Quirinale, i democratici stoppano Berlusconi

Il Palazzo del Quirinale (Foto: Andreas Solaro/afp/Getty Images)
Il Palazzo del Quirinale (Foto: Andreas Solaro/afp/Getty Images)

Caro Berlusconi, nel Patto del Nazareno non vi è alcun riferimento all’elezione del Capo dello Stato: questa in sintesi la risposta lapidaria che arriva dal Partito democratico all’ex premier, il quale ieri aveva spiegato come il Quirinale facesse parte a suo avviso dell’accordo sulle riforme, sottolineando che “come conseguenza logica non potrà essere eletto un capo dello Stato che a noi non sembri adeguato all’alta carica che dovrà ricoprire”. Questo il contenuto delle parole di Berlusconi, intervenuto telefonicamente a una convention di Forza Italia a Imola: “Abbiamo ritenuto di stipulare il patto del Nazareno, che ci dà tanto fastidio, perché non ci fa fare opposizione vera e ci crea problemi all’interno. Ma come facciamo a dire di no alle riforme che consentono il bipolarismo e il superamento del bicameralismo?”.

Appelli e proposte che sembrano cadere nel vuoto, se Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd replica: “Abbiamo detto per tempo e con chiarezza che nel cosiddetto patto del Nazareno ci sono impegni importanti sia sulla legge elettorale sia sulle riforme istituzionali. Noi siamo impegnati su quello”. E se non vi fosse chiarezza sulle parole della presidente della Regione Friuli Venezia-Giulia, ci pensa l’altro vice di Renzi in segreteria nazionale, Lorenzo Guerini, a metterci una definitiva pietra sopra: “Non è vero, non c’è nessun accordo nel patto del Nazareno che riguarda l’elezione del presidente della Repubblica”.

Chi invece ritiene che semplicemente Berlusconi abbia deciso di giocare a carte scoperte è il capogruppo di Sinistra ecologia e libertà alla Camera, Arturo Scotto, che su Twitter affonda: “Berlusconi in uno dei suoi rari slanci di sincerità confessa che il nuovo capo dello Stato sta dentro il Patto del Nazareno. Lavoreremo perché questo accordo di potere salti, nell’interesse del Paese”. Nella minoranza Pd, ancora una volta è Stefano Fassina a farsi sentire, reclamando “una figura che unisce, che abbia i requisiti dell’autorevolezza, dell’autonomia e della capacità di unire”, ma soprattutto – queste aspettative e speranze – che “vada oltre il Patto del Nazareno”.

Sempre Prodi in pole position

Il nome che però continua a circolare tra gli addetti ai lavori è sempre il solito: quello dell’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, già candidato alla presidenza della Repubblica nelle convulse giornate che portarono alla rielezione di Giorgio Napolitano e già considerato il più accreditato in base ai dati della Agipronews, agenzia specializzata nel settore delle scommesse.

L’ex premier, scrive ‘La Stampa’, avrebbe anche ricevuto un sms da parte dell’attuale capo del Governo, Matteo Renzi, con un contenuto chiaro: “Vediamoci presto”. Il quotidiano torinese ci tiene a precisare che non è detto che in eventuale incontro si parli di elezione al Quirinale, anche perché Prodi – dopo la carica dei 101 franchi tiratori – ha sempre precisato che non sarà mai lui ad autocandidarsi.

Nessuna preoccupazione da parte di Renzi

Le parole di Renzi in Assemblea Nazionale Pd di ieri ostentano comunque una certa tranquillità rispetto alle tempistiche: “Può darsi che questa sia l’ultima Assemblea nazionale del Pd con Napolitano presidente. Io non sono preoccupato perché sono sicuro che questo Parlamento sarà in grado di eleggere il capo dello Stato quando sarà il momento. II fatto che nel 2013 abbia fallito il colpo non significa che oggi non sia stata imparata quella lezione“.

Insiste Renzi: “Non ho dubbi che il Pd, dopo una discussione interna, andrà a parlare con le altre forze politiche e individueremo un garante delle istituzioni autorevole. Non è il momento di evocare paure o minacce“. Intanto il suo vice, Lorenzo Guerini, secondo ‘Il Messaggero’, si dice pronto a scommettere che il premier abbia “già un candidato, però lo tiene segreto perché Matteo sa che la partita è così delicata che non è il caso di fidarsi neppure di… se stesso…”. Il nome però arriverà lavorare su due passaggi: trovare un “candidato condiviso” e “rivolgersi alle altre forze politiche”.

Il metodo Alfano

Nel dibattito, anche il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ospite di Lucia Annunziata su Raitre, ha voluto dire la sua, proponendo un metodo quanto più inclusivo possibile: “Sul Quirinale abbiamo le idee chiare, speriamo che Renzi non la ponga in termini di partito. Noi vogliamo uno che rappresenti tutti, crediamo che l’unto dal signore debba venire da fuori”. Il nuovo Capo dello Stato, nelle intenzioni di Alfano, dovrà porsi come figura “autorevole, che conosca a fondo le dinamiche istituzionali del nostro Paese”, riuscendo ad ottenere “i voti del Pd, i nostri e quelli del presidente Berlusconi e di Forza Italia”.

 

GM