agli strumenti legislativi usati: “Potevano essere affidati a un decreto legge – sottolinea Roberti – Se si è scelta la strada del disegno di legge, con tempi più distesi, allora si può fare di più”. Un aspetto positivo nel progetto del Governo è rilevabile, secondo il Procuratore, nell’impossibilità di accedere al patteggiamento se non restituiscono i beni ottenuti con la corruzione; tuttavia rischia di essere l’unico elemento veramente efficace.

La proposta del Procuratore

Ben diverso esito srebbe il prevedere sconti di pena per chi confessa e chiama in correità il corrotto o il corruttore. “Penso alle operazioni sotto copertura che consentono di insinuarsi nel meccanismo di accordo corruttivo”. E osserva: “Il primo effetto sarebbe quello di far circolare dubbio e diffidenza reciproca tra chi fa affari illeciti, che può avere sempre il dubbio di aver di fronte un agente sotto copertura. Il secondo, ovviamente, è che l’agente sotto copertura, con il coordinamento del pm, può dare un apporto significativo alle indagini” Roberti pensa anche a “ tempi per le indagini preliminari e delle intercettazioni telefoniche e ambientali più lunghi di quelli attuali”. Questi sarebbero dunque gli strumenti auspicabili, mentre l’aumento delle pene annunciato da Renzi lascia il tempo che trova: “Non è un grande risultato”osserva e aggiunge: “Passare una pena edittale dagli attuali 4 anni di minima e 8 di massima a 6/10 è  già qualcosa. L’intervento che blocca la prescrizione tra un grado e l’altro di giudizio ricalca un progetto del Pd su cui sono stato ascoltato”

Il progetto dei 5 Stelle

Roberti aggiunge: “Preferivo il progetto presentato dai Cinque stelle che prevede la cessazione della prescrizione una volta che viene esercitata l’azione penale. L’allungamento dei tempi non elimina le tattiche dilatorie, le rende solo più complesse. In teoria con il decorso del tempo senza sentenza, lo stato dimostra di non essere interessato a punire un determinato fatto. Ma non è questo il nostro caso: bloccare la prescrizione al momento dell’esercizio dell’azione penale significherebbe interromperla proprio quando lo Stato manifesta un interesse punitivo e dunque si terrebbe fede allo stesso principio, ma in modo più efficace”.

ADB