
La crisi del rublo russo, dovuta al crollo del prezzo del petrolio, ha causato scossoni sui listini europei, che già ieri avevano chiuso con pesanti perdite. Dopo una perdita intorno all’1,01% nel primo pomeriggio, la Borsa di Milano, tuttavia, si è ripresa fino ad un balzo del +2,45% con l’indice Ftse Mib a 18.511 punti, in testa rispetto alle altre Borse europee, ora tutte in ripresa.
Intanto però la Borsa di Mosca ha subito oggi il peggior crollo dal 1995. L’indice Rts denominato in dollari ha perso fino al 19%, mentre il rublo è precipitato fino al minimo di 100 sull’euro, per poi risalire a 90, e di 80 sul dollaro. Nemmeno l’intervento di urgenza della Banca centrale russa, che ha alzato i tassi di interesse portandoli dal 10,5% al 17%, è servito a frenare la caduta della moneta russa. L’attuale situazione “critica” del rublo sui mercati valutari “non sarebbe stata immaginabile un anno fa neppure nel peggiore degli incubi”, ha dichiarato Serghej Shvezov, vicepresidente della Banca centrale russa. Appena tre mesi fa tre mesi fa servivano 50 rubli per un euro, quindi si capisce bene la gravità del crollo. Oggi il Brent, il petrolio del Mare dei Nord, è sceso, per la prima volta dal luglio 2009, sotto i 60 dollari al barile, mentre il greggio Wti sotto i 55 dollari e per il rublo è stato il tracollo, “il giorno del giudizio”, l’hanno definito molti analisti. Un prezzo del petrolio troppo basso danneggia infatti l’economia russa. Se il petrolio si manterrà intorno ai valori attuali per la Russia il Pil del 2015 potrebbe perdere fino al 4,7% ha avvertito la Banca centrale russa, che nel frattempo ha avviato una vera e propria corsa contro il deprezzamento del rublo e il rischio di esplosione dell’inflazione. Nel frattempo si avvicinano le scadenze per i debiti di banche e imprese che, non possono più contare sui finanziamenti internazionali a causa delle sanzioni internazionali per la crisi ucraina. Il Ministro degli Esteri Russi Lavrov che accusa gli Stati Uniti di voler destabilizzare la Russia con le sanzioni e provocare in cambio di regime politico. Sanzioni verso le quali i Paesi dell’Unione europea non avrebbero dimostrato indipendenza nei confronti degli Usa.
Il crollo del petrolio potrebbe dunque portare veramente a nuovi equilibri geopolitici internazionali.
Nel frattempo le Borse europee hanno chiuso in netto rialzo: Milano +3,27% con il Ftse Mib a 18.670 punti, Londra +2,4%, Parigi +2,19%, Francoforte +2,46%.
V.B.