
Il Jobs act è entrato in vigore ieri, 16 dicembre 2014, in quanto la legge n. 183/2014 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 290 di ieri 15 dicembre 2014; ma se qualcuno pensa che la battaglia sulla contestata legge delega sul lavoro sia conclusa con il passaggio definitivo al Senato, dovrà ravvedersi, nonostante il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ieri in serata ha incontrato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e il sottosegretario Graziano Delrio, abbia assicurato che i primi decreti attuativi verranno portati in Consiglio dei ministri già prima di Natale.
Diversi sono i nodi ancora aperti, infatti, dai costi dell’indennizzo che sostituirà la reintegra nei licenziamenti economici e nella gran parte di quelli disciplinari alla possibilità per l’impresa che è stata sanzionata con la reintegra, di pagare in alternativa un risarcimento aggiuntivo rispetto all’indennizzo, il cui valore può arrivare fino a 12 mensilità. Nella maggioranza di governo, inoltre, vi sono spinte che arrivano sia all’interno del Nuovo Centrodestra che all’interno del Partito democratico.
Riguardo a ciò è intervenuto Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, l’uomo della mediazione a Montecitorio, redarguendo gli alleati: “Noi non pensiamo che il previsto confronto del Governo con il sindacato, a differenza di quello che afferma il Nuovo Centro Destra, debba risolversi in uno ‘sbraco’ sull’art. 18, mentre quello con gli imprenditori sarebbe ‘doveroso e utile’. Crediamo ancora nel dialogo e nel ruolo di tutte le parti sociali”.
“Così come pensiamo – prosegue Damiano – che, mentre è lecito in politica avere punti di vista divergenti, non sia accettabile lanciare avvertimenti al Premier Renzi (‘Presidente avvertito mezzo salvato’) sui Decreti del Jobs Act”.
No a diktat di Ncd
Damiano sottolinea con decisione: “Se l’Ncd vuole sfilarsi dalla maggioranza, lo dica senza pretendere di mettere inaccettabili diktat sui contenuti dei Decreti: per parte nostra continueremo a batterci, come abbiamo fatto con i 37 emendamenti al testo del Jobs Act uscito dal Senato, per tutelare al massimo livello possibile i diritti dei lavoratori”.
Quindi, il presidente della Commissione Lavoro della Camera avanza alcune proposte: “Chiediamo che l’ASPI abbia una durata per tutti di almeno 24 mesi, che nella legge di Stabilità siano messi altri 400 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali, che le “tipizzazioni” dei licenziamenti disciplinari abbiano a riferimento le normative dei contratti nazionali e che l’indennità di licenziamenti abbia, dall’inizio, un gradino alto considerato il fatto che l’attuale normativa parte da 12 mensilità”.
GM