Bundesbank, da Weidmann ancora un no all’acquisto di titoli di Stato

Jens Weidmann, presidente della Bundesbank (DANIEL ROLAND/AFP/GettyImages)
Jens Weidmann, presidente della Bundesbank (DANIEL ROLAND/AFP/GettyImages)

Ormai è scontro aperto tra il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Dopo che Draghi a più riprese ha annunciato la possibilità che la Bce lanci un’operazione di quantitative easing, ovvero un acquisto massiccio di titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona per scongiurare il pericolo di deflazione e ridare fiato all’asfittica economia europea, Weidmann il “falco” tedesco torna a ripetere che si tratta di un’operazione che non serve. “L’acquisto di titoli sovrani nell’Eurozona è da valutare diversamente che in altre aree valutarie”, ha dichiarato Weidmann in un’intervista a Repubblica e altri giornali europei. “In Europa accanto alla politica monetaria comune abbiamo 18 Stati con politiche finanziarie indipendenti e rating e situazioni di debito ben diversi. Ciò crea tentazioni di indebitarsi di più e scaricare le conseguenze sugli altri“. Ed è questo il pericolo paventato dal capo della Banca centrale tedesca, che i Paesi con problemi e già fortemente indebitati, come l’Italia, scarichino i loro problemi sugli altri, senza fare le riforme necessarie a casa loro.

Secondo il presidente della Bundesbank non c’è alcuna “urgenza” di un intervento immediato per contrastare l’inflazione troppo bassa nell’Eurozona, poiché, ha affermato, l’inflazione tornerà a crescere. Inoltre Weidmann ha spiegato che il calo dei prezzi energetici dovuto ai forti ribassi del prezzo del petrolio sarà “come un piccolo programma di aiuti per la congiuntura: rafforza il potere d’acquisto dei consumatori, accresce gli utili delle aziende. Quindi non c’è necessità vincolante di reagire”. “Le banche centrali non sono governi paralleli – ha continuato -. La politica europea deve essere fatta da Parlamenti e governi, e la risposta ai problemi non può essere sempre dare nuovi compiti alla Bce“.

Sull’Italia, Wedimann ha dichiarato: “Penso che il governo italiano sappia molto bene che cosa deve essere fatto, e giustamente ha preso alcune iniziative. A fronte dell’alto debito sovrano, naturalmente, il consolidamento del bilancio è di un’importanza speciale“. “L’Italia ha già un altissimo debito pubblico. Un rinvio del consolidamento non farebbe che rinviare i problemi, che in tal modo non farebbero che crescere”, ha detto Weidmann a proposito della richiesta di maggior flessibilità da parte dell’Italia. “In questo senso è decisivo varare una politica di consolidamento credibile. Se si ritiene necessario avere un maggior margine di manovra per investimenti, tale margine dovrebbe essere conseguito con una revisione delle priorità di bilancio”. Sulla decisione della Commissione europea di rinviare a marzo la decisione sui conti pubblici di Italia e Francia, Wedimann ha dichiarato: “E’ sbagliato dare l’impressione che le regole sono sempre negoziabili e il consolidamento sempre rinviabile. Il nostro obiettivo deve essere restituire solidità alla fiducia nelle finanze pubbliche nell’Eurozona. E una responsabilità speciale per la credibilità delle regole concordate insieme spetta ai paesi maggiori quali Italia, Francia o Germania. Se uno solo di questi Paesi non sarà all’altezza della propria responsabilità, avremo tutti un problema”, ha affermato.

Il presidente della Bundesbank ha poi definito la riforma del lavoro del governo Renzi, (Jobs Act) “un passo molto importante. Adesso deve essere anche tradotta in pratica”, ha avverito.

V.B.