
Coldiretti lancia l’allarme sulla crisi dell’olio di oliva dovuta allo scarso raccolto di quest’anno, influenzato dal cattivo tempo in estate e dalla mosca olearia, parassita che ha distrutto buona parte delle colture. Il crollo della produzione ha superato il 30% e ha fatto diventare le olive molto preziose e a rischio furti, tanto da richiedere di essere trasportate sotto scorta come i diamanti. Secondo uno studio dell’associazione degli agricoltori, la produzione di olio di oliva di quest’anno basterà a coprire appena sei mesi di consumi in Italia. Per il resto sarà necessario importarlo. Le associazioni di categoria Assitol e Federolio hanno dichiarato che “quest’anno ci sarà meno olio italiano e dovremo aumentare le importazioni dall’estero, specialmente da Grecia e Tunisia. Il nostro impegno con i consumatori, più volte ribadito, è quello di garantire la qualità del prodotto importato”, hanno assicurato.
Il Ministro delle delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha parlato di “straordinaria emergenza” per l’olio extravergine di oliva nel 2014, aggiungendo che il governo sta “studiando interventi in accordo con le Regioni”. Martina ha comunque definito “un po’ eccessivo dire che le scorte finiranno in sei mesi“. “L’emergenza c’è”, ha detto, ma il governo ha preso già provvedimenti, ha spiegato il ministro: “Abbiamo già stanziato 70 milioni di euro per aiuti all’olivicultura di montagna dal 2015 al 2020. Mentre a ottobre abbiamo sbloccato 1,4 miliardi di euro dei Pac (gli accordi della Politica agricola comune nell’Ue, ndr.) per aiutare un milione di aziende del settore a fronteggiare quest’annata particolarmente critica. Infine sono previsti altri 100 milioni in tre anni destinati alle organizzazioni di produttori. Oltre a questo, stiamo rafforzando i controlli in tutta la Penisola per evitare possibili frodi ai danni dei consumatori”.
Lo studio di Coldiretti sull’olio, presentato in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione, sottolinea come la crisi dei raccolti abbia colpito tutti i prodotti di base della dieta mediterranea: dal’olio, al vino, al miele e agli agrumi. Si legge nel rapporto: “Se nel 2014 il reddito agricolo reale per attivo in agricoltura è diminuito in Italia dell’11%, nel 2015 sugli scaffali dei supermercati ci sarà il 35% in meno di olio di oliva italiano, ma anche un calo del 25% per gli agrumi, del 15% per il vino fino al 50% per il miele. La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, agrumi e millefiori è quasi dimezzata per effetto del clima, ma se la vendemmia si è classificata come la più scarsa dal 1950, con una produzione di vino che potrebbe scendere fino a 41 milioni di ettolitri, quella di olio di oliva è crollata attorno alle 300mila tonnellate”.
A rischio anche la produzione di pasta, sottolinea Coldiretti, “a causa dell’eccessiva dipendenza dell’industria nazionale per l’acquisto di grano duro dall’estero, da dove arriva circa il 40% del fabbisogno perché non si è avuta la lungimiranza di investire sull’agricoltura nazionale. Se in Italia i raccolti di frumento duro hanno subito una leggera flessione (-4%), un calo consistente del 10% si è verificato nell’Unione Europea e un vero e proprio crollo del 27% si è registrato in Canada, che è il principale fornitore dell’Italia. Complessivamente, secondo le stime dell’International Grains Council, la produzione mondiale dovrebbe attestarsi sui 34 milioni di tonnellate (-15%)”. Diminuisce fortemente anche il raccolto nazionale di agrumi, “con un taglio del 25%, mentre per il pomodoro da conserva per preparare polpe, passate e pelati da condimento si registra un calo delle rese per ettaro e la produzione rimane in linea con la media stagionale degli ultimi cinque anni solo grazie a un aumento delle superfici coltivate. E per le castagne siamo addirittura al minimo storico con un raccolto nazionale ben al di sotto dei 18 milioni di chili registrati lo scorso anno e pari ad appena 1/3 di quello di 10 anni fa”.
Il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, ha messo in guardia sul fatto che “con il crollo dei raccolti nazionali aumenta il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità“. “Il consiglio – ha detto – è dunque quello di verificare con attenzione l’origine in etichetta, almeno su quei prodotti come l’olio, il miele e gli agrumi freschi dove è in vigore l’obbligo di indicare la provenienza. Oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di campagna amica. Ma anche cercare sulle confezioni il caratteristico logo (dop/igp) a cerchi concentrici blu e gialli con la scritta per esteso nella parte gialla ‘denominazione di origine protetta’ o ‘indicazione geografica protetta’, mentre nella parte blu compaiono le stelline rappresentative dell’Unione Europea”. Così come si dovrà fare attenzione ai prodotti eccessivamente economici, che potrebbero nascondere cattiva qualità se non addirittura delle frodi.
V.B.