Caso Sinesio, Manconi: “Rinuncio a consulenza”

Luigi Manconi (screenshot Rai)
Luigi Manconi (screenshot Rai)

La nomina di Angelo Sinesio, “collocato fuori ruolo presso il Senato della Repubblica, per le esigenze della Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, cessando dalla disposizione con incarico ai sensi della legge n. 410/91”, voluta dal Consiglio dei Ministri svoltosi lo scorso 12 dicembre, ha già scatenato non poche polemiche. Il consulente è infatti indagato nell’ambito di un inchiesta che ha fatto molto discutere e che riguarda gli illeciti legati alle ristrutturazioni delle carceri.

Tale indagine nei confronti di Sinesio nasce da un esposto avanzato a febbraio 2014 da Alfonso Sabella, un funzionario del ministero della Giustizia e già pubblico ministero a Palermo all’antimafia, che segnalava delle anomalie nel piano per la ristrutturazione dei penitenziari presentato dall’allora commissario straordinario al piano carceri il 21 novembre 2013 alla Camera. Sabella, qualche giorno fa, è stato nominato da Ignazio Marino assessore “in pectore” al comune di Roma con deleghe agli Appalti e alla Legalità.

Poco fa, sulla vicenda è intervenuto il senatore Pd Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani a Palazzo Madama, chiarendo che “la procedura per la richiesta di una consulenza del prefetto Angelo Sinesio presso la Commissione per la tutela dei diritti umani, a titolo completamente gratuito, ‘non è ancora iniziata’. E, infatti, solo venerdì scorso il Consiglio dei ministri ha disposto la messa fuori ruolo del prefetto in questione e si è reso dunque possibile chiedere l’autorizzazione per il suo utilizzo, presso la suddetta Commissione”.

“Di conseguenza, solo ora si sarebbe potuta intraprendere la relativa procedura, a partire dalla richiesta di autorizzazione alla presidenza del Senato e dall’approvazione da parte dell’ufficio di presidenza della Commissione”, ha aggiunto Manconi, ribadendo poi come “perché tale procedura potesse essere avviata e correttamente espletata, era necessaria la collocazione fuori ruolo del prefetto Sinesio, con provvedimento del Consiglio dei ministri. Cosa avvenuta, appunto, solo il 12 dicembre scorso”.

Rinuncio alla consulenza

Quindi il passaggio chiave dell’intervento del senatore, da sempre in prima linea nella battaglia per i diritti umani: “Risultano totalmente fuorvianti le espressioni utilizzate superficialmente in queste ore, quali ‘rimozione’ e ‘revoca della nomina’, dal momento che nessun incarico è stato ancora assegnato. Ora, così come avevo deciso autonomamente di proporre che la Commissione si avvalesse della competenza e dell’esperienza, unanimemente riconosciute del prefetto Sinesio, ritengo opportuno rinunciarvi”.

Manconi conferma dunque “la mia stima nei suoi confronti”, augurandosi “che la vicenda di cui deve rispondere davanti all’autorità giudiziaria si concluda al più presto e favorevolmente per lui, non posso fare a meno di notare che in questo caso è stata messa in atto, preventivamente, una campagna ostile”, operata da “alcuni degnissimi senatori che, dopo essersi gagliardamente dichiarati garantisti e devoti cultori della presunzione di non colpevolezza, rinunciano precipitosamente a esserlo nei confronti di Sinesio”.

“Si tratta in tutta evidenza di parlamentari indefettibilmente garantisti verso i propri colleghi, ma che si scompongono nel finale davanti al caso di un prefetto che sta loro antipatico” – conclude polemicamente Manconi – “Personalmente sono garantista nei confronti di tutti: poveri cristi e solidi professionisti, immigrati e politici e Silvio Berlusconi. Non altrettanto, ahinoi, si può dire dei miei simpaticissimi avversari. I senatori che protestano contro Sinesio difendono esclusivamente le garanzie e le guarentigie dei senatori. Ci sarà pur un motivo”.

 

GM