
Domani i palestinesi presenteranno al Consiglio di sicurezza dell’Onu un progetto di risoluzione per porre fine, entro il novembre del 2016, alla presenza israeliana Cisgiordania. La tensione tra Israele e l’Occidente è altissima. Benjamin Netanyahu. Israele è un’isola in mezzo all’estremismo islamico che inonda il Medio Oriente. “Finora abbiamo resistito e respinto con successo gli attacchi e così faremo con l’assalto diplomatico che, attraverso una decisione dell’Onu, vuole farci ritirare dalle frontiere del 1967 in due anni”. Il premier lo ha ribadito ieri a Roma nel corso di un incontro con il Segretario di Stato John Kerry. Un incontro non risolutivo che lascia il nel mezzo di una tempesta diplomatica. Dopo la crisi nella Striscia di Gaza della scorsa estate i segnali di un isolamento dello Stato d’Israele si sono intensificati. La settimana scorsa House of Commons ha dato il proprio appoggio ad una mozione non vincolante che chiede al governo britannico di riconoscere la Palestina come Stato. Una decisione bipartisan giunta in un aula semi deserta, con il premier Cameron e diversi ministri che hanno preferito astenersi. Al voto hanno partecipato 286 parlamentari su 650: a favore 274. I contrari sono stati 12. Un pronunciamento e simbolico con il primo ministro che si affrettava a sottolineare che in in nessun caso la politica di Londra sul Medio Oriente sarebbe cambiata dopo il voto di Westminster. Tuttavia il segnale partito da un Paese tradizionalmente vicino ad Israele è stato pesantissimo perché accresce il peso politico di una soluzione del conflitto israelo-palestinese attraverso la creazione di due Stati. Ad Ottobre era stata la Svezia a formalizzazione il riconoscimento della Palestina come Stato con la conseguente crisi diplomatica tra Tel Aviv e Stoccolma, culminata nel ritiro dell’ambasciatore israeliano. Una decisione di rottura, proveniente da uno Stato membro dell’Ue.
In uno scenario diplomatico così complicato e con le prossime elezioni in Israele Netanyahu sollecita l’appoggio dell’alleato di sempre: “La politica degli Usa negli ultimi 47 anni è stata quella di opporsi a passi unilaterali – ha detto – Non c’è ragione per un cambio ora e ci aspettiamo che così avvenga”. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti tornerà dunque ad occuparsi nelle prossime ore di una questione cruciale con Netanyahu che già afferma “ Israele non accetterà mai di ritirarsi entro i confini del 1967 perché questo porterebbe gli estremisti islamici nei sobborghi di Tel Aviv e nel cuore di Gerusalemme”. Kerry inatnto prende tempo “E’ prematuro prendere una decisione ora su un eventuale veto perché la questione è ancora fluida” avrebbe risposto il segretario di Stato Usa. Ma il tempo, intano, sta per scadere.
ADB